Franco Grattarola aggiorna il suo La Tuscia nel cinema (Archeoares Ed., 2023, € 20), storia del cinema che racconta – ricorrendo anche a testimonianze e aneddoti – i circa seicento film girati nella provincia di Viterbo, nota come Tuscia, dagli albori del ‘900.
Perché, signor Grattarola, la nuova edizione di un libro uscito tre lustri fa?
“Perché, nel frattempo, sono emersi nuovi film e altri ancora sono stati nuovamente girati in loco”.
Il suo libro ha vari sponsores: Tuscia Film Fest, Tuscia terra di Cinema, Archeoares e, non ultima, la Regione Lazio.
“Tutte realtà territoriali, consapevoli dell’importanza di un saggio che racconti film e serie televisive, italiane e internazionali, che hanno contribuito a far conoscere la Tuscia, e che, in molti casi, appartengono alla storia del cinema”.
Uno sponsor di caratura nazionale è invece il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale.
“Che è, aggiungo, la più antica e autorevole istituzione cinematografica italiana”.
Quali apporti ha avuto per il suo libro dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale?
“Per la prima edizione ho potuto contare sul supporto e i consigli di Domenico Monetti e Luca Pallanch, acuti storici del cinema che lavorano presso questo ente, e per la seconda sulla grande competenza di Antonella Felicioni, responsabile dell’Archivio fotografico e iconografico”.
E’ una storia antica quella della Tuscia nel cinema?
“Nasce con l’invenzione del cinema stesso, grazie a Filoteo Alberini, nativo di Orte, che alla fine del 1895 brevetta, a pochi mesi di distanza dai fratelli Lumière, un marchingegno soprannominato Kinetografo.
Un precursore.
“Senza dubbio. Lo stesso Alberini nel 1906 fonderà insieme ad altri la Società Anonima Cines e, prima ancora, dirigerà La presa di Roma(1905), il primo film italiano a soggetto”.
Il primo film girato nella “Cinecittà della Tuscia”?
“Probabilmente La bella Galliana (1911), una produzione Cines ispirata a una leggenda viterbese, di cui purtroppo esistono solo fotografie di set”.
Il primo regista a valorizzare la Tuscia? e
“Alessandro Blasetti, girando quasi interamente a Viterbo Vecchia guardia (1935), uno dei pochi film apologetici del Fascismo, e – in varie località della Tuscia – il proto fantasy La corona di ferro (1941)”.
Altri registi che hanno eletto la Tuscia come set?
“Oltre a Blasetti, che nel dopoguerra tornerà in loco per dirigere ulteriori due film, Roberto Rossellini,Federico Fellini (da Luci del varietà fino a 8 ½, passando per I vitelloni e La strada), Orson Welles (Otello), Mario Monicelli, Luigi Zampa, Pier Paolo Pasolini, Sergio Grieco, Umberto Lenzi e, ultimo ma non ultimo, Giorgio Capitani…”
… Con Il Maresciallo Rocca.
“Capitani ha girato a Viterbo non solo le stagioni della fiction con Gigi Proietti, ma tutte o quasi le sue serie televisive dal 1996 al 2009. Viterbo, mi disse, gli aveva portato fortuna”.
Altre serie tv girate nella Tuscia?
“La più importante è The Young Pope (2016) di Paolo Sorrentino, che ha ricostruito il Vaticano, con le sue architetture e giardini, a Villa Lante (Bagnaia, Viterbo), come già avevano fatto lo stesso Capitani e Nanni Moretti per Habemus Papam (2011). L’ultima fiction in ordine di tempo girata nella Tuscia, per l’esattezza a Civita Castellana, è Viola come il mare di Francesco Vicario”.
Attori e registi nativi della Tuscia?
“Tra i primi è d’obbligo menzionare Lea Padovani, Ennio Fantastichini, Antonella Steni, Tiziana Sensi, Aldo Nicodemi (antagonista di Amedeo Nazzari in molti melodrammi di Raffaello Matarazzo), Pier Maria Cecchini, il dimenticato caratterista Amedeo Trilli e la giovane promessa Rebecca Antonaci. Tra i secondi Silvio Laurenti Rosa (anche attore), Giuseppe Moccia in arte Pipolo, Paolo Bianchini, Filippo Ottoni (anche direttore di doppiaggio), Franco Bernini (soprattutto sceneggiatore), Fabio Segatori, Paolo Bologna e ‘l’etrusca’ Alice Rohrwacher”.