Scrivete poesie per respirare. Scrivete un milione di versi. Fatelo pensando che c’è in voi una parte migliore: quella che vi parla in silenzio o che vi fa indignare o innamorare… Volete essere veri. Volete credere nel presente: scrivete poesie e sparatele on-line. Scrivetele sui muri. Non solamente sui diari egocentrici.
Eppoi, la poesia, qualche volta, ha dato la voce ai cambiamenti. Al popolo infuriato dalla ‘vittoria mutilata’, Gabriele d’Annunzio dedicò versi e anche così provocò l’insurrezioni del 1919. Pier Paolo Pasolini generò un grande dibattito con una poesia sui figli di papà che pensavano alla rivoluzione nel 1968. E con un testo lirico, Mario Luzi giudicò ignominiosamente la politica non meno di una pagina di storia.
Ecco perché la poesia è cosa seria. Allora scrivete liriche. Ma, principalmente, leggete versi e per questo affidatevi alla storica rivista Poesia, una pubblicazione questa che, da venticinque anni, si dedica alle ragioni dei versi. E lo fa con eleganza. Con un’alta attenzione critica.
E’ il momento per celebrare il venticinquennale di questa rivista. Edita da Crocetti. Le sue copertine esprimono un pregio comunicativo. Su carta opaca i volti dei poeti ci guardano. Ci dicono che la speranza nelle parole non è tutta compromessa.
Ci sono stati tempi in cui la poesia trovava audience. La storia racconta tuttavia che le trasformazioni in corso riducono le voci libere e soffocano il dibattito sui poeti. Ma se la realtà ridimensiona la forza delle idee, la rivista Poesia continua ad essere una sentinella: un soldato di guardia al corpo dell’arte contemporanea, un corpo circondato dalle fiamme della cultura liquida.
Grazie all’impegno dell’editore Crocetti, è possibile conoscere esperienze di poesia, leggere cioè poeti, non comuni rapper lirici da intrattenimento televisivo, non i rimatori del proprio condominio.
Leggere la rivista Poesia vuol dire far coincidere l’arte della parola con le ragioni della storia e delle idee. Ed è questo il punto. Per poter apprezzare le esperienze della scrittura in versi, è necessario ridare prestigio intellettuale ai poeti. Per sostenere le parole che cantano è importantissimo selezionare, veramente, le voci poetiche. Per credere nelle possibilità comunicative della parola è necessario leggere una rivista come Poesia. Per ritornare all’arte della parola, poi, è fondamentale fare il funerale al lirismo soggettivistico, mettendo attenzione a quei testi che raccontano il tempo storico, il tempo della rabbia, il tempo della comunità.
Contro il tempo rubato, il tempo di plastica, la poesia è un’arma. Provate a leggere poesia in una scuola. E’ sconsolante. E’ una pena. Nei cuori dei giovani non c’è un canto. Un sospiro. Una rabbia da cantare. Un volto meraviglioso di ragazza da dire.
E’ in atto la battaglia per la trasformazione dei linguaggi contemporanei. Si sa, il mercato editoriale desidera i linguaggi della perenne ricreazione e della ripetuta suspense. Pertanto, rimane solo una speranza: quella del lavoro critico, del lavoro fatto con onestà intellettuale, del lavoro di chi non vuole consegnare il primato della parola alla televisione.
Dunque, un grazie a questa rivista per il suo lavoro critico onesto. Per i volti luminosi dei grandi poeti pubblicati sulla sua copertina. Un grazie per quella nuova traduzione dei versi pisani di Ezra Pound. Un grazie per non aver mai taciuto in questi decenni.