Secondo i principali studiosi di geopolitica la Cina sta divenendo la maggiore potenza del mondo acquisendo sempre più una centralità strategica che la destina a essere leader. Le motivazioni sono di vario carattere: “Fra tutti i subcontinenti dell’Eurasia – sosteneva il generale austriaco Heinrich Jordis von Lohausen (1907 – 2002) – la Cina occupa la posizione strategica più forte: la tric0plice copertura delle montagne e dei deserti dell’Asia interiore, la corona delle isole periferiche e la barriera insormontabile della razza, della lingua e della scrittura si erge contro ogni guerra psicologica delle nazioni bianche (…) la natura l’ha posta vicina all’Oceano, le ha dato una posizione decisiva tra l’india e il Giappone, fra la Siberia e il Pacifico. Sulla costa occidentale del Pacifico, la Cina si presenta come il baricentro naturale, il centro fisso da sempre. Tutte le questioni relative all’equilibrio mondiale trovano risposta a Pechino (…) I tentativi di una presa di potere economica o militare non possono nulla contro di essa, poiché la sua estensione è troppo vasta. E’ di un’altra razza e di una cultura antica, molto più antica. Ha accumulato in sé tutta l’esperienza della storia del mondo e resiste a ogni trasformazione. Essa è inattaccabile”.
L’analisi del famoso generale e geopolitico fotografa una dinamica che ormai si sta definendo decennio dopo decennio. L’ultimo numero di Eurasia è dedicato alla Cina con il titolo “L’asse che non vacilla” e analizza questa realtà partendo dall’editoriale del direttore, Claudio Mutti, che fissa i punti che costituiscono lo sviluppo della potenza della Cina, dell’evoluzione della sua diplomazia, delle difficoltà per gli strateghi degli Usa di coniugare una politica estera nei confronti della potenza asiatica alla luce delle intese e della solidarietà sino-russo-iraniana, considerato nuovo “asse del male” dopo quello del Novecento Roma-Berlino-Tokio. Lo stesso Nixon, continua a rimarcare Mutti, nel 1972, in piena epoca di disgelo fra Cina e Usa, attraverso la diplomazia del ping pong, sottolineò i gravi rischi che un buon governo cinese avrebbe potuto comportare per gli Usa con la potenza di un miliardo di cinesi (allora!) e il pieno controllo del territorio…
Il fascicolo si articola con questo dossario che esamina con esperti del settore e della geopolitica, la Pax Americana, la nuova Via della Seta, la questione di Taiwan, i rapporti fra Cina e Iran, e Cina e Turchia, la contesa Cina-Usa in Africa e l’intesa con l’America latina, la tecnologia cinese, la tutela della cultura cinese e i cambiamenti della diplomazia cinese. Il resto del fascicolo ospita analisi sulla Corea, la riproduzione di documenti di Lelio Basso e Jean Thiriart. Chiudono il fascicolo le rubriche di recensioni e di interviste a Flavio Cuniberto e a Jia Guide.
EURASIA n, 3/2003, L’asse che non vacilla, pagg. 207, euro 20 euri (ordini: www.eurasia-rivista.com)