Mentre orgoglio ed emozione ancora palpitano dopo i premi Le Maschere del Teatro Italiano che hanno consegnato ai palcoscenici d’Italia il modello Inda fatto di incursioni coraggiose nella modernità, di ricerca nel lavoro di traduzione, di promozione di talenti emergenti e di conferme di grandi attori -premiati la tragedia perfetta Edipo re di Robert Carsen come migliore spettacolo di prosa e il miglior attore non protagonista a Graziano Piazza per lo stesso spettacolo-, il soprintendente Valeria Told annuncia i registi della Stagione 2024, nella quale spicca il ritorno alla drammaturgia latina con la commedia Miles gloriosus di Plauto diretta da Leo Muscato nella traduzione di Caterina Mordeglia.
Un testo latino mancava dal Teatro Greco da Anfitrione di Plauto nel 2001 e Fedra di Seneca nel 2015 e 2016. Leo Muscato bissa dopo Prometeo incatenato della passata stagione con un personaggio diametralmente opposto all’eroe della thecnè “Il soldato Pirgopolinice è un millantatore, vanaglorioso, depravato, spaccone, gradasso, maschilista; è uno che ti toglie i ceffoni dalle mani, ma allo stesso tempo è anche un allocco, ingenuo, che si fa deridere e beffare da tutti, anche da coloro che crede amici. Di sicuro è uno dei personaggi da commedia più divertenti che sia mai stato inventato, divenuto l’archetipo dello stupido che si scava la fossa con le proprie mani”
Ancora un testo di Euripide Fedra (Ippolito portatore di corona) diretto dal canadese Paul Curran esordiente al Teatro di Siracusa come il regista e baritono Luca Micheletti, cui spetterà di aprire la stagione con Aiace di Sofocle. Due registi con tante esperienze nel mondo del teatro lirico, divenuta questa una costante delle produzioni Inda e che si caratterizzano per versatilità ed eclettismo.
Per Micheletti “Tragedia dell’orrore e della follia, Aiace è anche una potente meditazione sulla condizione dell’uomo in lotta con il proprio destino, incerto e spesso insensato”.
Annuncia già una declinazione verso l’attualità e lo psicologismo Curran per Fedra “L’antica storia di Fedra risuona oggi con sorprendente attualità. Ci spinge a chiederci se gli “dei” che ci governano rispecchiano i nostri moderni stati mentali o se le nostre stesse menti sono, in realtà, le potenti divinità che costringono a comportamenti impulsivi e pericolosi”.
Traduzioni affidate ai grecisti Walter Lapini per Aiace e Nicola Crocetti per Fedra. Ora si attende il cast!
Il nostro grazie
Barbadillo, dopo i numeri più che esaltanti di letture per gli articoli legati alla stagione Inda seguiti da quasi cinquantamila lettori, si prepara alla prossima e ringrazia i lettori.
@sessadany