La recente scomparsa di Giorgio Napolitano, capo dello Stato dal 2006 al 2015, noto esponente comunista, ha provocato commenti, dibattiti ed analisi di vario orientamento.
Fra i tanti ricordi è stato menzionato il mancato visto accordatogli dalle autorità americane per recarsi negli Usa, nella primavera 1975. Visto negato anche a Sergio Segre, altro noto esponente del Partito Comunista. Intervistato da Fabio Fazio per la trasmissione Che Tempo che fa, Napolitano ricordò: “Kissinger era segretario di Stato. Io, avendo avuto inviti da quattro o cinque dalle maggiori università americane presentai la domanda per avere il visto, e occorreva un nulla osta viewer del segretario di Stato americano se il richiedente era un comunista o un fascista. Il mio è il primo caso ovviamente. E Kissinger non volle prendere in considerazione la concessione del visto”.
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Stampa e tv hanno tralasciato il seguito clamoroso della vicenda e quanto accadde in Italia, in quel drammatico 1975. Infatti, dopo il visto negato a Napolitano, fu Giorgio Almirante, segretario del Msi, a volare negli Stati Uniti nel mese di settembre di quell’anno, per una serie di incontri con esponenti della Casa Bianca, del Partito Repubblicano e del Partito Democratico.
In tal caso non vi fu alcun veto nei confronti di colui che in Italia veniva bollato, dall’antifascismo istituzionale e da quello eversivo, come “fascista”, “fucilatore di partigiani”, “boia”.
Il Msi era reduce dai grandi successi dei primi anni Settanta scaturiti dalla vincente politica di Destra Nazionale. Politica che aveva fatto della Fiamma Tricolore missina un movimento aperto a quel mondo anticomunista, di orientamento cattolico e liberale, che aveva preso anche parte alla lotta partigiana ed alla Guerra di Liberazione.
Il contesto interno e quello internazionale
Le elezioni regionali del giugno 1975 videro il trionfò del PCI con oltre il 33% dei voti, una grande vittoria rispetto alle regionali del 1970 ed alle politiche del 1972.
Riguardo gli altri partiti, la DC arretrò al pari del PSDI, il PSI conseguì un buon risultato, il PRI rimase stabile, il PLI venne falcidiato.
Quanto al MSI-DN, rispetto alle regionali del 1970 la Destra Nazionale riportò un aumento di voti (oltre l’1%) e seggi (+ 8); in confronto alle politiche del 1972 subì una flessione di oltre il 2%; un campanello d’allarme che non modificò i piani di Almirante. Il progetto di Destra Nazionale doveva andare avanti con maggior vigore – nel mese di novembre sarebbe nata la Costituente di Destra – coinvolgendo quelle forze che, pur avverse al PCI, nutrivano ancora diffidenza nei confronti del MSI-DN.
Il viaggio negli Stati Uniti nel settembre 1975 rappresentò l’occasione per accreditare una Destra in evoluzione, tenacemente impegnata nella battaglia anticomunista.
Gli Usa vivevano un periodo difficile dovuto alle dimissioni del Presidente Nixon – agosto 1974 – causa l’affaire Watergate, al crescente imperialismo comunista – sovietico e cinese – ed all’affermarsi in Occidente, Italia in testa, di partiti comunisti e movimenti di ispirazione comunista. Inoltre, nell’aprile 1974, in Portogallo, soppiantato dalla golpista Rivoluzione dei Garofani, era venuto meno il regime anticomunista salazariano seguito di lì a poco, in estate, dalla caduta in Grecia del Regime dei Colonnelli e dalla sconfitta, nell’aprile 1975, dell’anticomunista Vietnam del Sud sopraffatto dal comunismo nordvietnamita. Restava in sella la Spagna franchista che, però, doveva fare i conti con le precarie condizioni di salute del Generalissimo (spentosi nel novembre 1975). In tale contesto la presidenza Ford – successore di Nixon – nonostante l’attivismo di Henry Kissinger, il potente Segretario di Stato, si rivelava alquanto debole.
Naturalmente gli Usa raccoglievano i frutti del loro ambiguo anticomunismo visto che, dopo essere stati alleati determinanti nel Secondo Conflitto del comunismo sovietico contribuendo a rafforzarlo, nei primi anni Settanta – proprio con Nixon – avevano fornito un contributo non indifferente alla crescita del comunismo maoista, peraltro a scapito della anticomunista Taiwan.
