«Soltanto se sarà capace di dar seguito a tutte le sue promesse, specialmente quella sulla meritocrazia, Matteo Renzi avrà vinto la vera sfida, quella che ancora deve cominciare». Ne è sicuro David Allegranti, giornalista fiorentino che il ‘Renzie’ lo conosce molto bene dato che ne ha fatto pure un articolato e profondo ritratto in un libro, “Matteo Renzi – il rottamatore del Pd” edito per i tipi di Vallecchi. Ed Allegranti è sicuro che la battaglia autentica di Matteo Renzi sia lontana ma, allo stesso tempo, incombente.
Allora, ma questo Renzi dove vuole arrivare?
Vuole fare il presidente del Consiglio e ha capito pure che c’è un partito che potrebbe, finalmente, votarlo e sostenerlo. E che da segretario potrebbe agire all’interno cambiando alcuni meccanismi che, finora, ne hanno rallentato la marcia. Perciò ha cominciato a revisionare un po’ certe sue posizioni considerate troppo ‘di destra’…
Ha iniziato un percorso di autocritica di ‘apparatesca’ memoria?
Qualche tempo fa, in un’intervista rilasciata al ‘Foglio’, Matteo Renzi disse che il liberismo fa parte del bagaglio ideale e politico della sinistra. Scatenando un putiferio. E poi non scordiamoci il sostegno alle tesi di Zingales e alla visione del mondo del lavoro elaborata da Pietro Ichino. Sullo sfondo mettiamoci la passione ‘senza se e senza ma’ per l’operato di Sergio Marchionne alla Fiat e le cene con i finanzieri ‘brutti e cattivi’ di Davide Serra. Adesso ammette che la crisi possa esser stata ingenerata dalle mosse spavalde di certa finanza e forse inaugurerà le sezioni del partito intitolate ad Enrico Berlinguer…
Che l’eretico fiorentino si sia redento sulla via di Botteghe Oscure?
E pensare che fino a qualche mese fa alle sue manifestazioni per nessuna ragione al mondo avrebbe accettato di vedere il simbolo del Pd. Adesso quando chiude i suoi interventi non manca mai di ringraziare il partito: “Viva l’Italia, Viva il Pd”. Certo, questa sì che è una folgorazione che colpisce… Evidentemente ha capito che i partiti servono ancora a qualcosa.
Però il Renzi d’apparato non ce lo vediamo proprio…
Ma lui non ha mai detto di essere per un partito così come concepito dall’establishment post-comunista. Non ha mai creduto nelle strutture pesanti, nella burocrazia, nella filiera di segretari politici e locali, dirigenti. Questi partiti, per Renzi, sono ‘morti’. Lui crede nella forma del partito ‘leggera’…
Come Berlusconi?
Ma no…
La sua colpa maggiore, davanti al “tribunale” della sinistra italiana, è stata quella di essere troppo berlusconiano…
Accostare la figura di Renzi a quella di Berlusconi può essere fuorviante. Se già consideriamo che il sindaco di Firenze non ha né i soldi né le donne del Cavaliere di Arcore…
Eppure in tanti lo fanno questo accostamento.
Sì, perché è stato un ottimo discepolo dell’ex premier sotto il profilo della comunicazione politica. Il Rottamatore ha imparato alla perfezione la tecnica del rilancio…
Cioè?
L’arte di rilanciare sempre sull’avversario politico. Basta vedere l’ultima campagna elettorale a Firenze. Proposte su proposte, sempre più “interessanti”, appetibili e comprensibili a tutti. E’ un modo fantastico per distogliere l’attenzione dai temi centrali e concentrarla sui punti più favorevoli del dibattito. Renzi, in fondo, ammira la capacità dimostrata da Berlusconi di crearsi un vero e proprio impero politico e la maestria nell’utilizzo delle tecniche di marketing applicate alla politica.
Detto tra noi, Renzi ce la farà a guidare questo Partito democratico?
I post-comunisti hanno dimostrato di non aver saputo fronteggiare la ‘minaccia’ renziana. Invece di costruire un’alternativa credibile al sindaco di Firenze hanno passato cinque anni a tessere regole, labirinti di norme interne con l’unico obiettivo di contrastarlo a tutti i costi. E l’aver superato brillantemente i lacci tesi da D’Alema, Bersani e compagnia costituisce un punto a favore della sua stessa credibilità. E poi non ci scordiamo che può essere uno dei pochi attori sull’attuale palcoscenico politico a ricalcare, in Italia, le orme di Barack Obama..
