
Il 7 gennaio del 1989 morì l’imperatore giapponese Hirohito. Una dipartita che chiuse la stagione dei grandi leader globali della seconda guerra mondiale. Al sovrano nipponico ha dedicato una accurata e densa biografia Alarico Lazzaro, giovane ricercatore barese, autore del libro “Hirohito, un imperatore tra due epoche” (Historica – Giubilei Regnani).
L’opera – corroborata da un apparato molto rilevante di note e da una bibliografia notevole – racconta il percorso imperiale durato 62 anni, con la parentesi dolorosa della sconfitta del Giappone nel secondo conflitto bellico globale e della tragedia delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki.
Nel volume si ritrovano i capisaldi della tradizione giapponese, dalla connessione con l’imperatore al bushido, dalla “Voce degli spiriti eroici” raccontata da Yukio Mishima a un inquadramento militare del contesto nel quale il Giappone si ritrovo’ per l’allineamento all’asse con Roma e Berlino. C’è anche la trascrizione del discorso di Benito Mussolini a Montecitorio, quando elogiò il coraggio dell’esercito giapponese contro le armate statunitensi:
“Dove sono i profeti americani che pensavano di liquidare il Giappone in tre settimane o al più in tre mesi? Evidentemente non conoscevano nulla della forza militare del Giappone e soprattutto della sua intima struttura morale, per cui, in quel paese, l’imperatore ha non dico l’autorità, ma la dignità di un Dio, ed i soldati che muoiono in guerra dono deificati. E’ veramente difficile battere un popolo che ha in sé risorse morali di questa natura…”. L’atomica, però, alla fine ebbe la meglio su un popolo dal coraggio encomiabile e irraggiungibile.
Tra gli aneddoti e gli incontri ricostruiti da Lazzaro c’è anche quello tra l’imperatore e Giovanni Paolo II nel 1981, un evento di carattere religioso in quanto il pontefice reputava il suo interlocutore il capo della comunità dei credenti shintoisti.
La morte di Hirohito segna la fine di un’era nipponica e il libro di Lazzaro ne costituisce uno strumento imprescindibile di studio e di approfondimento.
Tutto vero, ma i giapponesi non avevano confidenza con le armi (un tempo riservate ai samurai e loro uomini) mentre gli statunitensi sì. Ciò pure ha contato, oltre alla enorme superiorità americana nel produrre armi, fino alle atomiche.
Disciplina e coraggio contro le armi moderne contano poco. Purtroppo.
Dire che i giapponesi avrebbero fatto meglio a non invadere tutti quei territori no, eh? A proposito: i massacratori di Nanchino di quali virtù avrebbero dato prova? Semmai diciamo qualcosa a proposito del fatto che Hiro Hito non pare fosse entusiasta dell’allargarsi del conflitto all’America.
I giapponesi avevano una demografia assai superiore al territorio detenuto. Avevano una gran capacità industriale, quindi necessitavano, come la Germania, di materie prime ed energetiche, di alimenti. Neppure la Germania imperiale era autosufficiente dal punto di vista alimentare. Se non teniamo in conto questo dobbiamo ricorrere a più o meno false teorie moraleggianti, sull’imperialismo, il militarismo, il patriottismo malato ecc. Puntavano ad avere un loro ‘spazio vitale’? Certo, perchè inglesi, francesi, americani non l’avevano forse fatto prima, nel mondo? Che sarebbe stato dell’Inghilterra senza impero? Solo con il sistema liberal parlamentare non riempi la pentola… Poi l’han risolto diventando essi (inglesi, giapponesi, tedeschi) abitanti di Informal Colonies a sovranità limitata…
….Poi l’han risolto diventando essi (inglesi, giapponesi, tedeschi) abitanti di Informal Colonies a sovranità limitata…Ma in un mondo diverso, dove le barriere doganali ed i dazi diminuivano sempre più.
Per approfondire un po’. La Germania a cavallo tra 8 e ‘900. Un paese già accerchiato da nemici (a Nord il regno di Svezia che devastò l’area tedesca nella guerra dei Trent’anni, a Est la Polonia e la Russia, a Sud l’Austria fino al 1866, ad Ovest la Francia) che cosa fa per sopravvivere? Sviluppa non il parlamentarismo (che può permettersi l’Inghilterra difesa dal mare), ma la sindrome dell’accerchiamento, il militarismo (Stato caserma, re sergente) e l’accentramento. Si aggiunga la non autosufficienza alimentare e l’enorme sviluppo industriale che richiedono importazione di cereali (che si trovano nelle pianure infinite dei Paesi slavi) e materie prime e mercati di esportazione per la produzione crescente, proprio mentre il mondo viene spartito tra Regno Unito e Francia (loro sì che hanno lo spazio vitale), l’America Latina è diventata il ‘patio trasero’ degli USA, che dal 1898 aspirano pure a dominare il Pacifico, nell’Estremo Oriente il Giappone – che ha caratteristiche similari alla Germania – ha iniziato la sua spinta espansionista … e alla Germania in piena crescita (la produzione ha già superato quella britannica ed è la seconda al mondo dopo gli USA) che cosa rimane? Emblematico il discorso di von Bülow al Reichstag l’11 dicembre 1899. Guglielmo II prova a rivendicare lo ‘spazio vitale’ per la Germania con la diplomazia, ma nel campo è un apprendista stregone e batte una nasata dietro l’altra, fino a convincersi che l’Impero può ottenerlo solo con l’espansionismo (essenzialmente coloniale) e concorre alla corsa al riarmo, a cominciare dalle leggi navali del 1899, che minacciano la supremazia britannica, che già aveva deciso di potenziare la sua flotta da guerra. Nel 1905 con il Piano Schlieffen la Germania accetta l’ipotesi della guerra su due fronti, il terrore di Bismarck (che l’aveva scongiurato con il sistema di alleanze poi smantellato da Guglielmo II).
Gli americanos hanno invece fatto senz’altro bene invadere,invadere,continuando ad invadere con tutto quello che ne ha conseguito.Alle volte Però sono costretti fare delle fughe precipitose poco nobili,rimane il fatto che il popolo Giapponese è solo d’ammirare…Non necessitano della solita propaganda ormai sbiadita.La loro realtà lo dimostra appieno..