Dopo aver edificato alleanze con il comunismo, è stato un classico della politica americana quello di chiedere aiuto o affidarsi, nei momenti di difficoltà, a nazioni e forze realmente anticomuniste. Se ne accorse il Presidente Dwight D. Eisenhower – noto generale nel Secondo Conflitto Mondiale – che, ereditando tali ambiguità, nel dicembre 1959 si recò nella Spagna di Franco per sottoscrivere, con il Generalissimo, un accordo in chiave anticomunista che, di fatto, faceva uscire dall’isolamento internazionale lo Stato iberico, disponibile a mettere a disposizione degli USA ben quattro basi militari. A quella di Eisenhower fecero seguito le visite di Nixon, nell’ottobre 1970 e di Ford, nel giugno 1975. Di fatto, la Spagna, da Nixon definita “importante colonna occidentale nella difesa del Mediterraneo”, pur non facendo parte della NATO, era da considerarsi un alleato fondamentale per gli Usa.
Almirante negli Usa
Al seguito di Almirante – recatosi pochi mesi prima nell’Iran dello Scià Reza Pahlavi – il senatore Mario Tedeschi, direttore del settimanale Il Borghese e l’ex ambasciatore Francesco Cavalletti, l’artefice di quella missione. Partendo dall’incontro con il senatore John Pastore, del Partito Democratico americano, scrisse in proposito Mario Tedeschi:
“Sono le 9,30 del 23 settembre e su Washington cade una pioggia torrenziale. Siamo nello studio di Pastore, al Senato, l’onorevole Giorgio Almirante, l’ambasciatore Francesco Cavalletti ed io, in viaggio parlamentare per far conoscere ai rappresentanti del popolo americano i pensieri e le preoccupazioni della Destra e, più ampiamente, degli elettori anticomunisti, circa il futuro dell’Italia e del mondo libero. […] Pastore […] uno dei più autorevoli esponenti del mondo politico americano, condivide pienamente la nostra diagnosi e le nostre apprensioni. Così come, del resto, in cinque giorni di fitti colloqui, mostreranno di condividerle senatori e deputati americani delle due parti: i senatori Helms, Thurmond, Brock, Byrdy’r, Dominici, Eagleton, il deputato Wolff, il Capo della maggioranza al Congresso, Thomas O’ Neill, e gli undici deputati di origine italiana riuniti nel suo studio per ascoltare dai rappresentanti parlamentari della Destra italiana la verità sulla situazione politica del nostro Paese. Ma il Parlamento americano, nei suoi due rami, nei suoi due partiti, non è solo a nutrire apprensione per l’Italia e a non credere che il comunismo di Enrico Berlinguer sia ‘diverso’.
A conclusione del viaggio, la mattina di sabato 27, alle ore 11, ricevendoci nel suo ufficio alla stanza numero 368 dell’Old Executive Building della Casa Bianca, il signor Denis Clift, della Senior Staff Member of National Security Affairs, consigliere del Presidente per gli Affari europei, ci dirà in modo esplicito che il Presidente degli Stati Uniti considera ‘un nonsense’ un’assurdità, la partecipazione dei comunisti al governo di una Nazione che aderisca al Patto Atlantico, cioè ad una alleanza concepita in funzione anticomunista. Questo è il pensiero di Ford, dirà il signor Clift; questa è la politica della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato, che l’Ambasciatore americano a Roma, Volpe, ha esattamente interpretato con la sua intervista del 10 settembre; intervista contro la quale si sono scagliati comunisti, socialisti e democristiani di sinistra. […]
In questa situazione, l’onorevole Giorgio Almirante ha aperto tutti i colloqui politici che abbiamo avuto, dicendo: ‘Noi della Destra siamo qui per conoscervi e per farci conoscere. Non abbiamo nulla da chiedere: né denari a voi, né posti di governo ai partiti italiani. Vogliamo soltanto trovare insieme la maniera di impedire che l’Italia diventi comunista’”. (Mario Tedeschi “L’America ascolta la Destra”, Il Borghese n. 40, del 5 ottobre 1975).
Quando in Italia si venne a sapere della visita di Almirante negli Usa si scatenò il pandemonio. Il mondo antifascista insorse elevando una vibrata protesta nei confronti delle autorità statunitensi, ree di aver accreditato un “fascista”. Pochi giorni dopo, fu la giornalista Oriana Fallaci a volare negli Usa dove, dalla sede dell’Associazione Giornalisti Americani, si rivolse alla opinione pubblica statunitense:
“Mi chiedo se sappiate davvero chi è questo Almirante e che cos’è il suo Msi. […] È l’erede del Partito nazionale fascista, quello che combattevate trent’anni fa, quello contro cui mandavate i vostri ragazzi a morire. È il volto legale del partito neofascista italiano, l’ossatura da cui e grazie a cui fioriscono i movimenti di estrema destra come Ordine Nuovo od Ordine Nero. I movimenti cioè che tengono in vita la strategia della tensione: le bombe, certi rapimenti, le stragi […] mi consolo a pensare che Giorgio Almirante, leader del Msi, si prepara ad affrontare un processo nel quale sarà accusato di avere ricostituito il Partito nazionale fascista: crimine previsto dalla nostra Costituzione. […] Ci sono voluti anni, anni, per istruire questo processo e mettere insieme i documenti di accusa. Ci è voluta l’autorizzazione del Parlamento, Almirante è deputato, e ora si aspetta quella del Senato”.
