Jane Birkin è entrata nella storia del cinema con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, palma d’oro al Festival di Cannes nel 1965. Il suo nome non era nemmeno nei titoli, ma quella diciannovenne – era nata nel 1945 – in cerca di una sedia dalla casa di un vicino, poi sul sellino posteriore di una moto, invitava a cercarne le tracce. E lei le farà trovare, sempre a Cannes, due anni dopo con un memorabile nudo frontale in Blow Up di Michelangelo Antonioni, anch’esso palma d’oro. Chi scrive aveva tra i tredici e i quindici anni.
Sempre a Cannes per il Festival, ma a quello nel 2008, quindi ormai in età, mi trovai a una festa sul motoscafo di Alberta Ferretti. Guardare Jane B. ballare dava ancora una certa emozione a chi poteva ancora vederla come allora. C’era ressa, musica assordante, impossibile parlarle a lungo.
Avevo invece parlato a lungo – quasi un’ora – per come si può fare alla Mostra di Venezia del 2003, con la figlia di Jane e di Serge Gainsbourg: Charlotte. Un’altra donna che non si dimentica.
Jane B. è morta oggi. Mancherà a chi era adolescente coi suoi primi film ed è diventato adulto tra speranze e illusioni.