Che fine farà la legge del Ricordo dell’esodo e delle foibe? Se lo chiede la Società di Studi Fiumani, che in una nota ha sottolineato come, ancora una volta, gli esuli fiumani siano vittime di discriminazione. «Per ora – si legge nella nota – è stato rigettato dal governo Letta l’emendamento del sen. Aldo Di Biagio (Lista Civica, ndr) e quello dell’on. Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) a favore dell’Archivio Museo Storico di Fiume». Tali emendamenti richiedevano che fossero ripristinati totalmente i fondi a favore dell’Archivio della Società di Studi Fiumani che dal 2008 sono stati ridotti da 100mila a 35mila euro. La stessa Società aveva già richiesto al capo di gabinetto del ministro dei Beni culturali Bray un ripristino parziale di questi fondi, per poter giungere almeno a 60mila euro.
Nel comunicato, si legge anche – come riportato Lanotiziagiornale.it – che: 1milione e 476mila euro sono stati destinati dal Viminale all’Associazione Nazionale Vittime civili di guerra (ente nato nel 1943, per assistere le vittime del secondo conflitto mondiale); 4milioni di euro sono stati stanziati a favore dei Musei della Shoah per poter realizzare la sede del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (di questi, 1milione per l’anno 2013 e 3milioni per il 2014); 2milioni sono stati destinati alle ANPI; 227mila euro sono stati stanziati a beneficio dell’Associazione Nazionale perseguitati politici italiani antifascisti; 67mila 950 euro sono stati infine devoluti all’Associazione Nazionale combattenti e reduci.
A questi dati, si aggiungono le parole di Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo di Fiume, che in una lettera inviata a Il Tempo ha scritto: «In qualità di figlio di profughi dalmati e di direttore del Museo, in pieno accordo con il presidente della Società di Studi Fiumani, Amleto Ballarini, ci battiamo da anni insieme alle altre associazioni di esuli sparse in Italia e all’estero affinché il dramma toccato, durante e dopo il secondo conflitto mondiale alle popolazioni italiane di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia, venga conosciuto nelle scuole e onorato dalla cittadinanza».
Dramma, quello vissuto dagli italiani dell’Istria e della Dalmazia uccisi dai partigiani titini, per anni mistificato dalla sinistra italiana e nascosto alla memoria storica. E che oggi, dopo la decisione del sindaco di Roma Marino di azzerare i fondi per i viaggi della memoria nei luoghi in cui l’orrore delle Foibe si è consumato, torna ad essere una realtà dimenticata. «È una decisione molto grave – dichiara Paolo Sardos Albertini, presidente dell’Associazione Lega Nazionale – Marino si prende una responsabilità morale, politica e giuridica. Per 60 anni c’è stata omertà intorno alle foibe, in questo modo il sindaco di Roma si rende complice. I giovani hanno diritto di sapere. Ogni anno la foiba di Basovizza viene visitata da 100 mila persone: il 60% sono studenti che provengono da tutta Italia».
Anche nel mondo della politica c’è indignazione. Alle dichiarazioni piccate del Comitato 10 Febbraio, si aggiungono anche quelle di molti esponenti del centrodestra. «Marino, che vergogna». Così Luca Gramazio, consigliere regionale di Forza Italia, che continua: «La brutta figura del sindaco sulle Foibe è palese: l’ipotesi di tagliare i viaggi per le scuole nei luoghi di questa tragedia è incomprensibile e sbagliata. Innanzitutto perché si tratta di una iniziativa fondamentale per far conoscere ai giovani questo orrore, e poi perché rappresenta un’offesa alla memoria di chi è stato toccato da questa pagina di storia, a partire dagli esuli e dalle famiglie giuliano dalmate che proprio Roma ha accolto, e dove ancora oggi esiste un quartiere che ne porta il nome».
«Spero sia un vuoto di memoria, ma credo si tratti sempre più di una chiara quanto ignobile volontà politica». Così Fabrizio Santori, consigliere regionale de La Destra, che continua: «Il sindaco Marino, sotto lo scacco di Sel, dei centri sociali e degli apparati ideologici del centrosinistra, non tiene conto non solo di un triste capitolo della nostra Nazione, ma anche dei tanti cittadini romani esuli o parenti di esuli, con particolare riferimento ai tanti che abitano oggi il quartiere giuliano-dalmata. Non vogliamo morti di serie A e morti di serie B, non vogliamo che ci sia alcun conflitto di memoria, perché crediamo che solo la condivisione della stessa possa rappresentare un patrimonio cittadino e nazionale per la nostra comunità».
Affonda il colpo anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «Avremmo preferito per paradosso sentir dire dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, che la scelta di cancellare i viaggi della memoria in Istria Fiume e Dalmazia, dipendesse da un pregiudizio ideologico e non da una squallida ragione economica. Marino deve ora dire se per lui l’eccidio di decine di migliaia di italiani massacrati nelle foibe e l’esodo di oltre 350mila nostri connazionali siano o no una tragedia nazionale, come sancito da una legge dello Stato di cui proprio quest’anno ricorre il decennale».