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Torino, cartoline dal Salone. De Benoist irrompe nella fiera politicamente corretta

Storico intervento del filosofo francese, che dialoga con Sangiuliano e bacchetta l'Europa filo-ucraina

by Giorgio Ballario
22 Maggio 2023
in Cultura
20

Forse rischio di apparire eccessivo se definisco “storica” la presenza di Alain de Benoist al salone del Libro di Torino, ma per certi versi, limitatamente alla kermesse libraria torinese, è stato proprio così. A tal punto che contravvengo una delle regole elementari del giornalismo, che imporrebbe di non scrivere mai un articolo in prima persona a meno di non essere un soggetto pubblico. Tuttavia la soddisfazione di un ex ragazzo cresciuto fin dagli anni Ottanta con i libri di AdB e con i suoi articoli pubblicati su Diorama Letterario, Elementi, Elements, Nouvelle Ecole, è tale da indurmi a fare un’eccezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In sé l’intervento del filosofo francese non è stato nulla di particolarmente originale, almeno per chi conosce il suo pensiero e le sue posizioni su svariati argomenti della cultura, del costume e della politica contemporanei. Però le parole di de Benoist sono risuonate come un’eresia sotto le volte del Lingotto, per decenni tempio laico della cultura di sinistra (più o meno impegnata, visto che negli ultimi tempi i guru sono stati Zerocalcare e Saviano). Un’eresia perché hanno toccato temi dei quali, da tempo, al Salone sembra proibito parlare: identità, patria, geopolitica, libertà, contrapposizione tra popoli ed élite sovranazionali, etnopluralismo. Tant’è vero che il giorno precedente al ministro della Famiglia Eugenia Roccella è stato fisicamente impedito di intervenire con un’azione che definire violenta e intimidatoria è un eufemismo. Protagoniste le frange estremiste di “Non una di meno” e “Extinction Rebellion”, la minoranza rumorosa tanto cara ai soliti noti dell’establishment culturale, che infatti si sono ben guardati dal condannare l’accaduto, a partire dal direttore del Salone Nicola Lagioia, per fortuna giunto alla sua ultima direzione.

Per questo motivo già il solo arrivo di Alain de Benoist al Lingotto è stato un fatto storico. Una presenza che si è protratta due giorni, infatti già sabato pomeriggio il filosofo aveva firmato le copie del suo libro sul sindacalista rivoluzionario francese Edouard Berth allo stand delle Edizioni Sindacali, sigla editoriale dell’UGL di Francesco Paolo Capone (foto sotto). Nei giorni precedenti alcuni giornali avevano provato a surriscaldare animi e atmosfera con articoli a metà strada fra la disinformazione e l’ignoranza, trasformando AdB – un signore di 79 anni che da almeno mezzo secolo rappresenta uno dei pensatori più importanti della Francia ed ha alle sue spalle decine e decine di pubblicazioni tradotte in tutto il mondo – in una specie di “valletto” di Putin. La trappola non ha funzionato, anche perché intellettuali importanti e non schierati con il centrodestra hanno subito disinnescato la polemica; perciò per ascoltare de Benoist si sono presentate all’Arena Piemonte centinaia di persone. Tra queste Elena Loewenthal e Giulio Biino, rispettivamente direttore e presidente del Circolo dei Lettori, uno degli enti che organizzano il Salone. Una partecipazione che dopo le intimidazioni censorie alla Roccella ha avuto un chiaro significato: al Salone del Libro dev’esserci posto per ogni opinione.

A rendere ancor più storico l’incontro con il filosofo francese è stato l’intervento in diretta video, da Roma, del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha rivelato di leggere i saggi di Alain de Benoist da quando aveva vent’anni e ha elogiato senza remore lo studioso parigino, sia pure ribadendo di non condividere le sue posizioni sulla guerra fra Russia e Ucraina. Una precisazione non molto inerente al tema della conferenza, ma a quanto pare quello di Sangiuliano doveva essere un chiaro messaggio a uso dei giornalisti presenti in sala, pronti a evidenziare le divergenze fra l’ospite e gli organizzatori dell’evento, cioè l’editore Francesco Giubilei, consulente del ministero della Cultura, e l’assessore regionale del Piemonte Maurizio Marrone, che peraltro in passato aveva espresso posizioni vicine alla minoranza filorussa del Donbass.

