(Pubblichiamo un corsivo di Marcello Veneziani sul disinteresse delle destre politiche per il dibattito culturale, grave mancanza in tempi di nuova Inquisizione).
«L’intellettuale di destra è una contraddizione in termini… L’intellettuale di destra o di centro, quando esiste, è personale di servizio. C’è un solo impegno, quello democratico, di sinistra. Chi sta dalla parte della reazione e del privilegio, cioè dalla parte sbagliata, non è un intellettuale ma un officiante della servitù volontaria».
Il delirante comunicato delle Brigate rosse intellettuali è a firma di Paolo Flores d’Arcais e apre la sua rivista MicroMega. Gli argomenti migliori che adopera nel suo articolo sono tutti di marca intellettuale di destra: come l’eterogenesi dei fini o l’imbarbarimento dell’industria culturale. La conclusione sfiora il ridicolo: auspica un illuminismo di massa, ma è un impegno «improbo perché sembra non volerlo nessuno»; e allora dovrà essere imposto alla massa riluttante? L’articolo morirebbe lì, nell’infamia faziosa dei fanatici, se non esprimesse a voce alta quel che il potere culturale dominante pratica ogni dì.
Il suddetto si dimise dalla direzione di una collana libri nel 1987 della SugarCo vicina a Craxi perché pubblicava il libro di un autore di destra, che certo non era al potere o asservito a qualcuno. Fa il paio con un trombone suo collega, all’epoca scrivano di Craxi, che definisce ancor oggi subcultura fascista le opere di autori di destra. Pensi ai libri scritti e letti, agli autori, alle idee e alla storia di una vita, ai veti «perché di destra», e ti prende lo sconforto. Anche perché nessuno reagisce. Ma sì, a voi va bene una destra che fa rutti e sputa in faccia.
@barbadilloit