«Un testo attuale dove si propugna un sovranismo ante litteram». Stiamo parlando de “L’unità e la potenza delle nazioni” di Enrico Corradini (272 pp., 20,00 euro), che torna in libreria a un secolo dalla prima edizione. Un anniversario non casuale. Nel centenario della fusione tra l’Associazione nazionalista italiana e il Partito nazionale fascista, ci pensa la casa editrice Altaforte a rievocare uno dei momenti fondamentali della vicenda mussoliniana. Curato da Corrado Soldato, con postfazione di Valerio Benedetti, il capolavoro di Corradini è inserito nella collana Indelebili.
Autentica summa della dottrina nazionalista, il saggio di Corradini è al contempo un’esortazione rivolta all’Italia a svolgere un ruolo di grande potenza degno della sua collocazione mediterranea e del fondamentale contributo apportato, in virtù delle radici romane, all’avanzamento della civiltà europea in grado di interpretare la politica estera nel quadro di un nazionalismo non angusto né di corto respiro, bensì capace di inserirsi con autorevolezza nel ‘gioco di potenza’ di quei blocchi geopolitici, economici e militari che all’epoca di Corradini si chiamavano ‘imperi’.
«Cent’anni fa – scrive Benedetti – era noto più o meno a tutti come funziona la geopolitica, e scriverlo chiaro e tondo non destava scandalo alcuno. Nell’Italia odierna, a spiegare che le relazioni internazionali si fondano sui rapporti di forza e la volontà di dominio, si viene tacciati come minimo di guerrafondai, se non peggio. Questo ci fa capire quanto la propaganda cosmopolita, irenistica e zuccherosa dei progressisti abbia permeato tutte le nostre società, plasmando anche l’opinione del cosiddetto uomo della strada».
Peccato che Corradini non scendesse a contare come erano composte le nostre Divisioni, di quanto armamento pesante e mezzi di trasporto pesante, tanks, aerei, navi ecc. disponessero, cioè quanto era indispensabile per cercare di tradurre in realtà chiacchiere da Caffè. L’Imperialismo poetico delle parole è solo una masturbazione criminale.