Quanto è importante la lingua di un popolo? Non tutte le lingue hanno lo stesso rilievo e dalla diffusione dell’idioma di un popolo si può comprendere l’importanza che il suo paese ha ricoperto o ricopre ancora dal punto di vista geopolitico.
A questo interessante tema è dedicato l’ultimo numero di Eurasia (“La geopolitica delle lingue”, pagg. 264, euro 18; www.eurasia-rivista.org) che, con saggi di docenti universitari, esperti di politica estera, ambasciatori e storici, fa il punto sul significato della lingua e sulle applicazioni politiche e strategiche che può avere nello scacchiere internazionale. Come ricorda nell’editoriale Claudio Mutti, il direttore della rivista, il grammatico e lessicografo spagnolo Elio Antonio de Nebrija (1441-1552) disse che “la lingua è compagna dell’Impero” o come disse il maresciallo di Francia Louis Lyautey (1854-1934) “La lingua è un dialetto che ha un esercito e una marina”. Due definizioni che rilevano bene come dai grandi politici e strateghi la diffusione della propria lingua sia considerata una potente arma perché è il primo passo per introdurre mentalità, mode, sensibilità e quindi infleunza politica e vantaggi reali per i madrelingua.
Partendo da questa considerazione, quasi tutto il fascicolo affronta quea tematica da più punti di vista: dalla visione di Platone a quella di Carl Schmitt, passando per l’analisi della lingua russa negli Stati baltici, la lingua dell’Islam come anche un’analisi geopolitica del futuro della diffusione della lingua cinese. E’ analizzata la diffusione della lingua inglese e le sue implicazioni di carattere politico nel mondo globalizzato come anche è approfondita la diffusione delle lingue spagnola e italiana. Conclude il fascicolo le consuete interviste e recensioni di libri.