La modernità conia di continuo nuove parole d’ordine che s’impongono con prepotenza nella vita di tutti noi. Che siano prese in prestito dalla lingua inglese o che siano forgiate da improbabili acrobati della carta stampata, poco conta: basta ascoltare un telegiornale o sfogliare appena i titoli ed i catenacci dei quotidiani per rinvenire queste nuove coordinate dei primi anni 2000. Ma unendo i puntini, alla maniera dei simpatici passatempi da ombrellone, la mappa che ne vien fuori è ben poco divertente.
Il mondo non è mai stato un posto così piccolo come oggi. Una rivolta in medio Oriente o i vaneggiamenti di un leader nord coreano hanno perso il fascino esotico che potevano avere un secolo fa, imponendosi come stringente attualità. E se una volta sembrava abissale la distanza tra Catania e Milano, adesso l’Europa unita – almeno per gli aspetti negativi – ci ha reso tutti abitanti della stessa provincia.
I libri di storia ci rassicurano, a modo loro, raccontandoci che le barbarie e le guerre tra fratelli che hanno macchiato la prima metà del ‘900 sono ormai un fantasma del passato. Eppure, non si sa bene perché, c’è chi avverte che il peggio appartiene all’oggi e non a 70 anni fa. Superando, infatti, le volontarie lacune dei patetici testi scolastici, mettendo da parte i sensi di colpa atavici che qualcuno ci inculca da piccoli per cose che non abbiamo fatto (ed è tutto un tour politicamente corretto di giornate della memorie, del ricordo e del cordoglio), forse il quadro storico non è proprio come ce lo dipingono.
Senza andare troppo lontano e limitando lo scacchiere globale alla sola cara, vecchia, Europa, appare fin troppo ardito parlare di un reale progresso. Oggi forse conosciamo la pace di una vita senza bombardamenti e soldati che assediano città, ma si combatte comunque una guerra ben peggiore, contro nemici apparentemente invisibili. L’affanno della corsa al bene di consumo, l’insicurezza delle famiglie di arrivare a fine mese, la stretta sempre più opprimente degli Stati che – diciamolo pure – sembrano quasi odiare e perseguitare i propri cittadini piuttosto che tutelarli: è questa la pace che millantano.
Siamo quasi tutti troppo giovani per ricordare altri tempi, figuriamoci per rimpiangerli. Eppure si ha la sensazione che oggi, nonostante tutto l’illusorio benessere, manchi ciò che davvero conta. Dove sono le idee, i valori, gli ideali? Dove sono quegli schieramenti di valorosi, epicamente disposti a mettere in gioco tutto, anche la vita, per qualcosa di più? Non si sa se mancano le idee a sostegno di tali battaglie, ciò che è certo è che mancano “uomini di carattere”.
E in questo grigio marasma riecheggiano, quasi profeticamente, le parole di un grande condottiero della Seconda Guerra mondiale: «Godetevi la guerra, perché la pace sarà tremenda ».
@barbadilloit