Oggi come ieri i bambini sono le prime vittime innocenti dei conflitti. Dispiace constatare che, ancora nell’anno 2023, alla stragrande maggioranza del popolo italiano il nome di Gorla non dica nulla. Eppure, questo importante quartiere di Milano assurse agli orrori della cronaca storica nell’ottobre 1944, allorquando, durante un violento bombardamento aereo degli angloamericani sul capoluogo lombardo, la scuola elementare Francesco Crispi fu investita da un inferno di fuoco. A farne le spese furono 200 esseri umani tra fanciulli, maestre e personale dell’istituto. Perirono anche alcuni genitori degli innocenti fanciulli che, udito l’allarme aereo, si diressero immediatamente verso la scuola per salvare i propri figli.
Se può consolare, va evidenziato che a supporto dell’Aviazione americana, in quella operazione non prese parte la Regia Aeronautica, l’Arma azzurra che dopo l’armistizio dell’8 settembre, rimasta fedele al Re Vittorio Emanuele III, era schierata con le forze straniere. Riguardo l’Aeronautica della Repubblica Sociale Italiana, nei limiti del possibile, si dedicò alla difesa dei cieli dell’Italia settentrionale dagli attacchi delle preponderanti forze aeree nemiche. Praticamente, le due Aeronautiche d’Italia, seppur dilaniate e contrapposte – Regia Aeronautica del Regno del sud ed Aeronautica Nazionale Repubblicana della Rsi – non presero parte ai bombardamenti sulle città italiane al seguito dei rispettivi alleati. Inoltre, non sparandosi addosso, evitarono una ulteriore guerra fratricida.
Divisa ed occupata da eserciti stranieri contrapposti, l’Italia viveva un momento drammatico acuito dall’armistizio dell’8 settembre e dalla successiva dichiarazione di guerra – 13 ottobre 1943 – del Governo del sud retto da Re Vittorio Emanuele III, alla Germania. Per ricordare quanto accaduto a Gorla abbiamo interpellato lo storico Achille Ragazzoni.
Dottor Ragazzoni cosa accadde quel 20 ottobre 1944 a Milano?
“Una formazione di aerei americani B24 e B27, comandata dal colonnello James Knapp, lanciò il proprio carico di bombe sul quartiere milanese di Gorla (fino agli anni Venti comune autonomo), totalmente privo di interesse militare. L’attacco costò la vita a centinaia di civili ma una bomba, in particolare, colpì in pieno la Scuola Elementare Francesco Crispi provocando la morte di 184 scolari dai 6 ai 10 anni e del personale docente e non docente”.
Portatosi sul luogo dell’eccidio, l’Arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster – proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II nel 1996 – affranto disse:
“È stata la più triste giornata di questi cinque anni di guerra”.
Riguardo i funerali delle vittime, dal sito cattolico https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/20-ottobre-1944-i-piccoli-martiri-di-gorla-32644.html apprendiamo, da Luca Frigerio:
“Ma la propaganda fascista accusò gli Alleati di aver voluto colpire deliberatamente la popolazione inerme, incitando i milanesi alla vendetta contro i nemici, come si affermò nei proclami di quei giorni. Per questo il cardinal Schuster preferì non presiedere l’ufficio funebre delle vittime di Gorla che si tenne in cattedrale il 26 ottobre. Celebrazione che, con la presenza in prima fila dei gerarchi fascisti e dei capi nazisti, apparivano come una prova di forza del regime, più che l’omaggio alle povere vittime innocenti di una guerra sempre più devastante. L’Arcivescovo partecipava, dunque, ma non condivideva. E al termine della cerimonia in Duomo volle comunque dire qualche parola, ‘invocando la benedizione di Dio sulle vittime – come si legge nella cronaca dei quotidiani – e pregando che questo nuovo tributo di dolore valga a propiziarci la clemenza dell’Onnipotente onde si ponga fine a simili stragi’”.
In merito qual è la sua considerazione?
“Certo, le autorità della Repubblica Sociale Italiana, che allora a Gorla governavano, fecero celebrare solenni funerali alle vittime, alla presenza delle massime autorità militari, civili e religiose, così come di quelle consolari e diplomatiche degli Stati, amici o neutrali, presenti a Milano. Cosa avrebbero dovuto fare? Aspettare che i funerali venissero celebrati dai cappellani militari americani una volta giunti a Milano?”.
La strage di Gorla fu un errore, come hanno sempre sostenuto gli autori dell’eccidio ed i loro fiancheggiatori, o si trattò di un attacco aereo deliberato ed indiscriminato teso a colpire pesantemente Milano?
“Una prova definitiva non c’è, però questo voler continuamente parlare di ‘errore’ mi sembra quasi una scusa per assolvere, in qualche maniera, gli autori di un crimine di guerra tra i più odiosi. Per inciso, nel dopoguerra, le autorità americane proposero di far ricostruire la scuola a proprie spese, in cambio dell’eliminazione del monumento ai Piccoli Martiri. L’offensiva proposta venne sdegnosamente rifiutata”.
