Intervista al professor Marco Tarchi, politologo dell’Università di Firenze, pubblicata su El Mundo, a firma di Soraya Melguizo.
Cosa ne pensa della ‘salita’ in politica di Mario Monti?
Penso che fosse prevedibile, se non inevitabile, sin dal momento in cui aveva ricevuto l’incarico di formare un governo. La duplice, simultanea decisione del presidente della Repubblica di nominarlo senatore a vita e di affidargli le redini del paese aveva ben poco di tecnico: indicava la volontà di Napolitano di sbloccare la situazione di stallo in cui il sistema politico si trovava e di introdurvi un elemento destinato a rompere il bipolarismo rissoso instauratosi da un quindicennio e a creare una alternativa, una “terza forza” su cui innestare coalizioni allargate. Così è successo per un anno e così forse accadrà anche dopo le prossime elezioni, malgrado la conferma di una legge elettorale che, in teoria, può far stravincere, in termini di seggi, chi conquista una anche minima maggioranza di voti. Monti presta il suo volto e le sue idee a quella strategia. E sospetto che l’altissima stima che il personaggio ha di se stesso abbia svolto un ruolo non secondario nella decisione di candidarsi, di fatto, ad un bis del suo governo.
Secondo lei, Monti è riuscito a ‘salvare l’Italia’?
No. Le ha offerto un’immagine più presentabile e rispettata sul piano internazionale, ma la sua drastica cura a base di tagli e tasse non è riuscita a rimediare davvero ai decenni di sprechi di denaro pubblico che ci hanno portato all’enorme debito attuale. Il deficit aumenta comunque e continuerà ad aumentare anno dopo anno, perché il livello degli interessi da pagare sui titoli di Stato, sebbene sia più contenuto rispetto a pochi mesi fa, è comunque troppo alto. L’economia, con le politiche attuate dal governo Monti, difficilmente riuscirà a ripartire a breve, e il credito politico offerto dall’Unione europea non si può tradurre in un sostegno economico sufficiente, a lungo andare.
Una lista Monti composta dai partiti centristi, ha possibilità di vincere di fronte al PD?
Al momento, pare difficile. Sul versante di destra, il rientro in campo di Berlusconi ha messo in atto un meccanismo di recupero di consensi che, per quanto limitato nelle dimensioni, è di ostacolo. Per vincere, i centristi dovrebbero recuperare per intero quanti hanno sostenuto Renzi alle primarie del PD, e non è un’impresa facile. Inoltre, figure politiche ormai piuttosto logore come quelle di Casini e Fini – e dei loro collaboratori più stretti – non giovano al tentativo di accreditarsi come i rappresentanti della “società civile”.
Fino a pochi mesi fa Grillo e il suo Movimento 5 Stelle erano diventati una alternativa seria a PD-PDL. Che conseguenza avrà l’entrata di Monti per il futuro dei ‘grillini’?
Conseguenze dirette, ben poche. Mi è difficile immaginare un elettore che si entusiasma ascoltando Grillo e poi è tentato di votare… Rigor Montis, come il portavoce del M5S definisce l’attuale presidente del Consiglio. Sono figure, stili, progetti inconciliabili. Le difficoltà, per Grillo, vengono dalla rimobilitazione di una parte dei moltissimi ex seguaci delusi del centrodestra che Berlusconi sta cercando di operare. Come il caso di Parma ed altri dimostrano, sul Movimento 5 Stelle sono affluiti consensi anti-sinistra (e anti-classe politica) “prestati” da elettori di quell’area. Non è facile per i grillini conservarli, se non sposando tematiche populiste più radicali, che offrirebbero il fianco ad ancor più forti attacchi mediatici, soprattutto da sinistra. C’è da dire anche che se un numero consistente di persone che finora si dichiaravano astensioniste cominciano a rispondere, nei sondaggi, che forse rivoteranno per Berlusconi, le percentuali di tutte le altre liste, quella grillina inclusa, non possono che scendere rispetto alle precedenti rilevazioni. Con un effetto psicologici negativo sui potenziali sostenitori.
Silvio Berlusconi torna in politica e provoca un terremoto in Italia e una gran paura in Europa. Anche se i sondaggi dicono che le sue possibilità di vincere sono minime, come reagirà l’elettorato italiano davanti a una sua nuova candidatura?
Dipende, ovviamente, dai diversi settori di opinione a cui si fa riferimento. Nel pubblico di centrodestra, sembra che un effetto di rimotivazione ci sia stato, anche se è difficile ipotizzare che possa far riguadagnare il terreno perduto a causa di scandali e delusioni. A sinistra potrebbe far risuonare le parole d’ordine del recente passato, personalizzando di nuovo lo scontro, il che non mi pare sarebbe utile al Pd. Ai centristi, il ritorno in scena di Berlusconi crea certamente imbarazzo. Anche se il Pdl mi pare ormai in via di estinzione.