De Benoist non ha polemizzato, ma la sua ferma e precisa risposta («Non sono putiniano ma neanche zelenskyano, in questa triste vicenda l’Europa avrebbe dovuto svolgere un ruolo di mediazione per una trattativa di pace») ha scatenato l’applauso più lungo e convinto dell’intero incontro. E anche questo è stato un chiaro messaggio mandato dal pubblico ai politici del centrodestra che stavano ascoltando.

Giorgio Ballario

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Comments 20

  1. Carlo says:
    2 settimane ago

    De Benoist vorrebbe che l’Europa facesse da mediatore fra Russia ed Ucraina.
    Come se fossero sullo stesso piano. La Russia ha invaso l’Ucraina per riportarla sotto la sua sovranità nonostante la evidente volontà del popolo ucraino di voler restare indipendente. Strano che chi afferma il diritto dei popoli all’autodeterminazione non difenda quello del popolo ucraino. Probabilmente, come i vecchi comunisti come Santoro e soci, è soprattutto accecato dal suo anti-americanismo. Stare dalla parte dell’Ucraina non significa essere “zelenskyano”, significa solo sostenere chi difende la sua terra.

  2. Giorgio Ballario says:
    2 settimane ago

    Quindi lei, in base al diritto all’autodeterminazione dei popoli, sarà anche d’accordo che il Donbass russofono si stacchi dell’Ucraina per avere la propria autonomia, immagino. Proprio ciò che Kiev nega, con l’uso della forza, dal 2014.

  3. Guidobono says:
    2 settimane ago

    L’Ucraina sta alla Russia come il Veneto all’Italia.

  4. Guidobono says:
    2 settimane ago

    Anzi, l’Ucraina non ha una storia di indipendenza dalla Russia, mentre la Repubblica di Venezia sì…

  5. Francesco says:
    2 settimane ago

    Certo Carlo, ma c’è o vi sarebbe da considerare anche chi all’interno dell’Ucraina si sente fondamentalmente russo. O pensi che non si debba tenere conto di questo aspetto. L’autodeterminazione non è un concetto granitico e come vale per gli uni, può valere anche per gli altri. Dopodiché De Benoist ha semplicemente detto che l’Europa non ha svolto un ruolo di mediazione e credo che su questo abbia ragione. Anzi, le dichiarazioni della Merkel sulla vera natura degli accordi di Minsk credo parlino chiaro.

  6. Valter Ameglio says:
    2 settimane ago

    Caro Giorgio
    qui si tratta di uscire dalla spirale di chi ha ragione e di chi ha torto che ci porta all’ennesima atomizzazione di intenti
    Da che mondo è mondo ed in ogni conflitto se vai a vedere le ragioni o le leve ” emotive”
    (per la mobilitazione) non sono mai da una parte sola Ognuno porta acqua per sé e trova giustificazioni
    Qui, proprio per la dirimente contingenza, dovremo solo analizzare se gli obiettivi sono stati raggiunti da qualcuna delle parti o se stanno subendo la classica eterogenesi dei fini , come modestamente mi pare di vedere, e come influiranno sulla Storia futura
    Posso modestamente notare , però, che spesso e volentieri certo antiamericanismo, oramai, sta raggiungendo un livello paradossale. Sto leggendo commenti e tesi che pur di perorare la causa anti Usa arrivano a sfiorare la ” soddisfazione” che è meglio la Cina ( o vogliamo pensare che Putin possa essere Dominus ?)
    Ovviamente non sto parlando del nostro che chi conosce e ne ha fatto un maitre a penser come noi dall’alba dei tempi, non si avventura in azzardate teorie che sembrano più una connotazione freudiana o la disperata copertina di Linus piuttosto di un analisi politica suffragata da dati e lucidità per chi le porta avanti
    Unico dato certo è che certa ” destra” non conforme sarà sempre più condannata alla marginalità potendosi solo ballocare con intellettualismi più o meno metabolizzati a seconda della propria formazione e della propria coerenza ideale
    Ma il pallino è in mano altrui ed i tempi di una nostra “egemonia culturale” non riuscirò a viverla
    Un amico , non dei ” nostri ” ( se ha un senso ancora) a questo proposito ha fatto una battuta fulminante che non posso che condividere :
    ” Un americano ha inventato Topolino un russo la Pravda”
    Ma voglio dare la colpa alla mia età e non essere disfattista del tutto

  7. Roberto says:
    2 settimane ago

    Il diritto all’autodeterminazione dei popoli non può essere invocato solo quando fa comodo. La rivendicazione dei diritti fondamentali delle persone non può esser presa in considerazione solo quando sono popoli “amici” a farlo. La Russia ha invaso l’Ucraina è sempre il solito ed unico argomento che si sente ripetere, ignorando tutto il resto. Ignorando altresì tutti gli altri popoli perseguitati, territori invasi e diritti calpestati, come ad esempio quello degli armeni.

