Pubblichiamo per gentile concessione dell’editore Aspis un estratto del romanzo “Beluokia” di Drieu La Rochelle: il racconto narra dell’amore impossibile fra una donna divisa in due e un poeta guerriero che le fa da specchio. Qui il link per acquistare il volume
[…] I muri erano tinteggiati a calce e non recavano alcun ornamento, ma sul pavimento uno spesso tappeto andava a battere con le sue untuose onde il largo divano che costeggiava tutti i muri. Si voltò e, afferrando i suoi veli a manciate, se li fece passare in un sol colpo sopra la testa. Si ritrovò nel biancore della sua tunica, sotto la piena, dolce luce di molte lampade sistemate nello stretto cielo della cupola.
L’ombra alla porta, che non era scomparsa e l’aveva seguita, si trovò a sua volta là dentro. Era un uomo magro.
La donna sorrise. Il suo sorriso era come la sua andatura, uno slancio violento e aggraziato.
Il sorriso si riflesse sul viso dell’uomo. Guardarono uno dei suoi piedi, sporco di fango. Si scrutarono a lungo, senza muoversi, sorridendo infinitamente. Poi si mossero e si abbracciarono lentamente.
Dopo un momento, l’uomo la allontanò un poco da sé per guardarla di nuovo. Da tre anni non ne era sazio. Sorrideva con meditata gratitudine, con libero rispetto, con tranquilla modestia.
Non erano dei ragazzini. Sul viso di quella donna alta, la giovinezza, nella lotta, riportava una preziosa vittoria. La giovinezza, prigioniera della bellezza, faceva ritorno con tutte le sue forze dopo aver finto un’impercettibile fuga. Ogni tratto ne era divinamente cesellato. Un dio era tornato presso la sua creatura e aveva ripassato ovunque una mano raffinata per confermare il suo gesto, che sulle prime era stato spontaneamente geniale. Tutto ciò che una fanciulla può offrire d’ingenuamente felice nei tratti del naso, degli occhi o della bocca, era portato a compimento con una minuziosa incisione. Si trattava, in ciò che ha d’irriducibilmente virginale, della bellezza colpita e contraddistinta dall’esercizio dell’amore. Una giovinezza che aveva vissuto tutta una vita e che continuava a zampillare; uno zampillare preso tra le mani nervose dell’esperienza.
— Beloukia, la linea del tuo naso è coraggiosa come una freccia che vibra ancora nello scudo in cui si è appena conficcata.
La donna chiudeva gli occhi, quando l’uomo parlava, e sorrideva con aria di scherno perché tra i due era inteso che contavano di più i loro silenzi, e che le parole erano ammesse soltanto per punteggiare i loro silenzi.
Quella sera le parlò a lungo del suo viso. Non fece alcuna allusione al suo corpo; aveva le sue ragioni non farlo. Hassib era amico fedele della fantasia e, fino a Beloukia, aveva quasi sempre consegnato la propria vita a quella folle guida. Nei confronti di Beloukia quella fantasia si confondeva però con un calcolo; tutto il sapere veniva a congiungersi con tutta la follia. Obbediva dunque senza requie a una regola: non le parlava mai se non di una cosa alla volta e che aveva deciso. Da un lato temeva di smarrirsi, di avvicinarsi a mille frasi proibite, e sapeva anche che la voluttà delle parole poteva esser molto più efficace se queste erano concentrate su un singolo oggetto per un lungo momento. Le parole, nelle brevi intimità di quelle due creature, potevano esser terribilmente pericolose: scelte bene, erano sovranamente buone. In ogni caso, dovevano esser rare.
Elogiò per tutta quella sera il viso di Beloukia. Provava un piacere teneramente malizioso, acuto fino all’ironia, dolorosamente squisito, a non parlare d’altro che di quel viso, mentre desiderava quel corpo.
Di comune accordo, quel giorno si sarebbero privati del piacere per scoprirlo l’indomani giovane quanto non lo era mai stato. Sperimentavano quel genere di ascetismi che plasmavano l’eterna e pesante bramosia che avrebbe potuto spingerli l’uno contro l’altra. Lei vi metteva quell’inflessibile volontà che nella sua vita era interamente a servizio dei suoi piaceri e dell’amore, a cominciare dalla cura minuziosa di cui circondava suo marito, fino alla prudenza con cui trattava il suo amante; e lui vi metteva quella pazienza disperata con la quale aveva giurato una volta per tutte di moderarsi in ogni cosa riguardasse il suo rapporto con quella visitatrice notturna, svelta, rapida, distruttiva come il fulmine. Molto spesso i ladri, i pigri, gli innamorati, tutti i fuorilegge, mettono al servizio della loro passione o del loro vizio una disciplina più feroce di quella che le persone normali mettono al servizio della virtù.