E’ in libreria il quarto volume della saga dell’Accordo di Paolo Scardanelli. Il titolo, L’accordo. Un posto sicuro riprende le ultime battute del terzo volume, uscito circa un anno fa, quando Anna, la donna da sempre amata invano da Paolo, gli chiede di aiutare il figlio Bruno che, per ragioni legate alla vita un po’ movimentata del giovane, è braccato da esponenti di spicco della malavita. La donna, che sapeva di poter contare su Bruno chiede di trovare un posto sicuro per il figlio, in compagnia dell’amata Greta dalla quale attende a sua volta un figlio. Paolo non esita e parte da Bergamo, lasciando momentaneamente la propria famiglia per la Provenza dove, ventisei anni prima aveva vissuto una storia d’amore che gli ha segnato la vita. La regione a sud della Francia pare essere proprio il luogo sicuro per la coppia e Bruno si da da fare per rendere accettabile il posto dove i due si rifugeranno. Il luogo scelto per nascondersi è una villa isolata e sepolta nel verde con una serie di cipressi ad attorniarla, chiamata “Belle Ombre”. La villa è alle pendici del monte Sainte Victoire, la montagna amata da Cézanne cui dedicò più opere. Bruno si dà da fare e sistema, per quello che può, la villa: rivernicia i muri, pota le viti, sfoltisce l’erba, sistema la grande cantina che conserva vini di gran valore ma resta umida, tetra, con tanti rumori che fanno sorgere inquietudine. Un’inquietudine che cresce e lascia presagire brutti sviluppi soprattutto perché vent’anni prima, in quella tenuta, era avvenuto un duplice omicidio: erano stati assassinati, con particolare violenza, Hélène de Valcourt, ex proprietaria della villa, e suo marito Nicholas. Un duplice omicidio che iniziò ben presto a far sorgere timori e ansie in Bruno.
Scardanelli anche in questo volume utilizza più registri narrativi e ricorre sempre più a un continuo rincorrersi di pensieri, a volte anche filosofici come l’eterno ritorno, che slittano dall’ironia alla brutalità, dal lirismo ai toni sommessi che i personaggi utilizzano per interrogarsi sul destino. Così ne vien fuori un romanzo sperimentale che alterna, come detto, in maniera rapida emozioni e sensazioni, certezze e dubbi esistenziali, pensieri introspettivi e memoria, realizzando un’opera sperimentale che affonda i suoi principali stilemi nel noir non proprio tradizionale. Ha il suo ruolo nell’equilibrio complessivo della narrazione anche il parallelo alternarsi di vita quotidiana di Paolo, che si scioglie nei ricordi di decenni prima che gli lacerano la memoria e i sentimenti, e le contraddizioni, i sentimenti non ancora sopiti, le attese. Un noir interessante che sviluppa la trama secondo scansioni impreviste anche se talvolta, nello svolgersi del romanzo, Scardanelli pare metta troppa carne al fuoco.