Perché nel nostro paese, sempre pronto a rivendicare una Memoria condivisa, non c’è spazio per tutte le Memorie, strage di Gorla compresa?
“Fuori da Milano, dove, va detto onestamente, le autorità municipali si recano sempre al monumento che ricorda la strage, pochi sanno di questo spaventoso episodio di guerra. Sui crimini nazisti, da Guernica in poi, sappiamo tutto e non è giusto dimenticarli. Sui crimini degli alleati, invece, si tace per un malinteso senso di pudore, quando non si arriva ad esaltarli”.
Il più delle volte la politica strumentalizza i fatti storici
“Il neo-giacobinismo d’accatto ed il settarismo imperanti, uniti all’ignoranza voluta, e in parte anche imposta, della nostra storia, sia antica sia recente, inducono molti ad accettare come ‘verità’ solo quelle promosse dalla propria parte politica”.
Di conseguenza si giunge alla diatriba fra crimini buoni e crimini cattivi.
“Per me i crimini rimangono tali chiunque sia a compierli e quei vecchi stupidi reazionari dei miei genitori, guarda tu, mi hanno educato a stare sempre e comunque dalla parte di chi i torti li subisce e non di chi li commette”.
Visto l’oblio in cui è stata confinata la carneficina di Gorla, oltre a lei, in ambito storico, c’è chi si è smarcato dalla dimenticanza voluta?
“Lo storico Giulio Vignoli, che va ringraziato, aiutato dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, dal Comitato per le Onoranze ai Piccoli Martiri di Gorla e dai proprietari del sito www.piccolimartiri.it ha pubblicato un libro molto interessante:
‘I 184 bimbi di Gorla’ edito da Bastogilibri di Roma (www.bastogilibri.it). Inoltre, sul sito www.gorladomani.it, si possono reperire altre utili notizie. È davvero dura la lettura del libro di Vignoli, viene un groppo in gola a leggere tutte quelle spaventose testimonianze, ma va fatta”.
Grazie dott. Regazzoni: ricordare è indispensabile per costruire. E Ildefonso Schuster era un vero Santo.
Ho ancora impressa la sua immagine ieratica mentre nel Duomo di MIlano si avvicina per impartirmi la Cresima. Un dono grande, la Cresima e Schuster, che mi ha accompagnato sempre.
‘Il neo-giacobinismo d’accatto ed il settarismo imperanti, uniti all’ignoranza voluta, e in parte anche imposta, della nostra storia’. Ottima valutazione.
Gli eventi più recenti (Ucraina e Israele) ci ricordano che la guerra moderna è di suo criminale e occorrerebbe fare tutti gli sforzi per evitarla. E’ giusto ricordare tutti gli eccidi, senza dimenticare che il teorico del “bombardamento strategico”, volto a fiaccare la resistenza del nemico colpendo anche bersagli civili, è stato un certo Giulio Douhet. In genere, comunque, gli inglesi colpivano gli obiettivi italiani con cattiveria: avevano con noi un fatto personale. Genova avrebbe fatto la fine di Amburgo se le case avessero avuto soppalchi e soffitti in legno. In fondo Boccasile aveva dipinto il celebre manifesto con Londra Kaputt. Gli statunitensi invece quando commettevano delle stragi era un po’ per imperizia, un po’ per vigliaccheria. Molti di loro non avevano molta voglia di morire in Italia: il fatto personale ce l’avevano con i giapponesi. Così magari volavano alti e cercavano di liberarsi dalle bombe senza correre molti rischi. Per capire un certo stato d’animo, basta rivedere il film Comma 22 (Chi è pazzo deve essere esonerato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esonerato dalle missioni di volo perché pazzo non è da considerarsi pazzo”).
Bello il ricordo delle scelte compiute dalla nostra Aeronautica Militare, sia degli aviatori che cooperarono con gli Alleati, sia di chi aderì alla Rsi: né gli uni né gli altri accettarono di bombardare territorio italiano. Ricordo ancora quanto mi disse il tenente colonnello Baylon, capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare della Rsi, che conobbi a Fiesole, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, in compagnia della moglie Diana, fine scultrice e pittrice: “Accettai di collaborare solo a condizione che non ci fosse chiesto di bombardare non dico una casa, ma una capanna italiana”. Dopo la guerra fu arrestato e incarcerato, poi assolto; si congedò con il grado di generale. Viveva in una bella villa sopra Firesole; quando morì, il 27 maggio del 2005, una delegazione di cadetti dell’Aeronautica Militare, appartenenti al corso “Drago”, con la stessa denominazione del suo, arrivò apposta da Pozzuoli, con un pullman dell’A.M. e i superiori che li inquadravano, per rendere omaggio alla sua memoria. Fu una bella cerimonia, nel cimiterino che si trovava proprio sotto la sua villa.
In definitiva, penso che il modo migliore di rendere omaggio alle vittime di Gorla, e non solo (penso ai bambini morti a Grosseto, mentre erano su una giostra, o a un’analoga tragedia presso Sassari), sia cercare di porre un freno alle assurde guerre in cui la follia religiosa e gli egoismi nazionali ci stanno precipitando.