Un cane vale più di un giovane precario, in campagna elettorale. Tutti in fila, i leader si fanno vedere con piccoli cuccioli “tenerosi” tra le braccia, pronti a incassare un coro di “oooh” dal pubblico-elettore. Berlusconi ha adottato una cagnolina, con tanto di foto sul Giornale, e l’ha chiamata Vittoria (il fatto che sia una femmina non è dettaglio da trascurare); Monti, invece, ha dovuto superare il test dell’empatia alle Invasioni barbariche e provare a tenere in braccio un cucciolo batuffoloso. La Bignardi, dunque, prova a rimettere le cose a posto. La scena vista durante la trasmissione equivale alle immagini da Istituto Luce di Mussolini che gioca con il cucciolo di leone o di Hitler con i disciplinati ed eleganti dobermann. Cambiano i tempi, e la virilità in politica ha lasciato il passo all’effetto Trudy; le leggi del marketing impongono nuovi modelli di propaganda, ignorarli costa qualche decimale nei sondaggi.
Ma l’operazione simpatia è riuscita? La Bignardi ha servito l’assist, ma Monti lo ha colto a metà, perché il professore che è in lui esce sempre fuori e ha ribattezzato il cane Trozzy in Empatia (povero), invece che Fuffy, Pongo o robe così. Il video, intanto, impazza sulla rete: il cane distrae dal punto chiave e trasla sul soggetto politico tenerezza e umanità.
Tocca a Bersani ora, e qualcuno gli consigli, in linea con politicamente corretto di sinistra, a prendere in braccio e adottare un cane zoppo o cieco, oppure, meglio ancora, un intero canile di cani abbandonati.
Il cane, ecco, per raccogliere voti. Farsi fotografare con un giovane precario non avrebbe lo stesso effetto “empatia”, perché il cane si può mollare a qualcuno dello staff, mentre il precario potrebbe chiedere qualcosa, non accontentarsi di qualche croccantino.
Tornando alle Invasioni barbariche, la frase cult di Monti con il cane in braccio rimarrà una: “Posso dire che il cucciolo ha un cuore, perché lo sento battere”. La scienza prima dei sentimenti, sempre, perché la prova empirica vale più di ogni sensazione e immaginazione. Batte sì, come il cuore di ogni essere vivente. Provi ad abbracciare un giovane precario, allora, e si accorgerà che anche lui ha un cuore, oltre che un cervello. Sicuramente non genera tenerezza, perché la vita precaria è sangue e merda e non è sufficiente il sacchettino da attaccare al guinzaglio per toglierla via dalla strada.
Allora, invece che ai leader, diamo qualche consiglio ai giovani precari: smettetela di scodinzolare, evitate di abbaiare (alla luna), iniziate a mordere. E mordete ferocemente. Di voi nessuno ha pietà, perché per loro siete bastarda.