Non si poteva scegliere giorno migliore né giorno peggiore. Oggi è il 21 dicembre. Si celebra ciò che muore e ciò che vive. La destra politica decide di cogliere la ricorrenza in grande stile, con un battesimo esuberante, di liberazione, di speranza; la destra culturale è costretta invece ad un epilogo troppo duro da sopportare, nel fragoroso silenzio stampa dell’addio del Secolo d’Italia alle edicole.
Nasce Fratelli d’Italia, muore il Secolo cartaceo. Rinasce un partito della destra, giunge all’ultimo numero di carta e inchiostro, carne e sangue, l’ideario della Destra. Grande paradosso della partecipazione politica ai tempi del pensiero più che debole: la destra partitica, maciullata dall’eterno Zapparoni, rialza la testa nel doveroso tentativo di ridare al centro-destra un’offerta politica per lo meno appassionata; la destra culturale giunge, per contro, all’ora più buia della piena marginalità.
E’ questa una sensazione agrodolce, che va spiegata ed esorcizzata: Fratelli d’Italia – Centrodestra Nazionale, restituisce al suo elettorato la vecchia Alleanza Nazionale; lo fa negli uomini e nelle donne, nei presupposti programmatici, nei colori, nel simbolo e nelle parole d’ordine. E lo fa con l’intento di rilegittimare la politica quale percorso vero di impegno e di militanza. Necessità primaria della nuova formazione, riaffermare la dignità del processo di selezione della classe dirigente. Una sfida che merita rispetto per il suo enorme coefficiente di difficoltà, dopo vent’anni di sostanziale irrilevanza.
In questa cornice, una cosa è chiara: i contenuti di una visione del mondo non possono servire. La storia del Secolo, espressione di un giornalismo inteso come sede di una qualche rimasta autorevolezza, come piccola grande narrazione di un percorso dell’essere, segna il passaggio ad una destra-veloce, nuovamente in grado di concorrere con Silvio Berlusconi nel delicato campo della passionalità elettorale. Si ripete lo schema del recente passato, quando Alleanza nazionale, messa da parte la lezione di Pinuccio Tatarella, sfidava l’ingombrante alleato di Arcore, tornata dopo tornata, sul terreno dell’incisività mediatica e comunicativa; a dir la verità, senza grandi risultati.
Fratelli d’Italia battezza così la speranza della sopravvivenza; una speranza priva di contenuti e folgorazioni, di chiarezza nelle prospettive e nelle scelte, ma giunta all’ultimo momento utile per innescare un qualche differente divenire. Di certo resta in bocca l’agrodolce sensazione di questo solstizio d’inverno passato ad osservare le ultime pagine di un foglio, sì , onoriamolo, quasi secolarmente, rivoluzionario…