Per comprendere cosa sta accadendo a Destra, la sua evoluzione in senso conservatore, le dinamiche che la stanno rendendo protagonista della scena politica non soltanto in Italia, è necessario risalire storicamente a ciò che è stata e ai suoi esponenti di primo piano, oltre alla militanza dei decenni trascorsi. Si capirà così che la Destra, prima di essere un soggetto politico definito, determinato e individuabile, è un sentimento morale e culturale che si sostanzia di valori a-temporali.
Essere o sentirsi di Destra non vuol dire appartenere necessariamente ad un soggetto politico, ad una forza elettoralmente organizzata, ad una formazione competitiva tra le altre. Certo, può assumere anche queste connotazioni, ma prioritariamente è una riconoscibile visione del mondo e della vita , ispirata da un forte impulso a difendere e ad affermare tutto ciò che è incedibile e non negoziabile, sia spiritualmente che culturalmente e politicamente.
La profondità della Destra così percepita, assume le fattezze di una soggettività “biologica” che come tale tende a conservarsi. Pertanto qualificarla come conservatrice non è un espediente per separarla da altre qualificazioni come nazionale, sociale, solidarista, rivoluzionaria, tradizionalista, reazionaria, sindacalista, ecc. nessuna delle quali è infondata o fuori posto.
Sono definizioni che hanno ragioni e giustificazioni assolutamente legittime, ma che tuttavia non comprendono pienamente il senso della Destra nella sua complessità.
Il sentimento morale e culturale che essa racchiude è radicato nel tempo e nella storia, dunque raccoglie in sé tanto la discendenza dalla religiosità come principio generatore della civile convivenza, quanto dal passato storico che ha formato la coscienza umana e le istituzioni pubbliche e private.
La Destra, dunque, è un fenomeno articolato che non si può ridurre ad un monolite, ma è piuttosto un poliedro nel quale le diverse sfaccettature si compongono in un quadro d’assieme dando vita ad un soggetto plurale e diffuso, del quale la composizione, che può sembrare contraddittoria, in realtà interseca le anime che la compongono dando vita a qualcosa che potremmo definire, qualificare, denominare Oltre la Destra, giusto il titolo del libro pubblicato da Eclettica, a cura dell’Istituto Stato e Partecipazione (pp. 213, € 16,00) che scandaglia, attraverso le storie di alcuni dei più qualificati esponenti del Movimento Sociale Italiano, la singolare soggettività politica di un partito che ci riporta ad un mondo che sarebbe sbagliato cancellare, per comodità, demagogia e opportunismo.
E invece, come raccontano le pagine messe insieme da Francesco Carlesi, promotore di questa antologia di sentimenti e di battaglie civili e politiche, di spiritualità vissuta nell’agone dello scontro e dell’incontro con altre esperienze storico-politiche, la Destra esiste, c’è, tanto più che è penetrata nel profondo e nelle fibre della società italiana fino a farsi governo nel 2022, dopo l’assaggio dell’esperienza del 1994 e del 2008.
Oltre la destra, dunque, da Costamagna ad Almirante, da Rasi a Tripodi, da Accame a Rauti,da Massi ai tradizionalisti evoliani, dagli “attualisti” gentiliani ai “corporativisti impazienti” di Ugo Spirito, dai sindacalisti di Roberti rinnovanti la grande tradizione del sindacalismo rivoluzionario al realismo politico di Augusto De Marsanich, di Arturo Michelini e di Ernesto De Marzio, da Beppe Niccolai a Teodoro Buontempo, si può dire, come scriveva Rasi, che tutti erano contro le etichette, lo stesso MSI lo era, al di là della destra e della sinistra, anche se per ovvie esigenze politiche si collocava a destra. Rasi sintetizzava così questo incredibile caleidoscopio: “Si trattava di destra politica, non economica; di destra dinamica di ordine sociale e non di cristallizzazione dei privilegi; destra che persegue l’ordine morale e giuridico, non come difesa di rendite improduttive ma come azione etica, certezza del diritto, e recupero del senso dello Stato e della Nazione. Potrebbe essere utile una definizione del tipo destra politica e sinistra sociale, intendendo con l’uno l’ordine nella libertà e con l’altra la partecipazione nella giustizia”.
