La fotografa Maria Pia Ballarino è di Siracusa. Il suo amore per la fotografia inizia all’Accademia di Belle Arti di Catania, plasmato e levigato da anni nella “bottega” di uno dei più grandi ritrattisti siracusani, Aldo Palazzolo. Affascinata da sempre dall’essere umano, dalla gestualità, ha concentrato il suo lavoro sui volti e le figure fotografando visi, ritratti e corpi nudi. A Londra, dove ha vissuto per qualche anno, ha collaborato con vari brand e riviste di moda per poi tornare definitivamente in Sicilia nel 2001. Da allora racconta la Sicilia e le persone, collabora dal 2014 come fotografa di scena per la Fondazione Inda. I titoli delle sue mostre svelano la carnalità, l’intimità, lo scarto onirico e la celebrazione della luce che contraddistinguono le sue fotografie: Progetto Fotografico Fiumara d’Arte Meridiniani di Luce per la Fondazione Presti (2011), Liquid Portraits e Perversioni corporee (2010), She has a dream (2014) e “Ciauru di fimmina” (2016). Al suo motto “avere fame di vita” si rifanno le foto che raccontano le rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa “Vivo e respiro la magia del teatro greco, ritraggo le infinite espressioni dei volti e l’essenzialità dei nudi che stabiliscono complicità e intimità viscerale con i miei soggetti”.
Ecco alcuni scatti dallo spettacolo “Ulisse, l’ultima Odissea” diretto da Giuliano Peparini. Le foto di Maria Pia Ballarino sono accompagnate da una scelta di versi dal libretto dell’opera, scritto da Francesco Morosi. Nello spettacolo Odisseo è Giuseppe Sartori, Aedo (e Polifemo) è Massimo Cimaglia, Circe è Giovanna di Rauso; Giulia Fiume è Anticlea, Alessio Del Mastro è l’inserviente (e l’anima di Tiresia). Nell’ultima foto il cast con Reuben Bullock di Reuben and the Dark autore delle musiche.
Odisseo: Amico, tu sei la prima persona che incontro in questo luogo/Ti saluto, non mi guardare con animo ostile […] Dimmi, ti prego! Sono davvero arrivato nella mia patria adorata?
Aedo: Racconta, Musa, dell’uomo dai molti sentieri, che vagò tanto/dopo aver distrutto la rocca sacra di Troia:/ di tanti uomini ha visto le città e ha conosciuto la mente/ e tanti dolori ha sofferto per mare
Aedo:…caddero dalla nave i compagni,/ e come cornacchie attorno alla nave nera/ li portava via le onde; e un dio tolse loro il ritorno
Aedo: Sentì il rimbombo cupo del mare che batteva gli scogli:/ onde immense ruggivano verso la terraferma/ mugghiando tremende; tutto copriva la schiuma del mare
Aedo: Era destino che morissero quando la città avesse accolto al suo interno/ un grande cavallo di legno, dove sedevano i migliori/ fra i Greci, per portare ai Troiani la rovina e la morte
Inserviente: “Legò l’otre nella nave capiente con un bel nastro d’argento,/ perché non ne uscisse neanche il più piccolo soffio”
Circe: Ma tu hai nel petto una mente che non si fa ammaliare/ […] Su, riponi la spada nel fodero, saliamo sul letto;/facendo l’amore avremo fiducia l’uno nell’altra
Anticlea: Figlio mio! Come mai sei qui, vivo, nella nebbia di tenebra?/[…]Non mi ha uccisa colpendomi dentro il palazzo con i suoi dardi miti/ l’arciera infallibile, Artemide,/ e non mi ha aggredita una malattia, di quelle che/ distruggono l’animo dopo aver consumato le membra/ E’ stata la nostalgia di te e dei tuoi pensieri/ della tua tenerezza, splendido Odisseo, a portarmi via la vita dolcissima
Sirene: Nessuno è mai passato da queste coste con la sua nave nera/ senza ascoltare il nostro canto di miele
Odisseo: E sentirono Circe che all’interno cantava con voce armoniosa
Aedo: Disse così, e tutti rimasero zitti, in silenzio:/ li tratteneva l’incanto