Caro Sylos Labini,
non la conosco di persona ma l’ho vista di recente sul palco in un dibattito sulla cultura di destra al Salone del Libro di Torino, dove gli amici Buttafuoco e Giuli hanno, con una certa veemenza, espresso critiche e un certo scetticismo più o meno simili ai miei.
Lei mi sembra una persona onesta e in buona fede, e anche dotata di un certo coraggio, in più di giovane età e quindi con una prospettiva a lungo termine. Mi soffermo dunque su quanto ha scritto su Barbadillo, dato che il tema è cruciale e ne va la sopravvivenza di una cultura libera e indipendente, soffocata sino ad oggi da una egemonia di sinistra che dura da ormai 70 anni anche se non esiste più il Pci, ma i cascami di quella esperienza sono spesso peggiori del partito di origine.
Intanto, credo che lo scetticismo di chi si è battuto su posizioni “di destra” e quindi libere e indipendenti per vent’anni, sia giustificato dopo che si è dilapidato il tempo di una generazione e si è fatta tabula rasa della cultura della destra, o come la si voglia chiamare. Il primo responsabile è Fini (e chi ha avallato sempre le sue decisioni), la sua è una colpa storica incancellabile, quella di aver sputato sul passato culturale del suo partito senza aver proposto un accidente per sostituirlo, ma anche Berlusconi ne ha: al contrario del cinico capo di AN non ha fatto nulla in questa direzione pur avendone tutte le possibilità. Che susciti meraviglia e scetticismo il fatto che se ne accorga dopo quattro lustri, mi pare logico.
In tutto questo tempo ho sempre scritto che si doveva consolidare un elettorato di centrodestra anche con idee e ideali creando un retroterra culturale, e non lasciarsi andare solo sull’onda emotiva che, come si è visto, ormai è oscillante. Si doveva pensare alla fidelizzazione culturale di un elettorato che votava inizialmente solo “contro” (un po’ come avviene adesso con il M5S). Ma più nessuno, nessuno ci ha pensato, lì dove si doveva pensare. Il risultato è stato quello di dare materia all’esimio professor Gabriele Turi che nel suo La cultura delle destra (Bollati Boringhieri) ha sostenuto la grottesca tesi di una “egemonia berlusconiana” sulla cultura italiana, intendendo per cultura berlusconiana soltanto l’effimero televisivo, scartando a priori la cultura della “destra radicale” per la quale il suo ragionamento non era applicabile e quindi sarebbe crollato.
In secondo luogo, sono perfettamente d’accordo sulla idea di “fare squadra” per il semplice motivo che l’ho predicato per vent’anni ma soprattutto l’ho attuato sempre e comunque, dovunque sono stato e dovunque ho operato (giornali, riviste, editoria, eventi, Rai), ma pochissimi hanno questa mentalità, purtroppo, e si comportano di conseguenza. Ma è anche verissimo che ci sono in questa area troppi individualismi al limite di un narcisismo un po’ masochista, e poco ci si spreca per gli altri, soprattutto giovani, per menefreghismo, rancori, ripicche e anche invidia.
Terzo. Ripeto un vecchio concetto: le idee devono avere delle gambe per camminare, farsi conoscere, imporsi: i media certo non competono a noi, ma dipendono da chi ha questo compito sia istituzionale che personale, sia pubblico che privato. Qui non si tratta di individualismo o comunitarismo, bensì soltanto di avere mezzi per esprimersi e dove. Si scrive un articolo, ma quale rivista lo pubblica? Si scrive un libro, ma quale editore lo stampa? Si pensa e realizza la sceneggiatura di un film, chi lo produce e con quale regista e attori? Si scrive un testo teatrale, chi lo mette in scena e dove? Ovviamente stiano parlando soltanto di opere politicamente scorrette e controcorrente. A proposito: ho letto di recente un atto unico inedito dedicato alla strage di Gorla, da tutti rimossa. Sa, quella scuola elementare bombardata dagli americani nel novembre 1944 dove morirono centinaia di bimbi e insegnanti. Ebbene chi avrà mai il coraggio di portarla sul palcoscenico?
A questo si aggiunge la sindrome del complesso di inferiorità nei confronti della Sinistra, di cui lei giustamente parla, ma con una precisazione: essa in genere non colpisce gli scrittori, i giornalisti, i registi, gli artisti non-di-sinistra o semplicemente indipendenti, ma proprio chi detiene o ha detenuto a destra le leve del potere culturale, come ministri e assessori locali i quali hanno il sacro terrore di sembrare ”di centrodestra” e quindi di relative polemiche politiche e soprattutto giornalistiche considerando che quasi tutte le testate sono loro avverse (l’unico che non aveva paura di nulla era il compianto Marzio Tremaglia). Di conseguenza fanno scelte identiche a quelle dei ministri e degli assessori locali del PD e simili, e si circondano di personaggi progressisti magari di nome e lautamente pagati e ad essi affidano varie incombenze ed elargiscono quattrini per realizzare eventi rigorosamente di sinistra. Perché il monopolio strutturale della cultura in Italia è restato nelle loro mani: basti vedere i moltissimi festival culturali di cui il Belpaese pullula, quasi mai considerando la cultura a 360 gradi (le rare eccezioni confermano la regola).
Ecco, caro Sylos Labini, come sta la questione. Non è soltanto superare destra/sinistra, idea che a sinistra non hanno mai, anzi si guardano bene di avere, dato che hanno sempre bisogno di un nemico da criticare, condannare, mettere all’angolo; non è soltanto “fare squadra”, cosa giustissima: è assolutamente necessario avere i mezzi per farlo, per far sentire la propria voce anticonformista, dove reagire agli attacchi scomposti cui si è regolarmente oggetto dappertutto con scarse possibilità di risposta. La Rete è l’ultimo caso: anche qui la Sinistra cerca di averne il monopolio e quando arriva qualcuno che scopre i loro altarini danno in escandescenze e in anatemi e lanciano una chiamata alle armi contro i “fascisti”: vedi il caso del libro Wikipedia di Emanuele Mastrangelo (Bietti) che rivela le manipolazioni ideologiche della ”enciclopedia aperta” gestita dittatorialmente in Italia da comunisti-doc.
Se non si corre ai ripari concretamente e non solo teoricamente si subirà sempre l’arroganza e la prosopopea e la spocchia di chi è forte non certo di una ridicola “superiorità morale”, ma soltanto del fatto che intorno a lui non esiste nulla che gli si opponga.
PS. Visto che lei è così vicino al Cavaliere e ne ha ascoltato i pentimenti culturali, sia così gentile: gli consigli invece di sperperare denari come in passato, di impiegarli più proficuamente facendo abbonamenti alle poche riviste dell’area di centrodestra che ancora esistono e le distribuisca ai club di Forza Italia, oppure acquistando i saggi e i romanzi meritevoli di divulgazione e che i giornali cosiddetti democratici ignorano o stroncano per motivi politici: li compri e li regali ai giovani forzisti. Farebbe una doppia opera benemerita.