La Rivoluzione conservatrice è stato un movimento di pensiero, di idee, che ha scosso le coscienze della Germania fra le due guerre. Costituito da vari filoni, aveva al proprio interno, nelle varie correnti che costituivano una realtà composita, autori nazionalrivoluzionari, volkish, giovani conservatori, nazionalbolscevichi, junker, reduci dei Freikorps, socialisti non marxisti.
Fra loro, intellettuali che avrebbero occupato posti di rilievo nella letteratura e nella politica tedesche durante la Repubblica di Weimar. Uomini come Thomas Mann (solo in un primo periodo, poi se ne distaccò, ma le sue Considerazioni di un impolitico è rimasto uno dei manifesti della RC), Oswald Spengler, i fratelli Ernst e Georg Jünger, Otto e Gregor Strasser, Carl Schmitt, Martin Heidegger, Ludwig Klages, Moeller van den Bruck (che forgiò l’espressione “Terzo Reich”, poi ripresa da Hitler), August Winnig, Ernst Niekish, Werner Sombart, Scheler, Stadtler, Woltmann ecc.
L’espressione Rivoluzione conservatrice sembra un ossimoro. Ma definire lo spirito rivoluzionario nell’ambito della difesa della Conservazione aveva un significato ben preciso: Conservazione significa tutela dei valori, fedeltà alla Tradizione, mentre Rivoluzione significa cambiamento al massimo livello, spesso con la violenza. Declinare insieme la Conservazione con la Rivoluzione significa rivendicare la radicalità di alcuni principii fondanti. Oppure può significare, come indicato da Evola, il ritorno all’origine, al punto di partenza. In astronomia il moto di rivoluzione è il movimento che un pianeta compie attorno a un centro. Come il moto della Terra attorno al Sole. In altre parole il compimento della rivoluzione completa riporta alla posizione originaria. Insomma, il ritorno al giusto ordine: dal caos indefinito al cosmos. Di certo i pensatori della Rivoluzione conservatrice avevano in comune alcuni principii fondanti: tutti rifiutavano il concetto di tempo lineare accettando la natura ciclica, si opponevano apertamente al liberalismo e alla visione borghese del mondo, concepivano la realtà in una dimensione legata al popolo e alla nazione, al sangue e al suolo, al concetto di comunità di destino e di sangue. Non si è trattato di un movimento solo tedesco. Per i riferimenti basilari possono essere compresi vari autori a livello europeo (Hamsun, Corradini, Evola, ecc.).
La scuola della Rivoluzione conservatrice merita di essere studiata e approfondita. Il primo a farlo, in Italia, è stato, negli anni Sessanta, Adriano Romualdi (1940-1973) che sostenne l’esame di laurea con una tesi sperimentale dedicata alla Rivoluzione conservatrice tedesca. Quel lavoro, anni dopo, divenne un libro: Correnti ideologiche e politiche della Destra tedesca dal 1918 al 1932.
Molte le analisi e, soprattutto, le intuizioni in quell’opera. Adesso, uno studioso della Rivoluzione conservatrice, Luca Leonello Rimbotti, ha pubblicato un volume sulla Rivoluzione conservatrice letta attraverso la visione di Romualdi: Destra rivoluzionaria e nazionalismo europeo. Riarmare le idee con Adriano Romualdi (Passaggio al bosco ed.). E’ un lavoro stimolante che offre una revisione del pensiero romualdiano interpretato anche sulla base di tutti gli scritti. Non solo: in parallelo, c’è una lettura evolutiva del fenomeno della Rivoluzione conservatrice: da reazione di Destra radicale nazionalista a nazionalismo europeista. Del resto, all’epoca in cui la Guerra fredda ormai è un ricordo, è viva la guerra fra Continenti e il nazionalismo non può che avere dimensioni continentali. In queste analisi, Rimbotti mette in luce il fatto che Romualdi ha incarnato la figura dell’intellettuale militante schierato contro i valori del proprio tempo, non solo lo “studioso scientifico” di storia e politologia. E nelle analisi del pensatore forlivese ci sono sempre gli stimoli per ingaggiare una battaglia ideale contro i tempi moderni. Come? Attraverso il mito dell’Europa-Nazione, frutto della rinascita europea da attuare in tempi brevi. Rimbotti spiega i tre nodi che Romualdi, morto a 33 anni per un incidente stradale, individuò come nucleo del proprio impegno: le origini indoeuropee come mito della nascita dei popoli europei, la Rivoluzione conservatrice come nucleo delle idealità d’Europa, il Fascismo come esempio storico di reazione all’egualitarismo, al razionalismo, al marxismo, alla massificazione e alla globalizzazione. Non solo: Rimbotti analizza le figure di Platone, Nietzsche ed Evola come coacervo di idee che ricorre continuamente nella riflessione del giovane e sfortunato pensatore forlivese. Sono tre figure chiave per un’analisi del pensiero romualdiano ma anche in genere del pensiero di Destra europeo.
