Waldemar Januszczak (la grafia dovrebbe essere corretta) è un critico d’arte inglese, che va per la maggiore presso i Brits, produttore e presentatore di documentari televisivi molto seguiti. Una “star” insomma. Precedentemente critico d’arte in forza al The Guardian, poi passato al The Sunday Times. uno il cui parere conta, eppure… Nel supplemento culturale di gennaio 2023 del The Sunday Times ha recensito la mostra di opere di Giorgio Morandi a the Estorick Collection a nord di Londra, dipinti e stampe presi in prestito dalla Fondazione Magnani Rocca, un museo privato vicino a Parma.
Il titolo del suo articolo dedicato alla mostra titola: “The beige side of fascism”. Mentre il sottotitolo dell’articolo recita: “L’artista italiano Giorgio Morandi era un fan dei fascisti: perché questa mostra ignora il suo oscuro passato?”. Oscuro? Perché definire oscuro ciò che era assodato e condiviso da milioni di Italiani di allora?
Il critico prosegue chiedendosi ancora: “Giorgio Morandi era fascista? Pongo la domanda perché la mostra di Morandi, non lo dice- le documentazioni sull’evento non potrebbero essere più esuberanti o “sdolcinate” (questa una delle voci sinonimo della traduzione) ma anche perché i devoti dell’arte di Morandi sembrano trovare il suo lavoro così angelico. Forse sarebbe necessario ricordare loro il suo passato problematico,” insiste il critico d’arte, fornendo dettagli illuminanti per la nostra educazione politico-artistica.
Forse il critico ignora che, sul versante opposto, il passato problematico è comune anche ad altri artisti italiani, come Renato Guttuso, ad esempio, iscritto al partito comunista. Ma che c’entra con l’arte l’inclinazione politica degli artisti? Il grande pittore bolognese era fascista per sua stessa ammissione…come Guttuso era comunista per conclamata appartenenza all’ideologia comunista. Cosa dovrebbe chiarire o aggiungere il catalogo di una eventuale mostra su Guttuso, oggi? Che anche lui ha avuto un problematico passato comunista e che bisogna considerare il fatto nell’ammirare le sue opere?
Fascista lo era Morandi, come lo sono stati Filippo Tommaso Marinetti, Ardengo Soffici, Carlo Carrà e diversi altri artisti protagonisti del ventennio. E come milioni di italiani di allora. Cosa si intende per passato problematico? Forse quello condiviso da milioni di italiani nel ventennio che aderirono al regime? Sergio Romano, ex ambasciatore presso la Nato e Sir Winston Churchill ce lo ricordano a meno di rinnegare la nostra storia.
Scrive Giorgio Morandi nella sua autobiografia: “La grande fiducia che ho avuto nel fascismo fin dall’inizio è rimasta intatta anche nei giorni più bui e tempestosi” e ancora oltre: “Tendo ad essere solitario per temperamento e per motivi artistici. Questo non deriva in alcun modo da vuoto orgoglio o mancanza di solidarietà con tutti coloro che condividono la mia fede.”
Annota ancora il critico d’arte inglese: “Il fascismo italiano era tangibilmente più mite e più inclusivo del suo omologo nazista (…) Avendo una certa consapevolezza delle oscure basi della “visione angelica” di Morandi mi sembra determinante per una approfondita comprensione della sua opera…Classifico quindi il suo essere stato fascista non come una squalifica, ma come un correttivo…Stiamo guardando un artista limitato, che fruga attraverso una marea di influenze di grandi maestri quali Chardin, Watteau, Cezanne, in una faticosa ricerca del proprio percorso”. Che sia limitato Giorgio Morandi è tutto da dimostrare, ma se lo dice il critico…il quale insiste sul tasto: “Poi lo vediamo diventare (Morandi) col segno più sciolto e fluido…Nel suo dettato artistico dove si annida il fascismo? potresti chiederti. Può essere compreso a livello superficiale. Penso. Come un deliberato voltare le spalle al modernismo europeo, con la sua aria di decadenza parigina e la sua marcia verso l’astrazione. A un livello più profondo, assistiamo a un richiamo all’ordine, una ricerca specificamente italiana del rigore formale e della gloria “sbiadita” di Piero della Francesca e dei primitivi italiani. Lo definisco “Nostalgic“, forse, piuttosto che “Sinister“.
Ci si potrebbe chiedere cosa non quadra nell’articolo, a proposito della grandezza mal considerata di Morandi, riconosciuta dalla critica mondiale, e che non occorre discettare sul suo essere fascista convinto, sulle sue idee, sul regime, e su ciò che si pensava allora, subito dopo e ora. Quando si parla di fascismo nostrano gli Italiani drizzano le orecchie, si sentono a disagio. Quando scemerà il nostro Problematic past? Secondo l’espressione usata da Waldemar Januszczak. Dobbiamo ancora fingere che un intero popolo sia stato costretto e tradito da un’idea che non condivideva?
Il problematic past dei Brits, è radicalmente diverso dal nostro e dura da secoli, le loro penitenze al di là da venire, riguarderebbero milioni di morti e centinaia di anni di sopraffazione e sopruso nel mondo. La revisione della loro storia è assai più semplice della nostra. Si tratta di spiegare crimini continuativi e documentati, anche se adesso cominciano a chiedere scusa e a sborsare qualche risarcimento. Revisionare il testo della presentazione di una mostra come suggerisce il critico d’arte, spiegando l’ “essere fascista” di Morandi? Aggiungerebbe o toglierebbe forse qualcosa alla grandezza e unicità della sua arte?
A me personalmente m’interessa un fico secco l’appartenenza politia,ideologica di un artista. M’interessa la sua arte,mi piaccia o meno. Quello che mi può comunicare se vuole comunicare