Di Yukio Mishima e della loro celebre foto insieme, Shintaro Ishihara disse: “La foto che mi piace di più è quella che lo ritrae vicino a Yotsuya-Mitsuke, quando era ancora un funzionario pubblico. Non aveva più di vent’anni e il suo volto riflette la stanchezza della doppia vita che conduceva, quella di funzionario e quella di scrittore notturno. È un Mishima ancora senza fama, un solitario che sembra preoccupato della sua vita, che in qualche modo sta già mostrando il suo fervore. Quella foto ha colto un momento fugace della sua giovinezza, una certa bellezza”.
Ishihara si è sempre rapportato alla complessa personalità di colui che è stato suo maestro e protettore analizzando più l’uomo che il personaggio, anche attraverso la sua opera, i suoi miraggi e il suo culto patologico del corpo.
Se Mishima ha incarnato, anche fisicamente, l’insofferenza giovanile nipponica, Ishihara ne è stato uno dei primi narratori, scegliendo di rappresentare i bisogni e i desideri, anche quelli più dissoluti, delle nuove generazioni formatesi negli anni del dopoguerra.
Di certo, l’ultimo samurai per Ishihara sarà stato una fonte inesauribile di ispirazione.
La stagione del sole di Shintaro Ishihara, pp 180, euro 16, Idrovolante
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