Nella home del sito ufficiale di Giuliano Peparini danza una frase “E’ bello stupire e stupirsi di noi stessi”. Si clicca sul video e l’ologramma del suo corpo ruota e scaglia un invito “Open your mind”. Che sarebbe la traduzione 2.0 della terzina dantesca del “fatti non foste”. Come dire che Giuliano Peparini prima o poi avrebbe incontrato Ulisse, l’Odisseo greco archetipo di ogni pervicace intelligenza e nostalgia.
L’occasione è arrivata lo scorso anno, quando a Siracusa Peparini mette piede per la prima volta al Teatro Greco per i due concerti di Claudio Baglioni e quando cura la regia della sfilata di Dolce&Gabbana trasformando Piazza Duomo e Ortigia in un set di eleganza, arte con la maiuscola, suggestioni coltissime. Stupore, appunto. La Fondazione Inda gli propone uno spettacolo e arriva “Ulisse, l’ultima Odissea”.
“Il teatro di Siracusa è uno dei sogni nel cassetto, forse arrivati nel momento giusto. Se ricordo qualcosa della scuola è proprio l’Odissea di Omero. I viaggi di Ulisse, molto ricchi di luoghi e personaggi, mi hanno fatto sempre sognare. Costruire questo spettacolo è un modo per me di rispettare i canoni delle mie creazioni” – dice Peparini alla stampa riunita nei luoghi delle prove dello spettacolo, per un incontro non rituale ma pieno di emozioni. I manichini con le bozze dei costumi, gli oggetti di scena in un angolo, gli attori che man mano entrano nel corridoio dove un Peparini emozionatissimo racconta la sua Odissea e poi invita a vedere qualche minuto delle prove. Per chi conosce Peparini, la sensazione è simile a un felicissimo dejavù, uno squarcio di bellezza ritrovata come quando il desiderio di rivedere qualcosa o qualcuno si concretizza in un incontro nuovo. La Itaca di Anne Carson in cui si torna diversi ed essa stessa è diversa. Ed è proprio Itaca la grande assente dell’allestimento di Peparini perché come dice Giuseppe Sartori, che sarà Odisseo, Itaca nello spettacolo è un “climax discendente: Itaca potrebbe essere una terra inventata, l’ideale ultimo. Se ognuno di noi può essere Ulisse, è quasi delicato che ognuno scriva per sé il punto dove vuole arrivare”.
Ma Peparini non tradisce Omero perché ricava dal poema la parte del racconto nel racconto ovvero i libri ambientati nella reggia di Alcinoo. Il regista stesso, nei giorni febbrili che separano le prove dal debutto, pare farsi parte del poema stesso, un Demodoco di se stesso. Racconta la sua messinscena, ha voglia (vivaddio) di parlare del suo spettacolo alla città. Incontra la stampa e incontra il pubblico che verrà, instaurando già un’empatia che lui stesso emana.
Semplicità ed emozione, sicurezza e umiltà. Niente a che fare con il suo eroe, il maestro di raggiri che solca i mari della mente e dell’animo prime che quelli dell’ostile Poseidone. Eppure l’avventura appena iniziata da Peparini a Siracusa come tutta la sua vita è un viaggio. Odisseo e Demodoco assieme: l’uomo che viaggia e l’uomo che li racconta. Il movimento e la narrazione. Il coreografo e il regista.
Che bello il viaggio di Peparini! Va via dalla sua Roma appena adolescente, dopo aver debuttato a soli quattordici anni a Fantastico 9 e a diciassette dopo aver interpretato Marc nella prima edizione italiana del musical A Chorus Line (1990).
Non è il Mediterraneo il mare solcato da Peparini e non c’è un dio a sbatterlo da una riva all’altra. C’è invece il talento tutto umano (mai trascurare la scintilla divina nella passione che si fa arte, D’Annunzio docet) di un ragazzino con la voglia oltre ogni limite di danzare, che lo porta prima negli Stati Uniti e poi in Francia. Si perfeziona alla School of American Ballet, diventa Etoile al Ballet National de Marseille, poi assistente e maestro di danza di Roland Petit. L’insegnamento di Petit resta vivo nei lavori di Peparini: la contaminazione e l’affresco narrativo soprattutto. Le sue coreografie e i suoi allestimenti sono dei veri e propri tableau vivant. Nella sua Odissea trasversale, come egli stesso la definisce, ricerca e realizza l’equilibrio tra il testo, la musica e la coreografia. Contamina, lo fa sempre ed è la griffe dei suoi spettacoli, ma solo se l’opera da rappresentare lo permette “Allora, anche se a malincuore, rinuncio. Non m’innamoro delle cose che immagino. E’ lo spazio del teatro a guidare. Qui è il Teatro Greco che ci dice dove andare e non possiamo mettere le cose a caso. Per esempio con la danza e con la musica”
La danza e i corpi che esultano. Incantano. Chi ha avuto la fortuna e il gusto di assistere a uno spettacolo di Peparini viene sedotto – ancora Ulisse e le sue sirene?- dal movimento dei corpi, dalla sincronia dei movimenti che convive con gli assolo in una unica magica armonia. Prova stupore di corpi contorti fino ad entrare dentro una scatola, di corpi che occupano lo spazio, ora sinuosa geometria ora traiettorie cartesiane. Per la musica si è affidato al gruppo folk moderno Rueben and the Dark: “viaggiatori della musica” li chiama Peparini.
