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Il ritratto. Il gesuita D’Agostino, l’angelo sceso in Kenia aveva alle spalle Hollywood

L'esponente della Compagnia del Gesù ha ispirato le figure dei religiosi nel film "L'esorcista" e poi ha aiutato i malati di Aids

by Stefano Benazzo
4 Settembre 2023
in Cultura
0
Padre D’Agostino con Papa Giovanni Paolo II

Gesuita italo-americano, Angelo D’Agostino – per gli amici padre DAG – è stato urologo, psichiatra,fondatore dell’orfanotrofio di Nyumbani in Kenya, per orfani di madri affette da Hiv. Ognuna di queste tappe riempirebbe una vita. Il Nostro le ha percorse tutte, ed altre ancora. “Non occorre essere un angelo per essere un santo”, diceva Albert Schweitzer. Padre DAG ne è la conferma.
Nato nel 1926 nel Rhode Island, con un genitore poco portato verso la religione (ma quattro dei suoi sei figli prendono gli ordini), affetto da asma nell’infanzia, D’Agostino si diploma nel 1945, si laurea in medicina alla Tufts University nel 1949, si specializza in chirurgia nel 1953 (primo dei cambi di rotta nella sua vita), rompe il fidanzamento (lei voleva ritardare il matrimonio), serve in Aeronautica come urologo dal 1953 al 1955, decide nel 1954 di iniziare il noviziato in un seminario, ma la Compagnia di Gesù gli chiede di soprassedere per un anno. Prende i primi voti nel 1957.

La Compagnia di Gesù, cui non occorre un urologo, lo accoglie alla Georgetown University di Washington dal 1959 al 1965 perché studi psichiatria. D’Agostino opera al Washington Psychoanalytic Institute dal 1962 al 1967, riceve gli ordini nel 1966, entra nella Compagnia di Gesù nel 1974 ed è uno dei primi gesuiti americani a essere qualificato psichiatra; insegna presso la medesima Università e nel 1972 fonda il Centro per la religione e la psichiatria presso l’Unione teologica di Washington. Esercita privatamente a Washington dal 1983 al 1987 e a Nairobi dal 1987 al 1990. Ha innumerevoli posizioni di alta responsabilità ed è all’origine della Fondazione Nazionale italo-americana.
Oltre a fargli gestire centri per rifugiati in Thailandia e in Africa occidentale come coordinatore del Servizio gesuita per i rifugiati, su richiesta dell’allora Superiore generale dell’Ordine, padre Pedro Arrupe (sopravvissuto alla bomba di Hiroshima), viene inviato nel 1991 in Kenya. Poiché qui gli orfanotrofi non
accettano i bambini affetti da Hiv (che sono condannati e infettivi), DAG cura e accoglie orfani di madri affette da Hiv. Istituisce pertanto nel 1992 l’Orfanotrofio Nyumbani (casa accogliente in lingua swahili), a 170 km da Nairobi, nell’elegante sobborgo nato dalla lottizzazione della tenuta di Karen Blixen, autrice del romanzo La mia Africa.
Assumendo un ennesimo ruolo, DAG per quindici anni progetta e realizza altri centri, ospedali, laboratori, case di accoglienza, programmi comunitari, attività produttive, ecc. Si rende infatti conto dell’esigenza di ricostruire delle comunità distrutte dall’Aids, istruendo e ricreando fiducia. Instancabile e convincente fund-raiser in tutto il mondo per i suoi progetti di assistenza, ottiene – sfidando le aziende farmaceutiche e violando le norme sui brevetti – medicinali antiretrovirali contro l’Aids a prezzi scontatissimi. La sua lotta diventa una bandiera per il Kenya, per l’Africa, per il Terzo Mondo. La sua insistenza e il suo carisma fanno breccia negli ambienti medici (è amico personale del dottor Anthony Fauci), nei partiti politici, nella società, in tutti i paesi: poiché tutto ciò che ottiene va ai bambini in Kenya, nessuno gli rifiuta alcunché; il suo entusiasmo e la sua capacità di legare con tutti sono proverbiali. Per non farsi mancare nulla, intenta un processo al governo kenyota, che non accoglie nelle scuole i bambini sieropositivi. E vince. Nel 2006 muore a Nairobi, ove è sepolto. Nyumbani continua ad aiutare migliaia di persone; tante associazioni in tutto il mondo raccolgono fondi.

La storia de “L’esorcista”

Incontrando DAG 40 anni fa, gli chiesi de L’esorcista, film su due gesuiti di fronte al demonio: “Ne sono stato il principale consulente”, mi rispose. Non a caso il film di William Friedkin è ambientato presso la Georgetown University. Conoscendo meglio DAG, mi sono reso conto della forza dirompente di quest’uomo rotondetto, di bassa statura, dall’approccio diretto e inflessibile, abituato a combattere. L’energia del suo sguardo bucava le pupille dei suoi interlocutori e penetrava nel loro cervello. Ho percepito la sua passione; sembrava essere mosso da un secondo motore, non da uno solo come molti di noi. Una spiegazione consiste forse nel lupus contro cui DAG ha lottato tutta la vita; la sua sigla era la lotta. Non mi ha detto di essere stato esorcista; ma la sua
forza e la sua volontà, al servizio della carità e dell’amore, avrebbero sconfitto la possessione demoniaca.
E’ verosimile che Friedkin, ebreo, dal cattolico DAG abbia avuto suggerimenti per il film. DAG era così complesso e multiforme, che il regista ne ha inserito tratti sia nel personaggio di padre Karras, sia in quello di padre Merrin, figure polarizzate di una stesso credo: quella del dubbio e della fede. Sacerdote con molteplici capacità, spiritualità e accanimento (bulldog era il suo nomignolo), nel difendere chi aveva bisogno di aiuto, DAG è stato uno spirito libero. Lo lasciava intuire anche la targa “SJ MD” della sua auto. Eppure era in assoluta obbedienza all’Ordine. “Servizio” è il termine che condensa il suo agire.

La possibile beatificazione

Alcuni anni fa, un’associazione italiana ha tentato di avviare una causa per la beatificazione: speriamo che essa avvenga. Diversi libri sono stati scritti su padre DAG, ma la sua memoria rimarrà, indipendentemente dai libri. Chi l’ha conosciuto, non poteva che inserirlo nel suo Pantheon…
@barbadilloit
Stefano Benazzo

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Tags: l'esorcistapadre d'agostinoStefano Benazzo

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