  8. Guidobono says:
    2 settimane ago

    Le egemonie culturali sempre camminano sulla punta delle baionette (oggi droni ecc.) o, almeno, di tanti denari, ma non solo, come Roma e l’Italia del ‘400-inizio ‘500.

  9. Guidobono says:
    2 settimane ago

    I nostri Papini, Soffici, Prezzolini ecc. nel 1914-’15, in pieno stordimento nazional-irredentistico, chiedevano a gran voce non solo Trento e Trieste, ma il confine al Brennero, l’Istria, la Dalmazia e persin l’Albania! Laddove Istria e Dalmazia (per non parlare del Sud Tirolo tedesco o ladino totalmente) erano di lingua e cultura italiane le elite che vivevano sulle coste, ma non certo l’interno, dove i contadini (numericamente maggioritari) eran tutti slavi… Quindi, egemonia dei numeri, della lingua, della cultura… del vicino o dei suoi alleati?

  10. Guidobono says:
    2 settimane ago

    E quando nel 1941 ci fu l’annessione di Lubiana, divenuta una provincia italiana, la resistenza contro di noi fu assai forte. Mio zio, che lì fu mandato a 18-19 anni, diceva che non potevi allontanarti neppure un metro dal fucile, neanche quando andavi dal barbiere, perchè un ragazzino dei partigiani te lo fregava subito…. Molto odiati dagli sloveni, mi diceva, erano in particolare i carabinieri, accusati di torturare sistematicamente i partigiani catturati…

  11. Valter Ameglio says:
    1 settimana ago

    Le egemonie culturali vengono consolidate con la costruzione di “immaginari collettivi” , di way of Life appetibili e non sono necessariamente la risulta di guerre vinte.
    L’Urss sperò e cercò di costruire una alternativa ideogico-culturale al capitalismo , basata però, e lo abbiamo visto, sulla forza militare più che su modelli di vita alternativi e
    come negli anni 90 è implosa miseramente, proprio perché economicamente insostenibile e tecnologicamente arretrata
    Vedremo se la Cina , che sta adottando una strategia molto più intelligente dei russi o sovietici che dir si voglia, potrà reggere la competizione anche a livello tecnologico
    Perché è in questo campo che la sfida si concentrerà nel futuro
    Pensiamo alla AI ed agli immensi investimenti necessari per il suo sviluppo che porteranno , nella nostra quotidianità, profondi cambiamenti
    Rimarranno, perché è così che si stanno strutturando, 2 alternativi modelli di gestione degli obiettivi e strategi di questo capitalismo tecno industriale
    Quello americano dove gli investimenti privati sono affiancati e lavorano in sinergia con l’apparato statuale ma i cui benefici finali rimangono ai privati ( vedi Elon Musk ed il suo rapporto con la Nasa ad esempio)
    Poi avremo quello cinese dove è il Partito Stato che decide obiettivi e strategie a cui adeguare l’iniziativa privata
    Questo sarà lo sconto prossimo venturo
    Le ideologie, le teorie varie saranno solo un cappello giustificazionista

  12. Luca says:
    1 settimana ago

    Le mediazioni si fanno quando si è più forti, non più deboli. E devono essere richieste e accettate da ambedue i belligeranti, non da uno solo. Putin ha mai richiesto qualche mediazione?
    I cosiddetti russofoni non sono russi. Sono ucraini che parlano russo, per effetto di secoli di dominazione moscovita, prima zarista poi comunista.
    Ridicolo paragonare l’Ucraina al Veneto. Kiev esisteva e prosperava quando Mosca non era che una oscura cittadina. Se dunque vi è una comunanza russo-ucraina, che fai, bombardi il popolo tuo simile? Tanto varrebbe allora che Kiev volesse conquistare Mosca! Perché dovrebbe essere per forza Mosca a comandare?
    Mi spiace per Ballario, di cui apprezzo diversi romanzi ma di cui non condivido certe posizioni politiche evidentemente influenzate dall’antiamericanismo.

