La collana fondata da Achille Olivieri e diretta da Daniele Santarelli si arricchisce di un nuovo Volume il cui tema pare meritevole di attenzione in quanto obiettivamente non facilmente rinvenibile nella saggistica di questi tempi.
L’Autore, infatti, raccoglie una serie di saggi dedicati a “pagine epurate e distorsioni storiografiche” che hanno contribuito a caratterizzare, come noto, l’epoca di imperante destoricizzazione della cultura generatasi e diffusasi “all’ombra della vulgata” soprattutto ‒ ma non solo ‒ dal 1946 ad oggi.
Evidenziando un’appropriata conoscenza della tematica che affronta in modo approfondito, l’Autore si ripropone di ricostruire con rigore metodologico alcune vicende della storia contemporanea del Novecento che dal “Natale di Sangue” fiumano del 1920 arriva fino alle polemiche sorte intorno all’istituzione del “Giorno del Ricordo” disposta dalla Legge n. 92 del 30 marzo 2004.
Nel mezzo di questi estremi cronologici, il Volume analizza una serie di episodi, fatti, e personaggi che, a netto di rare eccezioni, hanno faticato a trovare spazio nella storia insegnata ‒ quanto in quella divulgata ‒ con oggettività, onestà intellettuale e un senso critico sostanzialmente tale poiché orientato alla ricerca di una corrispondenza tra quanto oggetto di indagine (storica) e i dati della realtà fattuale.
Come si evince dal riferimento a Clio ‒ Musa della storia ‒ l’Autore riesce nel non semplice intento di ripercorrere anche alcuni degli episodi meno conosciuti e più controversi della contemporaneità italiana. Tra i primi si rinvengono i casi di “antifascismo marmoreo” in Via dei Fori Imperiali, le distorsioni storiografiche sul tema del colonialismo, l’annosa questione dei finanziamenti alla resistenza, alcune delle vicende ‒ prima e dopo l’impresa fiumana ‒ legate al dannunzianesimo. Tra i secondi, invece, vanno certamente segnalati i capitoli dedicati alla ricostruzione dettagliata dei fatti di Via Rasella, all’epurazione all’Accademia dei Lincei, all’esecuzione di Giovanni Gentile, nonché a molti aspetti e scenari caratterizzanti non solo quanto accadde nelle foibe, ma anche le triste vicende legate indissolubilmente all’esodo istriano e giuliano-dalmata.
Lodevole l’apparato bibliografico che correda ogni pagina del Volume impreziosito, in tal senso, anche di riferimenti a documenti d’archivi esteri nonché a trasmissioni RAI come quella del 1960 che vide la partecipazione di Renzo De Felice al quale, tra l’altro, è dedicato un saggio per niente scontato sulla sua opera complessiva e sul clima ostile che spesso la osteggiò.
Aggiuntivamente e opportunamente lo studio di Roberto Bonuglia non omette di ricordare due esempi su tutti: l’incendio della vettura e il gas spruzzato agli occhi di Ernst Nolte e le molotov lanciate verso l’abitazione romana dello stesso De Felice: il primo reo di aver solo osato, nel 1986, di analizzare in un articolo «il nesso causale tra il primo bolscevismo del 1971–1918 e il nazionalsocialismo» e, per questo duramente stigmatizzato strumentalmente di aver tentato una giustificazione del nazismo; il secondo, colpevole di aver avuto l’ardire di fare il suo mestiere e, cioè, di applicare la metodologia della storia all’Italia tra le due guerre.
Di notevole interesse anche il capitolo sulla fine del Secondo conflitto mondiale in quanto foriero di un’interessante analisi storiografica ‒ quanto geopolitica ‒ su chi realmente dovrebbe essere considerato sconfitto. Altre chiavi di lettura originali che l’Autore offre sono certamente quella di Via Rasella come primo atto della “strategia della tensione” e delle ragioni alla base della damnatio memoriae di Gioacchino Volpe e di altri personaggi “scomodi”.
Come precisato dall’Autore nella premessa del Volume, ora recensito allo scopo di illustrarne pur sinteticamente il contenuto, l’insieme degli eventi affrontati attesta come il depauperamento dell’indagine storica abbia finito per favorire «una “sinistra” manipolazione dei fatti storici sulla quale […] la “storia”, oltre a perdere la sua profonda liaison con il “tempo” — coordinata preziosa, sottile e complessa che solo gli storici sanno maneggiare, per dirla con Braudel — divenne financo “smemorata”».
Conclusivamente, credo che si possa ben dire che l’Autore con questo suo Volume abbia, come dicono gli spagnoli, posto compiutamente ‒ in controtendenza con quanto molto spesso accade ‒ “las cosas en su lugar”.
*ALL’OMBRA DELLA VULGATA. PAGINE EPURATE E DISTORSIONI STORIOGRAFICHE NEL REGNO DI CLIO, Roberto Bonuglia, in Il “Cannocchiale” dello storico: miti e ideologie (14), Aracne, Roma, pp. 212