“I rompicazzi del Novecento. Piccola guida eterodossa al pensiero pericoloso” di Giampiero MughiniIl secolo breve, il Novecento, ha avuto i suoi “rompicazzi”. Il giornalista e scrittore Giampiero Mughini – “rompicazzi” a sua volta – ne ha voluto tracciare una mappa analizzando storie ed episodi di alcuni scrittori, studiosi, artisti, politici, giornalisti, controversi e poliedrici, che avevano alcune caratteristiche comuni. Così è nato il libro I rompicazzi del Novecento. Piccola guida eterodossa al pensiero pericoloso edito da Marsilio.
Ma chi è il “rompicazzi”? Per Mughini è chi non dà nulla per scontato ed è disposto a rivedere le proprie posizioni e una sua interpretazione a costo di stravolgere la propria biografia intellettuale. E’ un tipo che lavora per sé e non per le ideologie che disconosce, non si cura degli impegni presi e magari slitta sulle posizioni fino a esser voltagabbana. Insomma, figure ambivalenti di uomini e donne fuori dagli schemi pronti, per affermare le proprie idee, ad essere ciò che la coscienza del momento richiede di essere. La scelta di questi “rompicazzi” risente certamente anche dei gusti – e dei disgusti – di Mughini ma il catalogo, non esaustivo, interessante e godibile è narrato con una scrittura sopraffina e immaginifica. Il famoso giornalista li presenta, li descrive, racconta episodi poco conosciuti della loro biografia, illustra aspetti particolari dell’esistenza di “una ridda di eroi che diventano bastardi e viceversa”. Sono personalità contraddittorie, funamboliche, ferite da passioni divoranti con tutta la sequela di realtà che fanno dell’amicizia o del tradimento uno spaccato della vita.
Così, passa in rassegna personaggi come i Rolling Stones, Emil Cioran e Mircea Eliade, in pratica la destra guardista romena, Giuseppe Prezzolini e Gianni Celati, Marina Ripa di Meana, Giovanni Ansaldo, Giaime Pintor e Marco Pannella.
Certo, Mughini, contestualizza questa definizione e gli episodi che narra. A esempio, Pannella. Perché era un “rompicazzi”? Perché disse nel 1979 che “nel marzo del 1944 l’azione dei Gap comunisti romani a via Rasella era stata politicamente suicidaria”. Dirlo ai comunisti del Pci in pieni anni di piombo era da “rompicazzi”. “Non che fosse facile andare a quel modo contro la vulgata comunista in quegli anni – ricorda Mughini – ossia la sperticata apologia dell’agguato, che in quel momento della storia italiana dettava legge nelle ricche praterie della sinistra italiana”.
Giuste osservazioni che caratterizzano una tipologia di intellettuale o di artista. Ma rischiose. Alcuni intellettuali – specialmente quelli che nel 1943-1948 fecero il salto della quaglia cambiando casacca in 24 ore, potrebbero facilmente richiamarsi a questa categoria, quella dei “rompicazzi”, più per giustificare il proprio opportunismo che per rientrare fra i personaggi “controcorrente”.
* I rompicazzi del Novecento. Piccola guida eterodossa al pensiero pericoloso, di Giampiero Mughini, Marsilio ed., pagg. 266, euro 19
Certo,attenzione agli opportunisti