“Memento Fini”. Ormai per Silvio Berlusconi è guerra aperta. Non più con il “solito” nemico di sempre: l’alleanza tra la sinistra e il fronte giustizialista della magistratura. Stavolta è proprio all’interno del suo cerchio magico che è entrato il “fumo” del conflitto: «Se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita». Il messaggio-avvertimento, non più in codice, è indirizzato – via Huffington Post – ad Angelino Alfano, l’ex delfino e, c’è chi scommette a questo punto, già ex segretario del partito berlusconiano.
Ad Angelino Berlusconi ha ricordato il destino politico accaduto a Gianfranco Fini dopo la rottura come risposta alle parole del vicepremier sul destino politico del Cavaliere. Nel pomeriggio di ieri, infatti, Alfano aveva rilanciato la linea dura dei “governativi”: «Noi siamo convinti che il presidente Berlusconi abbia preso la strada giusta nel distinguere i due piani del governo e della decadenza». Per questo «noi chiederemo a Berlusconi di continuare a sostenere questo governo». Una posizione, questa, che ricalca il motivetto che ha determinato la “vittoria” di Alfano il 2 ottobre, quando Berlusconi fu costretto a cambiare idea e a votare la fiducia a Letta.
Passato lo choc, ma soprattutto incalzato dal voto sulla decadenza, dalla legge di stabilità e dall’inquietudine di Matteo Renzi (l’ultima finestra disponibile per votare è quella di marzo), Berlusconi si è convinto di non dovere più nulla al governo che ha infranto “i patti”: «Come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?» Poi l’affondo sulla legge di stabilità, che per il Cavaliere «va cambiata profondamente, come noi ci accingiamo a fare in Parlamento. C’è la sorpresa inaccettabile del ritorno mimetizzato della tassa sulla prima casa, cosa per noi assolutamente insostenibile».
Insomma, a pochi giorni dal Consiglio nazionale del Pdl (e dopo aver letto sui giornali del continuo interessamento di Fini per il percorso di Alfano) i mal di pancia di Berlusconi verso il vicepremier del governo Letta ormai non sono più materia di retroscena. Rispetto a questo a “blindare” le posizioni di Berlusconi ci ha pensato il leader dei lealisti Raffaele Fitto: «Vi sono momenti in cui è necessaria assoluta chiarezza. Alfano sceglie una rotta alternativa a Berlusconi, agli elettori del Pdl e alla sua stessa storia».