La percezione più immediata su una certa disaffezione giovanile nei confronti del centrodestra, l’abbiamo avuta, de visu, in occasione della manifestazione di solidarietà verso Berlusconi, il 4 agosto, in Via del Plebiscito, a Roma: pubblico accalorato e fedelissimo, ma oggettivamente “datato”, quello fatto convergere sulla Capitale dal PdL. Un po’ il corollario delle assenze del centrodestra registrate, da alcuni anni a questa parte, nelle scuole superiori e nelle università, dove scarsità di proposte e mancanza di presenze organizzate sono andate a braccetto.
Il risultato non è solo la canuta, ancorché accalorata, piazza agostana pro Cavaliere, ma la perdita di appeal elettorale del centrodestra tra gli studenti, come testimonia una recente ricerca sulla “Sociologia del voto” alle politiche 2013, realizzata da Tecnè. Secondo questo sondaggio il bacino elettorale della coalizione di centrodestra è risieduto in pensionati (37,4%) e casalinghe (32,6%), mentre nettamente meno a favore sono risultati gli studenti (11,8%) ed i disoccupati (20,5%). Per carità, le arcinote due casalinghe di Voghera valgono elettoralmente il doppio rispetto al neosenatore, nonché titolatissimo Premio Nobel di turno.
Niente da dire, in termini numerici. Qualcosa di più e di diverso deve essere invece detto in ragione di tendenze che vanno ben al di là del voto, facendo registrare importanti fattori dinamici nella società, sensibilità emergenti, orientamenti significativi. Massimo rispetto, perciò, per i pensionati e le casalinghe, nocciolo duro del partito del Cavaliere, ma non c’è proprio niente da dire, dati alla mano, sulla stanchezza generazionale del centrodestra ?
Certe tendenze non arrivano per caso. A guardare la campagna elettorale del PdL e, più in generale, i suoi attuali orientamenti programmatici è difficile individuare fattori di attrazione per un giovane, studente o disoccupato. Difficile, per lui, che non ha una casa di proprietà, né un lavoro e quindi neppure uno stipendio, entusiasmarsi di fronte all’abolizione della prima rata dell’IMU, alle scarne proposte sugli esodati o alle sfibranti polemiche sulla riforma del fisco.
Ci vuole evidentemente ben altro e di più. Intanto un’attenzione non banale, né scontata, in grado di andare al cervello e al cuore dei giovani, ai loro bisogni concreti e spirituali. Non è di moda parlare, oggi, di “grandi ideali” e dunque accantoniamo l’argomento, senza peraltro sottovalutarlo. Ma porre al centro della sua attenzione il futuro è – per un giovane – un discorso obbligatorio, fisiologicamente obbligatorio. Perché dire futuro significa speranza di costruire per sé, innanzitutto, e per gli altri un destino per il quale valga la pena vivere. Significa immaginare un domani migliore rispetto a quello dei propri genitori. Significa anche sacrificarsi, nella prospettiva di vedere ripagati i propri sforzi.
Rispetto a queste aspettative il centrodestra che risposte ha saputo sviluppare? Quali organiche proposte ha fatto ? Si è posto e si pone il problema di captare l’immaginario giovanile ? Soprattutto quali rassicurazioni ha dato al sentimento diffuso di incertezza, vogliamo chiamarla “paura”, che sembra prevalere tra ampi strati della popolazione giovanile ? Quali speranze ha suscitato ? E quali strumenti aggiornati per rendere i giovani protagonisti del cambiamento ?
Tra tanti squilli di trombe, sventolare di vessilli e buoni propositi poco si è visto sul versante del centrodestra. Pochi “segnali di vita” in grado di creare consenso tra le giovani generazioni, come conferma il sondaggio sulla “Sociologia del voto”. Eppure gli argomenti non dovrebbero mancare per un centro destra che, salvo errori ed omissioni, ha nel suo dna visioni forti, in grado di parlare di partecipazione vissuta, di radicamento spirituale, di senso della comunità, di visione antimaterialistica della vita, di meritocrazia, di autentica giustizia sociale. Basterebbe solo toglierle dal frigo della memoria…e provare a vedere l’effetto che fa…
@barbadilloit