Dagli scritti che compongono questo libro – che raccoglie gli scritti di Amorese, Bozzi Sentieri, Carlesi, De La Vásquez, Fabbri, Guarente, Malgieri, Marenghi, Naso, Scaraglino – viene fuori non soltanto una storia, ma una visione del mondo articolata che origina dalla reazione alla Grande rivoluzione che spaccò l’ordine tradizionale, elevò l’ateismo a religione dei popoli, desacralizzò millenari usi e costumi, abolì, grazie alla Loi Le Chapellier, i corpi intermedi, tessuto connettivo delle società europee.
Allo scandalo della devastazione dei principi imperniati sulla dignità della persona, sulla centralità dello Stato e della Nazione, sulla religione come fattore culturale prima che fideistico si levò un “conservatorismo rivoluzionario” al quale movimenti raminghi per le contrade d’Europa si oppose. Conservatore per i principi che intendeva difendere; rivoluzionario per la modernità e la concretezza della sua azione contro lo sfacelo e perfino reazionario nel reagire alla distruzione di un mondo.
La Destra nasce da tutto questo.
Restaurazione, Tradizione, Sindacalismo, Nazionalismo, Corporativismo come rinascita dei corpi intermedi: ecco la conservazione che si fa innovazione.
Tutto ciò è Oltre la Destra nel senso indicato per come i protagonisti biografati l’hanno interpretata. E se poi la Destra diventa di popolo, patriottica per definizione, nazional-conservatrice per il naturale percorso compiuto, presidenzialista ecco che una nuova storia incomincia e coloro che l’hanno iniziata nel nostro tempo possiamo dirli profeti di una nuova avventura.
Il libro è ricco di riflessioni che fanno giustizia del becero “luogocomunismo” della sinistra la cui recrudescenza negli ultimi tempi ci ha non poco stupiti. I profili raccolti in queste pagine sono la testimonianza di una classe dirigente colta, visionaria, intellettualmente dotata che non si dedicava al “politicantismo” occasionale, ma corroborava l’azione politica di un pensiero che affondava le radici in una vasta cultura, soprattutto filosofica, storica ed economica.
Al riguardo, Almirante, Romualdi, Tripodi, De Marzio, Roberti, Niccolai, Rauti, soltanto per citare i politici-intellettuali più attivi ed interessanti, cui possiamo affiancare gli uomini di cultura che non disdegnavano l’impegno politico pur non praticandolo a tempo pieno, come Costamagna, Accame, Erra, Siena, Gianfranceschi, Sermonti, Massi, Rasi – soltanto per fare alcuni nomi – non erano soltanto politici, a diverso titolo, ma pensatori che vivevano la politica attraverso un’elaborazione intensa. Basti pensare al fatto che diedero vita a quelli che oggi chiamiamo laboratori intellettuali (altrove think tank’s), per renderci conto del primato della cultura che con vigore sostenevano.
L’Inspe, il Centro di vita italiano, l’Istituto di Studi Corporativi, il Cidas, unitamente ad una miriade di riviste d’alto profilo a cui il MSI affidava il proprio messaggio, furono gli strumenti per costruire una Destra tutt’altro che vuota, secondo la vulgata corrente e per renderci conto di quanto dispiegamento d’intelligenza dobbiamo riconoscere.
Ad una Destra che ha saputo nel tempo essere tale, fino ad andare “oltre se stessa”, qualificandosi nei modi richiamati, al di là degli stereotipi della politica ottocentesca, non si può dire altro che le sue radici sono ben salde ed il suo tronco è in grado di reggere le più impetuose intemperie, come la sua storia ampiamente ha dimostrato.
E se Oltre la Destra raccoglie le personalità più significative del Msi, nella fiorente letteratura sull’argomento, non possiamo tralasciare il denso e pressoché indispensabile volume, davvero enciclopedico, di Federico Gennaccari,100 personaggi della Destra 1946-2021. Da Almirante a Giorgia Meloni (Fergen, pp. 678, € 22,00), con il corredo di altri 200 protagonisti della storia del Movimento Sociale Italiano, di Alleanza Nazionale e di Fratelli d’Italia. È un libro di consultazione, nel quale non manca un nome, non viene tralasciato un avvenimento, non si dimentica un particolare significativo della vita politica e culturale dei biografati e si compone così il quadro della storia della Destra italiana dal 1946 ai nostri giorni.
