Alla fine è arrivata la richiesta per i servizi sociali. I legali di Silvio Berlusconi hanno depositato la richiesta e adesso occorrerà solo aspettare la decisione su dove verranno svolti. No agli arresti domiciliari, insomma: scelta più dura ma che avrebbe evitato al Cavaliere “l’onta” di doversi ravvedere della condanna che lui non ha minimamente riconosciuto. I servizi sociali, del resto, gli danno la possibilità di rimanere sulla scena: e questo deve aver pesato molto nella scelta e in prospettiva.
Non è un caso che in questi giorni un po’ tutti fremono per avere Berlusconi a “servizio”: dagli “avversari” (la pattuglia di sacerdoti vicini alla sinistra terzomondista), ai sindaci di mezza Italia fino agli alleati (Francesco Storace gli ha chiesto di venire a fare il consulente per il suo giornale on-line): l’effetto Berlusconi, chiaro, sarà assicurato in termini di visibilità.
La questione, insomma, andrà avanti per un po’, fino alla primavera dicono i suoi legali. Anche se così fosse, però, Berlusconi non affronta di buon umore l’argomento: «Mi faranno morire in galera» ha spiegato a tutti i suoi parlamentari (di ogni corrente) che da ieri affollano palazzo Grazioli. Non crede ad alcun “favore” Berlusconi, figuriamoci all’indulto (lo stesso ministro Cancellieri lo ha escluso con malcelata veemenza: «Dall’indulto Berlusconi è escluso»). Anzi il suo futuro lo vede così: «I miei avvocati dicono che il mio futuro è infausto. Mi faranno marcire in galera. E come ci dimostra il caso Timoshenko, dopo molte manifestazioni alla fine anche la ribellione contro queste vicende si placa».
Per questo è insofferente alla richieste che gli continuano ad arrivare da una classe dirigente inquieta per gli scossoni degli ultimi giorni. Il leader del Pdl, infatti, non nasconde il suo fastidio dinanzi alle richieste dei due “contendenti”. Al gruppo degli alfaniani ha fatto recapitare il seguente messaggio: «È assurdo dividersi adesso. Io faccio il possibile per tenere unito il partito, ma l’impossibile non riesco a farlo…». Mentre ai i “lealisti” di Raffaele Fitto che ancora oggi ha chiesto al capo un congresso del Pdl, Berlusconi ha risposto così: «Tra pochi giorni non sarò più un uomo libero. Mi vogliono arrestare, mi vogliono fare andare in galera e voi mi parlate di congresso?». È chiaro, insomma, che le preoccupazioni del Cavaliere non si rivolgono più di tanto alla gestione di un presente che vede segnato, ma a un futuro incerto dove l’unità del suo partito – e la “concordia” in difesa della sua agibilità politica – rimangono per lui un’arma alla quale sa di non poter rinunciare. Sa bene, infatti, come le “sirene” del grande centro sono già in funzione…
@rapisardant