Luca Leonello Rimbotti è uno studioso della Rivoluzione conservatrice e in un suo libro, La profezia del Terzo Regno: dalla Rivoluzione conservatrice al Nazionalsocialismo (Ritter ed.) ricostruisce tutto l’arcipelago delle correnti che fecero della Rivoluzione conservatrice il movimento di idee composito ma con una base di principii chiara. Rimbotti, facendo ricorso anche alla filosofia, non solo spiega le idealità della RC ma le colloca nel proprio tempo analizzandone le differenze e le contiguità interne. Senza mancare di fare riferimenti attualizzanti. Una serie di fondamenti e di realtà interne alla Rivoluzione conservatrice che non permisero di tradurre idee e operato in movimento politico. Al massimo potè diffondere idee e suggestioni che alimentarono un nazionalismo che solo un movimento politico strutturato come quello nazionalsocialista di Adolf Hitler potè trasformare in conquista del potere.
In questo libro, vero manuale della Rivoluzione conservatrice, Rimbotti analizza le componenti del movimento sistematizzando per correnti l’esposizione delle idee e dei singoli autori. Da Däubler a Carl Schmitt al “profetismo pagano”; dal millenarismo di Moeller van den Bruck, a Keyserling e a Gogarten, al tema della terra, la razza e la psiche con vari approfondimenti su Nietzsche, Baumler, Klages e Jung e Heidegger. Conclude il volume un capitolo sul nazionalsocialismo visto come incarnazione di parte delle idee della Rivoluazione conservatrice. Teoria discussa se si pensa che Armin Mohler, massimo studioso della RC, ha sempre sostenuto che sarebbero due realtà differenti anche se effettivamente, alcuni esponenti del movimento intellettuale nel 1933 aderirono al Partito nazionalsocialista mentre la maggioranza preferì “l’emigrazione interna”, prendendo le distanze dal Nazionalsocialismo nel nome del conservatorismo rivoluzonario.
Luca Leonello Rimbotti, Destra rivoluzionaria e nazionalismo europeo. Riarmare le idee con Adriano Romualdi, Passaggio al bosco ed., pagg. 221, euro 15
Luca Leonello Rimbotti, La profezia del Terzo Regno: dalla Rivoluzione Conservatrice al Nazionalsocialismo, Ritter ed., pagg. 360, euro 28
Per un corretto approccio alla Rivoluzione conservatrice lascerei Evola nel cassetto, e porrei l’attenzione sul termine Nazione. piuttosto che su quello di Europa, vista più che altro come strumento della propaganda democratica
Qui si continua a sostenerte l’esistenza di ciò che non esistette, mai: la ‘Rivoluzione Conservatrice’!
‘Romualdi ha incarnato la figura dell’intellettuale militante schierato contro i valori del proprio tempo’. Sì, certo. Ma storicamente la destra, in Europa, non è mai stata contro i valori più diffusi del proprio tempo, li ha analizzati, magari esacerbati, criticati o fatti propri, ma non negati… Dalla negazione non nasce nulla. Questo è il peccato originale delle Destre radicali. O sognano impossibili ritorni al passato remoto o al…nazismo!