Ristampato solo ultimamente (luglio 2013), in Italia – dopo l’edizione Nerbini del ’29 – dalla casa editrice Adelphi nella traduzione dello scrittore Giovanni Mariotti – traduttore altresì di altre opere dell’autore del quale si discorre-, «La regina di Saba» di Gérard de Nerval è un racconto lungo di pregevole fattura. L’opera, che s’inserisce a pieno titolo nel contesto del Romanticismo europeo, rivela un potenziale di forte impatto emotivo, che si schiude, a partire dalla prime righe, proiettando la narrazione in un’atmosfera, estemporanea, esemplata sulla scorta di fonti bibliche e coraniche; delle quali prevale la componente gnostica, mescolata a elementi di ascendenza massonica.
L’amalgama di fonti di cui Nerval dispone è da questi sagacemente dispensata lungo le pagine, in cui il pathos derivante dal climax ascendente di una narrazione, a larghe linee, serrata, rivela la fratellanza dell’opera al romanzo di tradizione romantica, che, come noto, si caratterizza primariamente per forza di coinvolgimento e scorrevolezza. D’altro canto la ripresa delle tradizioni biblica e coranica – filtrate attraverso la via dello gnosticismo – consente indubbiamente di porre l’opera in un percorso che corre in parallelo al romanticismo tedesco, in particolar modo, a quel gusto romantico per la mitologia e per le leggende, nella fattispecie, nordiche; basti l’interesse di Herder per la mitologia di Iduna.
Costella l’opera tutta una serie di topoi, appartenenti in gran parte alla tradizione del romanzo cavalleresco, che nel nostro tempo hanno trovato accoglimento nel cosiddetto genere fantasy: scene di massa, cavalcate, intrighi, epifanie, apparizioni di creature diafane, anelli magici (in tal caso, un anello dotato del potere di controllare gli spiriti dell’aria), simboli e gesti in grado di adunare masse.
La Regina di Saba viene pubblicato inizialmente nel 1851 all’interno del voluminoso «Voyage en Orient», una sorta di diario di viaggio che Nerval comporrà in seguito alle sue peregrinazioni in Medio-Oriente. Il «Voyage», lungi dall’essere un mero reportage, ha le caratteristiche di un diario sentimentale: una raccolta di emozioni, fantasticherie, meditazioni che la straripante genialità dell’autore farà convergere in quel che si può definire il fiore di questo assemblage di annotazioni: “La regina di Saba”. In seguito, l’opera verrà pubblicata singolarmente, nel 1853, sul «Pays».
La storia narrata è quella dell’amore del re Solimano per la regina dei Sabei, Balkis: storia presente tanto nella Bibbia quanto nel Corano. Quel che diverge e che dunque è da considerarsi pura invenzione dell’autore è l’amore tra la regina e il così appellato “costruttore del Tempio”, che Nerval chiama Adoniram – personaggio leggendario cui le tradizioni sovente attribuiscono il nome Hiram.
La fonte cui l’autore attinge a piene mani è la Genesi. Qui si narra della nascita delle due razze dell’umanità, derivanti l’una da Adamo, l’altra da Caino. Mentre la razza adamitica genera Set, Enosh, Qenan, Lamec fino a Noè. La seconda, quella di Caino, genera Henoc, Irad, Jabal, Jubal, Tubal-Caino. All’interno di quest’ultima, Nerval colloca Adoniram il «costruttore di città», il «fabbro, padre di quelli che forgiano il rame e il ferro». Questi discende dunque dal primo assassino della storia: Caino. La razza cui fa capo l’uccisore di Adamo, tuttavia, al contrario di quest’ultimo, non ha alcuna colpa; viepiù, si viene a scoprire che a differenza della stirpe adamitica, cui appartengono i comuni mortali, i Figli del Fango che adorano il temibile Geova, è dotata di qualità straordinarie.
Gli appartenenti a questa razza sono chiamati Figli del Fuoco: dispensatori di metalli sulla terra, contenenti l’elemento del fuoco, ossia la scintilla che tiene in vita gli uomini. Tuttavia, costoro sono stati costretti a rintanarsi nelle viscere della terra, perché braccati da Geova che avrebbe voluto estinguerli. A far in modo che tutto ciò possa essere rivelato e che, dunque, Adoniram prenda coscienza dell’appartenenza a tale stirpe nobile sarà la Regina di Saba. Sarà ella, infatti, a svelare ad Adoniram che il Dio degli ebrei è malvagio e vendicativo ed ha posto gli uomini in schiavitù. Adoniram appartiene ai Figli del Fuoco, che discendono da Eblis (il satana arabo), da Caino e da Tubal-Caino.
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