Se l’uomo, diceva Aristotele, è “nato per essere parte di una polis”, non c’è luogo migliore del teatro perché questa condizione si manifesti. Che sia tragedia o commedia, farsa o dramma il Teatro è lo stagno di Narciso in cui si cade ma si non muore, anzi si rinasce con la testa piena di domande. Strette nei battimani dalla scena alla platea, ai palchi. E prima dello spettacolo nel brusìo del foyer. Come quello che si sentiva venerdì sera all’apertura del Teatro Massimo di Siracusa. Due cartelloni e spettacoli paralleli alla stagione hanno restituito alla città, nella sera di un restìo autunno, il suo teatro. Si chiude una vicenda burocratica lunghissima (il teatro fu inaugurato per la prima volta nel 1897 e chiuso dal 2016) e si colma “Quello che era un buco nero nel tessuto delle relazioni sociali e culturali cittadine” come affermano nel comunicato congiunto il sindaco Francesco Italia e l’assessore alla cultura Fabio Granata “Abbiamo accompagnato insieme, in questi anni e con ruoli istituzionali diversi, il complesso percorso di recupero definitivo del nostro Teatro. Oggi possiamo finalmente dire missione compiuta”.
“Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto e niente è falso” diceva Gigi Proietti. Benvenuti a teatro, dove tutto è felicità. E’ un felice Orazio Torrisi, direttore artistico del Teatro, che commenta la serata inaugurale pensando a Klimt e Degas “Il teatro pieno sembrava un quadro impressionista. Mi sono commosso, dopo averlo visto vuoto nei lunghi giorni trascorsi tra le incertezze di una ripartenza. Spesso entravo in teatro, mi sedevo sul palcoscenico e osservavo le sedie vuote. E’ stata un bel colpo al cuore: credo si sia capito nelle mie parole iniziali. Un bilancio positivo anche alla fine perché non ci sono stati commenti negativi. Il pubblico si è divertito con il testo di Martoglio. <<L’altalena˃˃ è uno spettacolo particolare che nasce come dramma e solo per la trasposizione delle compagnie è diventato un testo comico”
Certo, si è riso molto , di una risata che viene dal passato, per gestualità e battute facili su facili escamotage lessicali. Risata affannata sempre a farsi dettare il registro comico dall’urgenza del presente. Ma se si mette in scena Tuccio Musumeci, che del Teatro è storia essenza dedizione e spirito, insieme a Miko Magistro e a una magmatica Guia Jelo, alle prese con Nino Martoglio, maestro di personaggi dolenti e giocosi e di una lingua che fa estro del dialetto, la felicità dello spettatore è assicurata. E pure un pizzico di emozione, quando nel frame dei saluti, la faccia di Tuccio Musumeci si affaccia a chiudere il sipario.
Come una foto che resta lì a dire: questo è un tempio, il nostro sul palco e il vostro in platea. Cominciare con un gigante del Teatro come Musumeci è stato una specie di rito apotropaico? “A Siracusa c’è una lunga tradizione di presenza delle compagnie catanesi” dice Torrisi che punta a portare in scena spettacoli molto diversi tra loro con protagonisti del teatro contemporaneo: per citarne alcuni Emma Dante, Vincenzo Pirrotta, Roberto Andò, Silvana Grasso, Moni Ovadia, Luana Rondinelli, Rosario Palazzolo e poi Mario Incudine e Costanza Di Quattro e ancora fuori dai due cartelloni “Il compleanno” di Harold Pinter per la regia di Peter Stein con Maddalena Crippa e Alessandro Averone e in scena mercoledì prossimo “Il lupo e la luna” di Pietrangelo Buttafuoco con Salvo Piparo e Lello Analfino.
“Uno spaccato del teatro di oggi per riavvicinare il pubblico a un rito. Il teatro – afferma Torrisi- è un momento fondante della vita sociale di una comunità. Da parte nostra c’è il dovere di riconquistare il pubblico e soprattutto i giovani, per farli innamorare e farli riappropriare di questo rito. Il confronto con una proposta teatrale aiuta alla crescita sociale, politica dell’essere umano”.
Tutto questo in una città in cui la ricezione della teatralità è legata a un rito antico, l’unico finora delle rappresentazioni classiche. Una sfida che Torrisi intende portare avanti anche con la Fondazione Inda e la presenza in platea di Valeria Told, sovrintendente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, è una conferma.
Un luogo che si apre alla comunità con l’auspicio da parte di Torrisi di aprire gli spazi del Teatro a convegni, eventi, incontri, riflessioni sulle messinscene. Entusiasmo e soddisfazione per la prima festa del Teatro Massimo. Luci ed eleganza. Arte e città.
Per Strehler il teatro è la parabola del mondo, per Grassi è un modo di amare il mondo e per Gassman un modo per non impazzire. Ogni volta che un teatro muore e la vicenda del Globe di Roma lo dimostra un’ombra scende nella città. E quando un teatro apre avviene tutto quello che Strehler, Grassi e Gassmam affermavano e qualcosa in più.