«Noi confidiamo e speriamo che il nostro movimento politico possa restare unito». Ci sta provando Angelino Alfano a lanciare l’ultimo appello all’unità nel partito dopo la domenica “terribile” che ha visto il confronto-scontro via giornali tra lui e Silvio Berlusconi. Lo ha fatto il vicepremier e leader dei governativi ribadendo l’appoggio a Berlusconi che «ha sempre tenuto un comportamento da uomo di Stato, linea che lo ha premiato e continuerà a premiarlo». A dare man forte all’abbassamento dei toni rispetto all’area più dura delle colombe (Formigoni e Giovanardi ) ci ha pensato anche il ministro Lupi che ha ribadito l’impegno «per un partito unito sotto la leadership di Berlusconi» mentre l’altro ministro Gaetano Quagliariello si dice fiducioso per sabato.
Tutto questo è avvenuto a due giorni dalle accuse di «comportarsi come Gianfranco Fini» da parte di Berlusconi, parole che hanno centrato l’obiettivo se Fabrizio Cicchitto, altro rappresentante dell’ala vicino ad Alfano, ha messo in dubbio la stessa partecipazione sua e delle altre colombe al Consiglio nazionale di sabato 16: «Nelle ultime ore c’è stata la radicalizzazione dello scontro da parte di fuochisti, lealisti e falchi, per cui sembra che vengano meno le condizioni per un dibattito sereno. Aggiungo anche che non è chiaro l’ordine del giorno e neanche il contesto nel quale una riunione cosi delicata dovrebbe svolgersi. Ecco dunque che i dubbi sulla nostra partecipazione sono meritevoli di approfondimento». Oltretutto, ha spiegato Cicchitto «credo che non ci sia nessun motivo per cui si debba bollare alcuni esponenti del partito come traditori» mentre «la storia di Gianfranco Fini non c’entra proprio niente con quanto sta accadendo».
Proprio per questo motivo è stata rinviata la riunione dei governativi prevista oggi: un tentativo di Alfano & co. di stoppare la corsa allo strappo da parte dei “falchi” che, da parte loro, da qualche ora a questa parte hanno silenziato i microfoni come espressamente richiesto da Berlusconi. Ma forse anche una presa di coscienza che la linea dura del Cavaliere emersa ufficialmente può destabilizzare il fronte dei parlamentari che hanno scelto di seguire Alfano.
Nonostante il “silenzio” a mettere in cattiva luce il profilo del vicepremier ci ha pensato lo stesso Alessandra Mussolini, dando una sua ricostruzione di ciò che avvenne in quel drammatico 2 ottobre, il giorno della fiducia “forzata” di Berlusconi al governo: «In un partito politico grande come il nostro, il segretario si alza e parla, pure se è presente Berlusconi. Invece Alfano non ha parlato ma ha pianto». Lo ha ripetuto più volte: «Il segretario dovrebbe prendere la parola e convincerci su posizioni politiche e non mettersi a piangere in faccia a Berlusconi come uno scolaretto che ha fatto una marachella. Noi eravamo sconvolti e quello si è messo a piangere». In collegamento con lo studio, da Milano, c’è anche Formigoni che ha replicato così: «Se fossi a Roma potrei alzarmi e metterle amorevolmente la mano sulla bocca». La Mussolini a sua volta: «Io la mano te la metterei dall’altra parte». E mancano ancora quattro giorni al Consiglio nazionale…