Suo padre era di molto di destra. A questa domanda, Simone Annichiarico, figlio di Walter Chiari, uno dei più grandi attori italiani del novecento risponde così:
“Era nato nel 1924, prima dell’entrata in guerra diceva che si viveva bene, era il rimpianto di una giovinezza felice e avventurosa. Sua madre, cioè mia nonna, era fascista. Walter è un nome tedesco che vuol dire condottiero del popolo, il fratello di papà si chiamava Benito”.
Il saluto alla “Decima” fila
Alla fine degli spettacoli, racconta Annichiarico, Walter Chiari diceva: “Un saluto alla prima fila e alla decima. Lui nella Decima Mas durante il fascismo aveva militato davvero. Dopo, non sopportò l’egemonia culturale della sinistra. Ma lo ricordo quando mi diceva, Simone, non hai capito che io sono più a sinistra di tutti, era solidale, siamo tutti uguali, diceva”.
L’egemonia della sinistra
Pagò l’ostracismo dei soliti. “Non in carriera, Ugo Gregoretti e alcuni Teatri Stabili di sinistra si innamorarono di mio padre. Ma di fatto l’intellighenzia aveva un complesso di inferiorità e godeva nel vedere certi idoli cadere. Papà i libri li divorava, si era fabbricato da solo una cultura. In un certo senso l’egemonia comunista la pagò con la galera”.
E’ stato un grande, fuori dagli schemi soliti. Parlava un ottimo italiano, intelligente.