Marcello Foa, giornalista, docente di comunicazione all’università Cattolica di Milano e all’università della Svizzera italiana di Lugano, ha scritto questo denso saggio in cui mette in luce quelli che sono i veri poteri internazionali, le élite che appaiono e allo stesso tempo scompaiono come in un intreccio non definibile in maniera tradizionale. Questi poteri sono quelli che nel nostro tempo influenzano, orientano la politica, l’economia, il modo di vivere, gli stessi mezzi di comunicazione, sovrapponendosi ai governi dei singoli stati. Tutto ciò determina uno svuotamento delle loro prerogative e in questo senso basti pensare alla cessione di sovranità alle istituzioni della Ue. Nei vari capitoli del saggio, Foa analizza, ad esempio, il ruolo di questi organismi sovranazionali quali l’Ocse e l’Oms. Di questa noi pensiamo che sia neutrale invece non è così per come viene finanziata e infatti Foa scrive: “In totale il maggior contribuente è il governo statunitense con circa 890 milioni di dollari( 15 %), il secondo la fondazione Gates con 550 milioni di dollari ( quasi il 10%) ed è uno dei principali sostenitori di Gavi Alliance, l’organizzazione internazionale dei vaccini”. Non solo, la sua fondazione investe anche nelle case farmaceutiche e si muove secondo una logica di partnership pubblico privato, quindi in contatto con i governi e con il mondo economico. E’ solo un esempio fra i tanti che l’autore cita e possiamo pensare al periodo della pandemia per renderci conto di quali interessi in gioco vi erano e vi sono sulla propaganda martellante, ossessionante per i vaccini infischiandosene degli effetti avversi sottaciuti che ora stanno emergendo in Europa.
Chi conta davvero
L’autore scrive che, a proposito del partnershif pubblico-privato, la cosiddetta stakeholder society, essa consista “nel rappresentare solo le istanze che contano cioè per i privati i grandi azionisti, le multinazionali mentre nell’ambito sociale le organizzazioni non governative, i think tank e le fondazioni filantropiche”. Come operano nel concreto? Si creano determinati temi politici a livello globale che poi vengono riversati sui governi e sulle popolazioni dei vari stati. Pensiamo, all’ambiente con tutti gli annessi e connessi, alla spinta verso la transizione energetica a senso unico in direzione dell’elettrico. Secondo lo studioso Iain Davis, sintetizzando, la procedura avviene in questo modo: “Il World Economic Forum, e le varie élite pubbliche e private individuano le possibili soluzioni e poi passano all’azione con una campagna di comunicazione che si ammanta di nobili intenzioni, di altruismo, poi si comincia col far pressione sui governi con il Fmi al fine che si allineino alle decisioni prese”.
Le reti flessibili
Nel saggio, Marcello Foa mette in evidenza, citando una studiosa americana, Janine Wedel, come questi poteri “si articolano in reti flessibili, le flex nets, alimentate da élite ombra in un sistema che sfugge alle logiche tradizionali”. Quindi, essi sono sfuggenti, non localizzabili precisamente. Non è difficile dedurre dal quadro delineato che i governi e i parlamenti vengano come esautorati, almeno in una certa parte, dall’elaborazione di progetti politici. Un esempio molto indicativo riportato nel saggio è quello dell’assemblea di Davos nel 1998 in cui vennero gettate le basi della digitalizzazione e della quarta rivoluzione industriale mentre in tempi più recenti il Wef ha dato impulso all’ecologismo come dogma, nuova religione. Nel saggio, poi, l’autore analizza il ruolo dei media, della cultura e dello spettacolo così come le varie tecniche di condizionamento sociale sullo stile di vita.