Un’icona. Esattamente così. Di Giuseppe Solaro resta impresso il volto. Una foto che lo ritrae placido e rappacificato prima di salire sul patibolo, nonostante la folla lo vorrebbe scannato come un animale. “Così muore un fascista!”. In quello sguardo c’è tutta la vicenda terribile della guerra civile che ha insanguinato l’Italia all’indomani dell’8 di settembre. Terribile, funerea, come il clima che si respirava in quei giorni. Come il freddo pungente di una Torino innevata d’odio e ipocrisia.
Solaro muore battendo un record sfiorito: essere il più giovane federale del Partito fascista repubblicano. Tanto basta per vederlo morto. E poco importa – come sostiene tra gli altri Giampaolo Pansa – se il manifesto della condanna a morte è stato redatto successivamente al 29 Aprile 1945, giorno dell’esecuzione per impiccagione. Il suo nome doveva essere cancellato dalla memoria. Questo è il quantum. Il suo corpo doveva sparire tra le acque gelate del Po. Fagocitato, oltre ogni rispetto della dignità umana. Oltre ogni onore delle armi.
Il giornalista lucchese Fabrizio Vincenti ci racconta quei giorni. Giuseppe Solaro. Il fascista che sfidò Wall Street. Così il titolo del saggio che ne ricostruisce la vita, edito dalla Ciclostile di Massa-Carrara. Un lavoro che merita il plauso sotto ogni profilo. Puntuale, dettagliato, meditato. Ma anche appassionante. Sì, è l’angoscia ad impregnare la mente dei lettori. Il clima descritto è claustrofobico. Sfogliando le pagine è necessario riprendere il fiato. Necessariamente. Il rischio è l’asfissia.
Ma il filo dei fatti non ammette pause prolungate. Anche perché è Solaro stesso a illuminare il racconto. Una figura positiva. Un sognatore che puntava alla socializzazione con un’ostinazione da mistico. Ad osteggiarlo, nei confini della sua stessa Torino, la strana alleanza tra gli interessi degli Agnelli e la mobilitazione di fabbrica del Pci. Un patto saldato proprio al Lingotto, in nome delle attese ambivalenti da realizzarsi all’indomani della Liberazione.
C’è poi dell’altro. Solaro è uomo di coraggio che infonde coraggio. Ma anche pacificazione. Intollerante contro gli abusi, le angherie, di cui anche i fascisti si sono resi responsabili al pari dei gappisti. A chi lo volle morto, questo aspetto però non importava. Dalle colonne da La Stampa e di Riscossa ha più volte lanciato un appello quasi disperato in favore della patria, del riscatto e del socialismo.
Il più famoso, il più toccante, è alla radio. L’ultima chiamata è “I ribelli siamo noi”. Un brano d’antologia: «È il miracolo delle minoranze che creano la storia. Colombo era solo nel suo viaggio, Galileo deriso, Mazzini parlava solingo a italiani sordi, Garibaldi contava su mille, il modesto Piemonte dava l’unità ad una nazione. Speranza? No, fede. La fede dei fanatici, il miracolo dei ribelli dell’onore, contro i colpi della sorte, nel nome di un’Idea e della novella storia».
*Giuseppe Solaro. Il fascista che sfidò la Fiat e Wall Street. di Fabrizio Vincenti (Ciclostile, Massa-Carrara, 2014. Euro 16.00)