Come ogni mese, in edicola arriva il volume della collana Segretissimo Mondadori, fatto di per se poco significativo, per uno come il sottoscritto, che abitualmente non segue detta serie, pur conoscendone la sostanziale qualità. Tuttavia, in questo caso, ho creduto giusto fare un’eccezione a questa mia abitudine, comprando Segretissimo 1661. Perché non il 1660, o il 1662, o un altro numero qualunque? E’ lecito chiedersi. La spiegazione di questo mio mutamento di comportamento risiede in realtà, nel nome dell’autore del suddetto romanzo,Errico Passaro, e nella sua indubbia capacità di narratore. Il lettore attento avrà già capito che l’opera di cui si parla è un thriller. Perciò, nulla di nuovo sotto il sole, seppur medio orientale? Sbagliato. In Lex, questo il titolo, vi sono a nostro giudizio, degli elementi di novità e originalità, che ben giustificano il su citato acquisto, e in definitiva, la stesura del presente apparato critico.
Trama
Tunisia. Dopo la caduta del regime di Ben Alì, il paese è in preda a conflitti tra fazioni. Victor Stasi, colonnello dell’Aeronautica militare, viene inviato nella capitale, presso la base di una missione italiana, a indagare sul misterioso suicidio di un capitano. Un incarico pericoloso e dai risvolti oscuri, perché Stasi non è un semplice ufficiale. È anche un agente operativo di LEX, organismo segreto dell’intelligence che persegue la giustizia tra aule di tribunale e teatri di guerra con metodi non ortodossi. E scopre ben presto che, dietro attentati e complotti ai più alti livelli, si profila sullo sfondo il nemico di sempre. La Loggia. Un potere tentacolare e inafferrabile che muove le sue pedine sullo scacchiere globale. Un’idra dalle molte teste che solo con spietatezza e ferrea determinazione può essere combattuta e, forse, sconfitta. Ma Stasi e la sua organizzazione, che porta la legge nel nome, sono abituati a procedere ai margini della legalità. Dura LEX, sed LEX.
Una recensione colle stellette
Passaro è autore d’esperienza capace d’attraversare con disinvoltura i territori della fantascienza e del thriller. Versatile ed efficace grazie a una prosa asciutta, lineare, immune dai contorsionismi di certa narrativa di genere contemporanea che cerca attraverso la frase ad effetto e il vocabolo scurrile di compensare la carenza di idee e di stile. Il suo Lex è raccontato con un uso sapiente dell’intreccio in un articolarsi di vicende e colpi di scena ben dosati, in un crescendo ritmico di grande efficacia narrativa. Un Passaro regista, più che sceneggiatore della sua opera, che pare snodarsi in modo autonomo quasi camminasse da se. Una trama quella di questo thriller militare, scritta sul filo d’una lama, capace di incollare l’occhio alle pagine, di emozionare con una misura cinematografica. Un racconto il suo costruito per immagini, dettagli, e sapori esotici magistralmente evocati.
Ma Passaro dà il meglio di se come autore, allorché veste i panni, o meglio le stellette dei suoi personaggi, i quali sembrano animarsi per tramite d’una sorta d’alchimia letteraria dai tratti autobiografici. Il gergo è pronto, marziale come il gesto d’un assaltatore, il periodo è secco spietato come la mano del cecchino, la costruzione fraseologica coerente e non priva d’una musicalità che sibila come un proiettile. La sua è una scrittura abbondante di termini tecnici, mai superflui, che le conferiscono un realismo inusitato, anche per questo genere che fa del tecnicismo e del dettaglio uno dei suoi capisaldi narrativi.
Passero è anche maestro nel costruire scene d’azione che divengono solide, concrete come il cemento d’un bunker, nel momento stesso in cui le si legge. Si ha così la sensazione di sobbalzare a bordo d’un blindato Lince su una pista sabbiosa arroventata dal sole africano, o di essere investiti dalla furia del vento e dalla sabbia sollevati da un Mangustain fase d’atterraggio.
Lex è perciò, e per molto altro, un affresco narrativo in tinta mimetica, un thriller adrenalinico e assieme una spy story calibro 9. I toni del mistero e dell’intrigo giallistico, sono quelli del grigio, in cui buoni e cattivi sembrano giocare una partita oscura e letale, in un alternarsi di confronti sotterranei in cui tutto è lecito, anche la fedeltà alle regole.
I suoi personaggi, descritti con una meticolosità quasi maniacale, sono di sicuro più archetipi che stereotipi (e non è cosa da poco), e si animano sulle pagine del romanzo colla naturalezza di attori consumati.
Un romanzo quello di Passaro, come dicevamo, ben scritto e con una trama solida e strutturata, che di certo affonda le sue radici narrative nel background tecnico e giuridico nell’attività professionale dell’autore, tenente colonnello commissario dell’Aeronautica italiana e consulente giuridico con specifica esperienza nel campo del diritto umanitario…una sorta di “avvocato con le stellette”, quanto di più simile ai JAG statunitense proponga l’ordinamento giuridico militare italiano.
Lex è anche uno spaccato omaggiante quanto mai fedele alla realtà del mondo delle missioniumanitarie e di peacekeeping all’estero, un caleidoscopio sulle vite vissute pericolosamente e con coraggio di tanti soldati di pace, che ogni giorno a migliaia di chilometri da casa sono impegnati costruire il futuro di popoli travolti dalla guerra. Eroi senza nome, spesso e colpevolmente dimenticati, cavalieri invisibili eppur presenti; non come l’Agilulfo di Calvino che s’erge solenne e vuoto nella sua armatura scintillante, vero emblema d’una adesione formale e cieca al dovere, ma uomini e donne in carne e ossa, esistenze spese consapevolmente e interamente per l’ideale in cui si crede.
Che dire infine di questa fatica letteraria, che vede il suo autore pieno titolo ascriversi all’elite dei narratori italiani del genere? L’impresa non è delle più facili. Infatti, non è cosa da poco rendere col metro arido e quasi scientifico del critico, le emozioni e le esperienze del lettore appassionato. E’ allora a queste istanze, e non a quelle comandate dalla teoria e pratica della critica letteraria (di cui peraltro s’è dato già ampiamente conto), che affidiamo il nostro verdetto finale. Dalle pagine di Lex sembra spirare il Ghibli, un sussurro d’intrighi e complotti, tracciati sulla sabbie desertiche coll’abilità d’un maestro del thriller militare.