Sarà il Centro per il restauro della Venaria Reale, presso Torino, a lavorare per il recupero del Museo Nazionale di Damasco, in Siria, rimasto gravemente danneggiato durante la guerra degli scorsi anni. L’ha annunciato l’assessore alla Cooperazione Internazionale del Piemonte Maurizio Marrone in occasione dell’incontro di oggi con il patriarca di Antiochia e Gerusalemme Youssef Absi, vale a dire la massima figura spirituale cattolica del Medio Oriente. Absi era a Torino per donare alla Regione un’icona sacra in segno di gratitudine per le azioni di pace promosse in Siria dal Piemonte. Tra queste va segnalato il finanziamento del progetto di una scuola di icone a Damasco, alla quale stanno partecipando oltre quaranta studenti, tra cui molte donne.
L’icona donata alla Regione Piemonte, che sarà esposta nel nuovo grattacielo che ospita tutti gli uffici regionali, insieme al Cristo Pantocratore e alla figura della Vergine Maria, rappresenta anche San Giovanni Battista (patrono di Torino), una riproduzione della Sacra Sindone e l’immagine geografica del Piemonte. Nella foto, al centro, il patriarca Youssuf Absi, a destra il presidente del Piemonte Alberto Cirio e l’assessore Maurizio Marrone.
La presenza del patriarca, ha sottolineato Maurizio Marrone, rappresenta «uno stimolo per sensibilizzare tutto l’Occidente, a partire dalla nostra Regione, affinché si fermino le violenze, si salvino gli ostaggi israeliani, si evitino ulteriori stragi della popolazione civile come quella che abbiamo visto all’ospedale battista di Gaza». «La grande tradizione della cristianità d’Oriente – ha aggiunto Marrone – può essere un campo di mediazione e di dialogo tra civiltà, per riportare alla pace e alla diplomazia le tensioni in quell’area geografica così complicata».
In occasione della visita alla sede della Regione Piemonte, ai giornalisti che gli chiedevano del conflitto in corso fra israeliani e palestinesi il patriarca Absi ha risposto che non intendeva parlare di politica; tuttavia una presa di posizione è arrivata da monsignor Chihade Abboud, procuratore patriarcale presso la Santa Sede per la Chiesa cattolico-greco-melchita, che lo accompagnava: «La Chiesa non è un’istituzione politica, il suo compito è quello di stare vicina ai suoi figli, ovunque si trovino. Di fronte alla guerra non appoggiamo un popolo o un altro, ma la verità. Il bene massimo è l’uomo, non il territorio o il dominio: tutto questo svanisce di fronte all’importanza dell’uomo».
Ad accompagnare il patriarca di Antiochia e Gerusalemme c’era anche l’archimandrita Naaman Rawik, il parroco di Raqqa, in Siria, che fu l’ultimo cristiano a lasciare la città siriana assediata dall’Isis e venne anche rapito e ferito dai terroristi islamici. Ora si occupa della comunità cristiana greco-melchita fuggita in Svezia ed è docente alla scuola di icone sacre di Damasco.