  13. Ferna.. says:
    1 settimana ago

    E con cio’?? Forza dicci Cosa dovrebbero fare gli Italiettini..

    La Svizzera,il Lussemburgo,l’holanda,il Benelux,la Danimarca,la Norvegia Sono paesi benestanti,floridi,strategicamente non importanti,forse Di supporto come sempre.E’ l’Italia che è strategicamente importantissima e quindi manipolabile.Diamo tempo alla Meloni,ha già detto che l’Europa
    deve avere un esercito proprio..

  14. Guidobono says:
    1 settimana ago

    Bastava guardare oggi per TV la cerimonia protocollare prima della 500 Miglia di Indianapolis per capire l’ideologia (aggiornata) di una grande potenza vincitrice della WWII più di tante elaborazioni teoriche. Una potenza allora sconfitta mai metterebbe in scena 77 anni dopo una simile cerimonia… Ci riserverebbe le piagnucolose lagne tedesche (noi non contavamo e non contiamo nulla) sulla ‘bontà’ della propria sconfitta, in fondo…

  15. Francesco says:
    1 settimana ago

    Kiev esisteva, prosperava ed era la culla della Rus. Possiamo ben dire che la Russia è nata a Kiev. Gli ucraini sono slavi orientali, slavi, come i russi. Negare che i due paesi abbiano un profondo legame, etnico prima di tutto, è profondamente sbagliato. Si leggano o rileggano Bulgakov e Gogol, più eloquenti di tanti libri di storia. In questa guerra, gruppi nazionalisti russi combattano fianco a fianco con i fratelli ucraini. Combattono contro Putin e le frange comuniste, pur presenti tra le file dei separatisti del Donbass. Questo conflitto non ha natura etnica bensì politica e geopolitica, almeno in larga parte, con inglesi ed americani sempre pronti a destabilizzare o vogliamo affermare che l’unipolarismo a trazione USA sta contribuendo alla stabilità mondiale ? L’antiamericanismo non è una bizza intellettualoide. Mezzo mondo ne ha piene le scatole della loro prassi di politica internazionale. Detto questo, che vada avanti la guerra, non c’è più alcun margine di mediazione. L’occidente ha fatto la sua scelta di campo e certamente non per nobili sentimenti nei confronti del popolo ucraino. Basta con il finto pacifismo ipocrita.

  16. Guidobono says:
    1 settimana ago

    Luca. Venezia era florida quando Roma era una landa malsana che viveva delle decime dei gonzi…

  17. Ferna.. says:
    1 settimana ago

    La TV non la guardo quasi mai,seguo solamente programmi di giardinaggio.Tempo fa’ vidi un programma sulla BBC di Monty Dan, personaggio popolarissimo che spiega benissimo le varie tecniche per avere un giardino bellissimo.Bene questo signore fece un reportage su i più belli giardini nel mondo.Amalfitani,Veneti,Andalusi,Giapponesi e via.Alla fine fece vedere il più grande giardino al mondo,in sud Carolina (USA) Immenso e bellissimo circondato da un’immensa piantagione di cereali e frutteti,un capolavoro,disse che fu fatto costruire nel 1850 circa, da un signore che possedeva 600 schiavi…Questi Americani esagerano sempre con la loro mania di grandezza..
    La grandezza vera è quella di personaggi come Il creatore della Luxottica, senza clamori, esibizionismi, tenendo d’acconto i propri collaboratori..

  18. paleolibertario says:
    1 settimana ago

    Bah, onestamente non vedo perché gli ucraini non dovrebbero proteggere l’Ucraina.

  19. Guidobono says:
    1 settimana ago

    Non stanno proteggendo l’Ucraina, ma faceno i mercenari di Washington, non avendo, di armi proprie, neppure un coltellino multiuso!

  20. Guidobono says:
    1 settimana ago

    Ai cimiteri i vivi quasi non si recano piu. Le tombre servono, notoriamente, molto più ai vivi che ai morti. La cremazione dovrà diventare la prassi comune. Chi vuole l’inumazione se la paga (salata).

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