Esso colma alcune lacune sul tema e soprattutto sul ruolo di numerosi importanti esponenti della Destra, molti dei quali dimenticati. Un lavoro eccellente che soltanto Gennaccari, con la sua proverbiale pazienza e con la competenza che gli è unanimemente riconosciuta, poteva mettere insieme. Sono percorsi biografici che raccontano una storia cronologicamente ordinata sia parlamentare che militante, senza dimenticare le vittime di una campagna politica segnata da un filo di sangue a testimonianza di una storia assai drammatica, da Franco De Agazioassassinato dalla Volante rossa nel 1947 a Milano a Paolo Di Nella ucciso da militanti dei Collettivi autonomi a Roma in viale Libia nel 1983 mentre affiggeva manifesti per la tutela del verde pubblico a Villa Chigi: niente di sovversivo, soltanto di civiltà. Insomma, in queste dense pagine sono riassunte, se così si può dire, attraverso le biografia perfino dei più “nascosti” dirigenti, la vita di un partito, voluto da Pino Romualdi, come movimento senza torcicollo per far partecipare alla vita politica anche i reduci della Repubblica Sociale Italiana nel nome della pacificazione post-bellica.
Un libro che chiunque voglia comprendere a pieno la storia della Repubblica dovrebbe leggere, possedere, consultare.
Ma la Destra è stata, come si è detto, anche militanza e cultura. Sotto il primo aspetto, un libro significativo e molto documentato, è I ragazzi del ciclostile. La Giovane Italia, un movimento studentesco contro il sistema di Adalberto Baldoni e Alessandro Amorese(prefazione di Giorgia Meloni, Eclettica edizioni, pp. 503, € 23,00), nel quale i due autori raccontano, con dovizia di particolari, i due decenni più significativi del movimento giovanile di studenti del secondo dopoguerra. Un movimento, nato nel 1950, ha fatto la sua ragione di vita nella difesa della Nazione ispirandosi agli ideali mazziniani. Il volume si propone di ricostruire, come scrive Baldoni nella prefazione, “un rilevante squarcio di storia della Destra che non tutti conoscono. Un passato da prendere come esempio per andare avanti con coraggio, dedizione, coerenza, intelligenza”. Il tutto avendo chiaro un concetto, come scrive il coautore Amorese “quello dell’antitesi permanente, cioè dell’alternativa, netta, alla crescente preponderanza della Sinistra. Da Destra”. Il volume è di una ricchezza notevole di informazioni, aneddoti, personaggi, militanza politica, azione nelle scuole. Da leggere insieme con quello di Gennaccari.
Si diceva che la Destra è stata anche cultura. Un esempio tra tanti è testimoniato dall’Istituto di Studi Corporativi del quale offre una storia puntuale Rodolfo Sideri nel libro Sognando l’alternativa (Edizioni Settimo Sigillo, pp. 255, € 27,00). Animato da Ernesto Massi, Diano Brocchi e da Gaetano Rasi, una triade di economisti ed intellettuali che spaziavano in molti campi, l’Istituto fu una fucina, dal 1972 al 1995, di formazione di giovani “quadri” buona parte dei quali scelse la via politica per dare un contributo alla Destra alternativa. Emanazione dell’Istituto fu la Rivista di Studi Corporativi sulle cui pagine, curate da Rasi, si esercitò buona parte della classe intellettuale della Destra. Le sue elaborazioni furono attente, nella prospettiva di una società partecipativa, ad ogni aspetto della contemporaneità, dall’europeismo al nucleare, alla questione demografica, al regionalismo, alle riforme istituzioni, alla politica internazionale. Un vero e proprio pensatoio che con la svolta liberista del centrodestra berlusconiano ammainò le proprie bandiere lasciando un vuoto incolmabile.
Storicamente, in Italia, la destra diventa liberale, liberalconservatrice, poi nazionalista o rimane cattolica, in parte, sin da pochi anni dopo l’unità. Non c’erano nostalgici veri dell’Ancien Régime. Solaro della Margarita non aveva discepoli. L’Italia del 1861 non era la Germania di 10 anni dopo, quella che a Versailles proclama il Deutsche Kaiserreich. E neppure lsa Francia di Maurras e dell’Action Française. Il Fascismo non fu vera destra, ma neanche sinistra. Come il MSI. In parte un papocchio ideologico, che tenta ardue sintesi sincretiche. La Rivoluzione Conservatrice è poi un’ invenzione di giornalisti, più di storici. C’era lì un po’ di tutto, ma erano nazionalisti soprattutto. Il corporativismo fu una meta ideale, propagandistica, mai sorretta da vera convinzione.