“Non è più possibile tollerare la critica distruttiva e permanente di parte del Pdl alla legge di stabilità e all’operato del governo di cui 5 nostri ministri fanno parte e a cui abbiamo riconfermato la fiducia meno di tre settimane fa su indicazione dello stesso presidente Berlusconi»: ventiquattro senatori del Pdl hanno preso pubblicamente posizione contro la parte lealista del partito che finora ha riservato tante critiche al governo Letta.
“Con riferimento alle dichiarazioni della collega senatrice Bonfrisco” che aveva preso posizione contro un’intervista rilasciata al Messaggero dal ministro Gaetano Quagliariello, “non è tollerabile che i toni e il linguaggio del dibattito politico dentro il Pdl degradino fino al livello utilizzato oggi nei confronti di Quagliariello e in questi giorni nei confronti di coloro che hanno espresso determinate posizioni”.
Ecco l’elenco dei filogovernativi presenti a Palazzo Madama che hanno firmato il documento: i senatori Piero Aiello, Andrea Augello, Antonio Azzollini, Laura Bianconi, Giovanni Bilardi, Antonio Stefano Caridi, Federica Chiavaroli, Riccardo Conti, Francesco Colucci, Luigi Compagna, Nico D’Ascola, Claudio Fazzone, Roberto Formigoni, Antonio Gentile, Carlo Giovanardi, Marcello Gualdani, Giuseppe Marinello, Bruno Mancuso, Paolo Naccarato, Giuseppe Pagano, Maurizio Sacconi, Francesco Scoma, Salvatore Torrisi, Guido Viceconte.
“Non è più possibile tollerare la critica distruttiva e permanente alla legge di stabilità e all’operato del governo di cui cinque nostri ministri fanno parte e a cui abbiamo riconfermato la fiducia meno di tre settimane fa su indicazione dello stesso presidente Berlusconi. Il confronto nel nostro gruppo e nel nostro partito – concludono – deve riacquistare correttezza. In caso contrario, i reiterati richiami all’unità suonerebbero come moneta falsa, dietro la quale si cela la volontà di determinare una incompatibilità di fatto”.
Se dovesse permanere questa dissonanza interna al Pdl, arrivare a una scissione sarebbe l’esito più prevedibile. Immediata è stata la richiesta del lealista Sandro Bondi di un intervento da parte del segretario Angelino Alfano e del presidente del gruppo al Senato, Renato Schifani, al fine di stigmatizzare una presa di posizione che vorrebbe limitare la libertà di critica del partito.