Forse non tutti sanno che, in ordine all’interruzione volontaria di gravidanza, non solo il Cristianesimo (con l’eccezione di alcune Chiese riformate, quale, ad esempio, quella valdese), ma anche le altre religioni maggiori solitamente assumono una posizione di condanna, pur se molte di esse lo ritengano ammissibile in circostanze più o meno limitate.
Nell’Ebraismo, il feto è ritenuto essere umano dopo quaranta giorni dal concepimento e l’autorizzazione all’aborto terapeutico è circoscritta solo a pochissimi casi.
Nell’Induismo, formato da numerose scuole e correnti teistiche, di regola l’aborto è proibito («Mi sembra chiaro come la luce del giorno – diceva Gandhi – che l’aborto è un crimine»), anche se si registra una certa tolleranza per i trasgressori.
Nel Buddismo, nonostante non vi sia al suo interno una posizione univoca, mancandogli un organismo autoritativamente rappresentativo, quasi tutti i testi e tutte le tradizioni vietano l’aborto, poiché visto come una violenza nei confronti di un essere vivente e senziente.
Nell’Islamismo, infine, si ritiene che la vita inizi tra il 90° e il 100° giorno di gestazione e che il feto riceva l’anima dopo centoventi giorni dal concepimento. Proprio per questo l’aborto in generale non è consentito, se non nei casi di stupro e problemi di salute della donna incinta. Comunque, superato il quarto mese, l’interruzione volontaria di gravidanza è ritenuta un assassinio. Inoltre, le deformazioni, sia fisiche che mentali, sono viste dalla religione islamica come una prova inviata da Dio, la qualcosa comporta che il bambino “deformato”, libero dal mondo circostante, alla fine dei tempi non verrà giudicato.
Quanto alla Chiesa Cattolica, sulla base di precisi riferimenti sia all’Antico (Es 21: 22-25; Gb 12: 10) che al Nuovo Testamento (Lc 1: 26-37, 42-45), ha sempre ritenuto la vita sacra e dignitosa, non in virtù di una condizione di “salute”, ma perché dono di Dio. Cosicché l’aborto volontario, in quanto interruzione della vita, è paragonato a un omicidio:
«L’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita» (San Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 1995, n. 58).
«Per questo è necessario aiutare le persone a prendere coscienza del male intrinseco del crimine dell’aborto che, attentando contro la vita umana al suo inizio, è anche un’aggressione contro la società stessa…» (Papa Benedetto XVI, in «L’Osservatore Romano», 04.12.2005).
Del resto, alla luce dell’Annunciazione alla Vergine Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele – la più importante fra le festività religiose concernenti il concepimento (25 marzo) – come si potrebbe parlare di maternità in una donna se il concepito non fosse una persona umana dal primo istante dell’inizio della maternità stessa? Allorquando si afferma di una donna che ha concepito che è iniziata la sua maternità, questo presuppone che il concepito è indiscutibilmente una persona umana, ovvero, dotata di un corpo e un’anima spirituale infusa direttamente da Dio nel momento stesso del concepimento.
Qualcuno potrebbe obiettare: e se la donna non è in grado, per motivi contingenti anche gravi (ad esempio, a seguito di uno stupro), di “assumersi” la gravidanza? In questo caso, occorrerebbe chiedersi – da credente o non poco importa – se sia “ragionevole” causare una catastrofe maggiore, quella della morte di un essere umano, pur se allo stadio embrionale. E poi, se per la donna fosse realmente difficile o impossibile accettare la maternità, esiste pur sempre una soluzione prevista dalla legge, almeno in Italia: il non riconoscimento, da parte della madre, del suo bambino che viene accolto, nel corso dei primi tre mesi di vita dopo la nascita, da istituzioni legalmente riconosciute, le quali, a loro volta, lo affideranno a genitori adottivi. Sarebbe un atto oltre che di amore verso il bambino anche di profondo altruismo, considerando l’altissimo numero di coppie senza figli o di genitori che ogni anno desiderano fare un’adozione e non vi riescono.
«Sento che ogni giorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa […] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me […] Noi combattiamo l’aborto con l’adozione. Se una madre non vuole il suo bambino, lo dia a me, perché io lo amo» (Santa Teresa di Calcutta).
Ritengo l’aborto legittimo e necessario in taluni casi come lo stupro e le malformazioni del feto, nel 1mo caso perché non è una scelta d’amore, nel 2ndo perché si provocherebbero sofferenze inutili. Per il resto concordo con l’articolista.
Anche il giuramento d’Ippocrate (quello originario) vietava al medico l’aborto. Oggi la nuova medicina istituzionalizzata ha imposto ai medici di vaccinarsi con un vaccino che non è tale, e credo che la signorina Schlein vorrebbe togliere ai medici la possibilità di optare per l’obiezione di coscienza (già ora alcune Regioni ci provano, assumendo solo ginecologi non obiettori). Intano i bambini che non sono nati dal 1978 a oggi sono sostituiti dagli stranieri che accogliamo per fare “i lavori che non fanno gli italiani”, e magari altri, come lo spaccio, l’accattonaggio molesto e i furti. Fra le cause della caduta dell’Impero Romano vi fu anche il crollo delle nascite, conseguenza della corruzione dei costumi, cui invano lo stesso Augusto cercò di porre argine.
Paghiamo ancora le conseguenze delle follie del post Sessantotto.
Enrico. Non confondiamo le cose. Non è che i clandestini-migranti arrivano per sostituire i ‘non-nati’ per l’aborto legale! Sarebbero arrivati lo stesso.
L’Impero romano cadde perchè c’è sempre uno più barbaro in giro disposto a mettere in gioco le budella, mentre tu, l’ ‘arrivato’ ti fai a letto lo schiavetto…
Sull’obiezione di coscienza sono d’accordo. Gli obiettori non lavorino per la Sanità Pubblica (per poi fare gli aborti privatamente…).
I clandestini arrivano per molti motivi, ma non è un caso se i primi arrivi di massa, negli anni Ottanta, coincisero con il calo demografico. Prima erano stati gli italiani a emigrare all’estero. Se una donna incinta che non può permettersi di tenere il figlio per i più diversi motivi – decisione che rispetto – potesse a spese dello Stato partorire e poi lasciare il figlio in adozione ci risparmieremmo lo squallido mercato delle adozioni dal terzo mondo. Sarebbero moltissime le coppie (vere!) disposti ad accoglierlo. Quanto ai medici obiettori, i disonesti ci sono in tutte le categorie, ma non si può generalizzare. La vera tragedia è che noi stiamo diventando la Maternità dell’Africa.
Gli arrivi del ‘migranti’ coincisero con il papato polacco e poi la caduta del Socialismo Reale. Ci ricordiamo degli albanesi? Adesso è uno scandalo… L’adozione di bambini sconosciuti è qualcosa di potenzialmente contorto, che talora sconfina nella pedofilia, per me, da non incoraggiare. Se i figli non arrivano, la natura è saggia…. e si prescinda! I figli degli altri non saranno mai, sottolineo mai, figli nostri… Si può fare del bene all’umanità in altro modo…
Avere ‘figli’ non è un diritto, ma la conseguenza della legge di natura.