Un metodo di lavoro che il regista spiega con un’immagine, che è già un tableau vivant tutto per sé “Visualizzo sempre la cucina quando devo mettere in scena uno spettacolo. Penso sia importante per un cousinnier avere intorno le persone che sanno come organizzarsi con tutte le pietanze. A Siracusa ho una squadra con cui lavoro da tempo e quella con insegnanti Inda e la produzione”. La squadra si pregia tra gli altri di Giuseppe Sartori e Massimo Cimaglia (che sarà Demodoco), Giovanna Di Rauso e Giulia Fiume e Alessio Del Mastro; di Valentina Davoli per i costumi e Lucia D’Angelo e Cristina Querzola per le scene.
Peparini viaggia tra Giappone, Russia, Francia e Italia. Nel 2001 crea per il Kirov Mariinsky di San Pietroburgo Lulu il sogno di un antistar. Anche lui si muove tra il suo pubblico ( più di 260milioni di spettatori per il suoi spettacoli) come un antistar. Emozionato sempre, anche sabato pomeriggio, nell’incontro all’Orecchio di Dionisio nell’area archeologica di Siracusa. Con la professoressa e consigliere Inda Margherita Rubino e il grecista Francesco Morosi ha presentato alla città il suo spettacolo.
Un artista che fa dell’umiltà forza e del lavoro gioia. Anche a Siracusa, in questo teatro in cui torna “non da ospite come lo scorso anno ma da protagonista e quindi con un’emozione tutta diversa”.
In punta– “sulle punte“, viene da dire– di piedi come procede solo chi ha possesso della materia artistica. E quella del teatro è una materia delicatissima ed entusiasmante “L’avventura più bella nella creazione di uno spettacolo è vivere dei momenti con chi condivide la stessa passione: il teatro. Il teatro è una escape, un punto di fuga. Chi fa teatro ha la possibilità di fuggire verso altre realtà e per chi deve guidarli la fuga è tradurre l’immagine che ha in mente in rappresentazione”
Avventura, viaggio, emozione: sono le parole del vocabolario di Peparini. Viaggia tra le lingue: quando lo si ascolta sembra che pensi e crei in francese e poi traduca in italiano. Sebbene l’Italia sia per lui partenza e approdo, l’orgoglio di chi torna e dona alla propria terra ciò che ha vissuto, imparato, accumulato “Il viaggio continua. La mia scelta di non fare tornare Ulisse a Itaca deriva dalla convinzione che somigliasse a me e a ognuno di noi. Io ho iniziato a viaggiare giovanissimo e ho fatto la mia vita all’estero, ma ogni volta che tornavo a casa ero felice e nello stesso tempo avevo subito bisogno di scoprire altri posti. Nostos, il ritorno è il goal, il traguardo. Vado, conquisto e torno a casa. E’ un messaggio per i giovani: andare all’estero ma anche tornare per far bene al nostro Paese. Partiamo per scoprire cose nuove ma poi dobbiamo riportarle in patria”.
Peparini ha una carriera importante. Con Franco Dragone del Cirque du soleil ha creato una serie di grandi spettacoli acquatici permanenti come Le Rêve a Las Vegas e The House of Dancing Water a Macao. In Francia tra gli altri ha creato e diretto il musical 1789, Les Amants de la Bastille e nel 2018 Bô, uno spettacolo di danza, circo, musica che ha vinto il premio come migliore opera musicale dell’anno. In Italia dopo il musical Romeo e Giulietta – Ama e Cambia il mondo, Peparini ha lavorato per Mediaset in Amici e per la 69° edizione del Festival di Sanremo (2019). Importante è il sodalizio con Baglioni per il quale mette in scena e cura le coreografie di quattro spettacoli Al Centro Tour ( la prima rappresentazione all’Arena di Verona, trasmessa su RAI 1) ; La storia che è la mia all’Opera di Roma; lo scorso anno Uà su Canale 5 e 12 note a Caracalla. Con Baglioni tornerà da settembre per “A tutto cuore”. E poi la collaborazione con l’Opera di Roma per Lo Schiaccianoci , Romeo e Giulietta e Le quattro stagioni di Vivaldi, rappresentato anche a Parigi. Per allestire Ulisse, l’ultima Odissea, Peparini ha messo in stand by il sogno di fare Metamorfosi di Ovidio e ha interrotto una versione di Lucrezia Borgia di Hugo vista a Parigi alla Comedie Francais.
In Itaca per sempre Luigi Malerba fa dire al suo Ulisse appena approdato a Itaca di aver imparato dopo tanti viaggi a non mettere mai a confronto i sogni con la realtà. Ma si sa, Ulisse è artista di inganni e non di sogni: non conosce il palcoscenico, nemmeno la cavea del Teatro di Siracusa. Quella sì è un’Itaca che tra qualche giorno Peparini e il suo grande cast dovranno trasformare in sogno. Un sogno per le Penelopi che sedute al telaio della cavea attendono con curiosità Omero nel tempio dei tragici.