La modernità, la ragione illuminista, l’aveva condannato all’oblio. Il mito però ritorna. E dalla porta principale. Quella dell’accademia. Sono due personalità controverse, due nomi che pesano come macigni, a riaccompagnare la narrazione mitica dentro un mondo «disincantato» sì, ma solo in parte: Rudol Bultmann e Paul Ricoeur. Giovanni Basile, autore de Il mito uno strumento per la conoscenza del mondo (Mimesis, 2013), in questo viaggio in favore del “ritorno del rimosso”, ci prende per mano. Ci accompagna e ci rassicura tra segnaletiche fatte di citazioni e critiche puntuali.
Per poi però sconvolgerci: «Questo libro – spiega il medievista in forza allo Studio Teologico San Paolo di Catania – è incapace di spiegarci il mito, perché il mito non è verità, ma ri-velazione, ossia capacità di svelare e velare continuamente qualcosa sulla storia dell’umanità. Questa non è una maledizione, ma l’impasto di cui è fatto l’uomo e il mondo intero. E il mito ne è solamente la cornice esterna più fragrante».
Argomento che ricorda tanto gli strali di Martin Heidegger contro i trionfi della tecnica. Ma la disamina di Basile tira in gioco un terzo interprete: il poco frequentato Hans Blumemberg. Cattolico e tedesco, manco a dirlo. Iniziato allo studio del mito da un altro grande interprete di una “germanicità” sofferente e forse rinnegata, Thomas Mann.
Dove approda questa ricerca, dov’è la forza dell’immagine mitica? È tutta sulla linea del paradosso: il mito ci rende arbitri di un mondo che esprime la sua inarbitrarietà. Per dirla più precisamente con Blumemberg: «Il mito è un modo di esprimere il fatto che il mondo e le potenze che lo dominano in essa non restano abbandonate alla pura arbitrarietà. Comunque si voglia definire ciò: mediante la divisione dei poteri, o la codificazione delle competenze, o la regolamentazione giurdidica delle relazioni, si tratta di un sistema di eliminazione dell’arbitrarietà».
Questione risolta? Affatto: «Il mito – spiega ancora Blumember – può far discernere tutto, ma non può raccontare tutto su tutto. Le potenze mitiche non sono onnipotenti, ma sono più potenti di ogni altra cosa». Ma a che prezzo? Il più alto: «Le storie non devono finire, non si spiegano e non richiedono conclusioni».
*Giovanni Basile, Il mito uno strumento per la conoscenza del mondo, Mimesis, 2013, Euro 10,00.