Matteo l’americano?
Obama, vincendo, ha messo fine ad alcune guerre di religione americana. Renzi potrebbe essere in grado, modernizzando il centrosinistra, di superare il grande limite della politica italiana, ossia la polarizzazione tra berluscones ed anti-berlusconiani, andando oltre ad un argomento che per vent’anni ha caratterizzato l’intero dibattito politico nazionale.
Ma quei finanzieri ‘brutti e cattivi’ delle cene di Serra cosa ne pensano dell’idea di diventar segretario del Pd? E che ne penserà la base ‘storica’ democrat?
Davide Serra, organizzatore della famosa cena milanese, almeno a giudicare dal suo vivace profilo su Twitter, non sembra aver cambiato idea. È convinto che Renzi possa trasformare radicalmente il Pd.
C’è qualche possibilità per Gianni Cuperlo di spuntarla contro il Rottamatore?
Cuperlo è una brava persona, molto preparata. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare: talvolta sulla preparazione, infatti, Renzi pare un po’ zoppicante. D’altro canto, però, lo scontro sembra già polarizzato e Gianni Cuperlo potrebbe ottenere un buon risultato ma che vinca, francamente, mi pare impossibile.
Anche perché intanto gli ex Dc si sono schierati tutti con Renzi? Ma è vero quello che tanti sussurrano, e cioè che la Balena Bianca abbia voglia di riemergere dagli abissi della storia?
Personaggi che ormai hanno fatto la loro storia, come Dario Franceschini e Beppe Fioroni, non hanno nascosto il ‘favore’ alla proposta di Matteo Renzi segretario Pd. A parer mio si tratta di una mossa finalizzata alla sopravvivenza. Ritengo che si siano schierati con il candidato vincente. Ma stiano attenti, questi signori: il Rottamatore ha promesso di fare piazza pulita e di cambiare tutto. E attorno a questa sua promessa che si gioca molto del suo futuro politico.
In che senso?
Nel senso che se Matteo Renzi dimostrerà di poter essere un vero riformatore del centrosinistra, e di riflesso dell’intero panorama politico italiano, avrà davvero dato un senso alla sua lunga battaglia. E’ stato lui a dire: “Dirigenti bravi, non fedeli”. Se si limiterà a sostituire i ‘vecchi amici degli amici’ con i suoi pupilli a ‘sto punto non sarà cambiato nulla. Ha promesso meritocrazia. Se lo farà sarà davvero il grande riformatore della politica italiana. Altrimenti soltanto un fallimento.
Che frecce ha nel suo arco, Renzi?
Dalla sua ha una cattiveria innata. Politicamente ha dimostrato di aver la capacità di non guardare in faccia a nessuno. Gli ex Dc sono avvertiti. Questa sua caratteristica potrà aiutarlo nella grande sfida che lo attende: cambiare il partito. Se non ci riuscirà, e sarà il partito a cambiare lui, avrà fallito senz’appello.
Da grandi capacità derivano grandi responsabilità. C’è un Pantheon cui attinge il Rottamatore?
Personalmente credo poco ai Pantheon e meno che Renzi abbia modelli ferrei da seguire a tutti i costi. Il sindaco di Firenze ha la capacità di riuscire a parlare alla pancia di tutti e, quindi, di riscaldare tutte le platee. Ad un congresso di Sel nel 2010, prima che si consumasse la rottura tra lui e Vendola, fu in grado di strappare applausi a scena aperta dai militanti di un partito di sinistra schietta. Piace ancora al centrodestra, credo, e riuscirà pure a pescare nell’elettorato dei delusi del Movimento Cinque Stelle, puntando forte sul lato ‘anti-casta’ della vicenda. E c’è anche chi vede in lui, in assenza di alternative serie, il male minore. Però, questa sua voglia di ‘piacere a tutti’ potrebbe, alla lunga costituire un limite. E’ consapevole di poter essere trasversale ma, a volte, essere eccessivamente bipartisan finisce per diventare politicamente sconveniente. Se sarà bravo e coraggioso, prenderà invece scelte davvero impopolari, da leader”.