«Possiamo diventare benissimo il primo partito di Francia. Il che dovrebbe aprire una crisi politica imponendo la dissoluzione dell’Assemblea nazionale e la fine della moneta unica. Dopo di noi anche la Germania rinuncerà all’euro e tornerà al marco». Marine Le Pen è certa: le elezioni Europee possono rappresentare uno tsunami non solo per il governo dell’Europa ma anche per i parlamenti nazionali. Non solo. Vincere a maggio, per la leader del Front National, potrebbe significare un colpo ai reni determinante per la salute precaria della gestione targata Francois Hollande al centro dello scandalo rosa che ha messo ancora in più in discussione il suo mandato: «Penso – ha spiegato Le Pen – che la fiducia e la stima nei suoi confronti sia scesa ulteriormente. La realtà è crudele: Hollande non è un presidente, è solo il capo di un governo tecnico».
Nell’intervista concessa al Quotidiano nazionale la leader francese ha connesso così, poi, il motivo che ha portato alla creazione di un movimento euro critico di stampo continentale: «In molti paesi europei ci si confronta con una svolta storica che è il ritorno al concetto di nazione. L’impero europeo è ormai al termine, tira avanti solo perché la classe politica europea ha paura di soccombere a sua volta». Un esempio? «Pensi all’Italia di appena due anni fa: gli euroscettici erano praticamente inesistenti. Adesso i sondaggi dicono che i cittadini italiani sono quasi tutti arcistufi dell’euro. Me ne rallegro. All’inizio anche la Lega era europeista: ora è cambiata, c’è una vera intesa fra Matteo Salvini e noi»
Spazio, nell’intervista, anche alla politica italiana. E qui arriva una sorpresa. «Matteo Renzi? Personaggio molto interessante. Renzi è venuto fuori perché la natura ha orrore del vuoto, e prima di lui a sinistra c’era il vuoto Adesso però voglio vederlo alla prova dei fatti. E’ chiaro comunque che mi piace un uomo che sa prendere delle decisioni, si getta nella mischia e difende le sue idee». Dopo l’abbraccio con Berlusconi per il segretario del Pd è arrivato anche il personale endorsement del leader della destra francese.
Pesantissimo invece – dopo tanti rumor su una presunta intesa – il giudizio su Beppe Grillo: «Non mi piace. L’ho trovato estremamente sgradevole nei nostri confronti, e per uno che si proclama antisistema trovo che abbia infilato molto in fretta le ciabatte del sistema. È un tribuno sfiatato, un ribelle col piede corto. Trovo incoerente il suo progetto. Il suo non è un partito ma un’eruzione cutanea, un’allergia alla vita politica. È stato forse il suo punto di forza all’inizio, adesso è un enorme punto debole».