Tale passaggio appare alquanto fallace visto che, per un parlamentare, solo la Camera di appartenenza, Senato o Camera che sia, può concedere o negare l’autorizzazione a procedere. Tra l’altro, Almirante era in attesa di essere processato per ricostituzione del disciolto Partito Fascista visto che la Camera dei Deputati, il 24 maggio 1973, aveva concesso l’autorizzazione a procedere con il voto favorevole dello stesso Almirante. Nelle richieste di autorizzazione che lo hanno riguardato, Almirante ha sempre votato a favore, cioè contro sé stesso pur di andare a processo. Processi mai celebratisi.
Riportiamo il seguito della Fallaci:
“E per questo io sono qui: per spiegarvi quanto è grave aver detto sì ad Almirante e no a qualcun altro. Cioè a un signor Giorgio Napolitano, per incominciare. E chi è il signor Napolitano? È un comunista italiano, un uomo colto che la scorsa primavera venne invitato da un’università di Boston per tenere una conferenza dal titolo ‘II comunismo in Europa’, e che in seguito a questo chiese il visto a Volpe. Ma Volpe glielo negò: su ordine diretto, sembra, del segretario di Stato Henry Kissinger. Tuttavia il vostro è uno strano paese. […] Lo scandalo incomincia qui, cari amici. […] Sta nel fatto di rifiutare il visto a uomini ideologicamente contestabili forse ma moralmente e politicamente decenti come Giorgio Napolitano e Sergio Segre, per concederlo a uomini ideologicamente e moralmente e politicamente indecenti come Giorgio Almirante e Mario Tedeschi. […] Davvero non vorrei, un giorno, trovarmi in un ristorante di New York con un americano vicino alla Casa Bianca che mi chiede: ‘Come si scrive Almirante?’. Vero è che quel giorno non mi troverei affatto a New York. Perché, se non fossi già morta ammazzata dalla milizia di un Almirante, o in prigione a essere seviziata dai torturatori di un Almirante, sarei nella Resistenza» (O. Fallaci, «Almirante spiegato agli americani», L’Europeo, n. 44 del 31 ottobre 1975).
Una quindicina d’anni fa riuscendo a rintracciare uno degli interlocutori di Almirante in quella visita, l’ex senatore repubblicano William Emerson Brock ricordò:
“Io penso che i comunisti siano stati più efficaci di molti dei loro avversari, almeno per quanto concerne la guerra delle parole. Chiamare fascista chiunque non fosse comunista sortiva un effetto solo su chi, in realtà, non ne sapeva granché.
Del Partito della Destra Italiana io non ero sicuro di saperne abbastanza e di avere un’opinione molto convinta, eccetto per quanto concerne la sua vena anti-comunista. Quella, per me, era una buona cosa. Non conoscevo Giorgio Almirante prima della sua visita negli Stati Uniti nel 1975. La mia sensazione fu che in Italia, i principali partiti anti-comunisti fossero generalmente quelli di Destra. I miei ricordi di quell’incontro non sono chiari. Sono sicuro di aver accolto con piacere l’opportunità di incontrare persone come Giorgio Almirante ed i suoi colleghi perché mi aiutarono a capire il loro obiettivo, le loro motivazioni nel lottare contro i comunisti ed i fascisti ed il loro interesse nel collaborare con gli Stati Uniti. Per me fu un’opportunità per apprendere qualcosa di interessante”.
In conclusione, Napolitano si recò negli Stati Uniti nel 1978 durante il mai avversato, dagli Usa, “Compromesso Storico Dc-Pci”. Quanto a Segre, poco dopo il mancato visto, il deputato comunista si recò negli Usa, nel novembre 1975, quale componente di una delegazione parlamentare presieduta dal senatore Giuseppe Vedovato (DC); il Msi era rappresentato dall’onorevole Luigi Turchi.
Almirante vi fece ritorno nel 1983 dove, fra gli altri appuntamenti, tenne una conferenza agli studenti della Saint Joseph’s University di Filadelfia. Era con lui anche il giornalista Massimo Magliaro.
Oriana Fallaci era l’epitome della stronzaggine, E pensare che non pochi oggi, da destra, la esaltano…