Se l’Europa fosse una civiltà e non solo una contabilità, non se la sbrigherebbe dicendo che ci ha dato i soldi per fronteggiare i flussi migratori. All’esodo non risponde con la polizza. Pattuglierebbe il mar Mediterraneo e intercetterebbe le barche clandestine. Porterebbe in salvo i migranti e poi li riporterebbe a casa, e affonderebbe gli scafi coi loro criminali scafisti. Basterebbe farlo alcune volte e l’orrendo traffico di vite umane si frenerebbe.
Se l’Europa fosse una, forte, coesa, tratterebbe con i paesi di provenienza e arginerebbe i flussi tra aiuti e dissuasioni; pianificherebbe gli ingressi per assorbirli gradualmente e secondo disponibilità, in modo da garantirli e integrarli al meglio. Non possiamo permettere che muoiano in quel modo barbaro né che sbarchino in quel modo barbaro. Se guardiamo a ciascun migrante ci coglie un senso vivo di pietà e di voglia d’aiutarlo.
Ma se poi la vita singola si moltiplica per un milione, diventano dolori per noi e per loro. E dietro quel milione di arrivi c’è un miliardo di poveri affamati in lista d’attesa e l’Europa non può permettersi di accoglierli. Papa Francesco fa il Papa e ci esorta a ospitarli; ma l’Europa deve far l’Europa, e raggiungere un punto d’equilibrio tra la tutela dei suoi cittadini e l’accoglienza. Con realismo.
Ma quest’Europa non è civiltà, è solo viltà & contabilità. È pronta a cacciarci dal club se sforiamo il debito, ma poi ci abbandona in alto mare a sbrigarcela con i migranti. E se protestiamo ci tira cinghiate sulla testa, come gli scafisti.
*da Il Giornale