• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
martedì 28 Marzo 2023
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Libri

Segnalibro. Quando Kundera accusò il Patto di Yalta e il partito comunista cecoslovacco

Adelphi pubblica un volume con due testi dello scrittore: il discorso contro la censura e uno scritto del 1983 sull'Europa

by Manlio Triggiani
19 Febbraio 2023
in Libri
1
Un occidente prigioniero di Milan Kundera per Adelphi

Nel 1956 il direttore dell’agenzia di stampa ungherese inviò un telex alle agenzie di tutto il mondo, poco prima che la redazione fosse squassata dall’artiglieria sovietica che apriva la strada di Budapest alle truppe che invadevano l’Ungheria. Il direttore informava di quello che stava accadendo e terminava scrivendo: “Moriremo per l’Ungheria e l’Europa”. Che significava questa frase in tempi di guerra fredda e divisione dell’Europa in Nato e Patto di Varsavia? Il direttore intendeva sottolineare che attraverso l’Ungheria l’Urss attaccava l’Europa e perché la nazione rimanesse europea gli ungheresi erano disposti a morire.

Il significato di questa espressione dipende dal fatto che i popoli dell’Europa centrale, cechi, slovacchi, polacchi, ungheresi, per ragioni geopolitiche hanno faticato molto più di altri popoli a definire una propria identità nazionale. Culturalmente si sono sempre sentiti europei, ma erano confinanti con una grande potenza slava, la Russia, che hanno sempre considerata diversa da sé. Nel 1945, alla fine del secondo conflitto mondiale, sono stati consegnati all’Unione sovietica. Europei inglobati in un blocco differente. Situazione ancora non chiarita definitivamente nonostante la fine del comunismo e dell’Urss.

Adelphi ha pubblicato un libro, Un Occidente prigioniero, di Milan Kundera, che fa il punto sulla cultura europea di queste nazioni e sui compiti dell’Occidente (“La letteratura e i popoli europei” e “Un Occidente prigioniero”). Per lo scrittore ceco le nazioni del centro Europa erano “una piccola Europa ultraeuropea” per secoli schiacciate dagli Imperi centrali da una parte (Impero asburgico e Impero austroungarico) e dall’altra dal mondo zarista prima, sovietico poi. Kundera ricorda una frase pronunciata dal poeta Karel Havlicek: “ai russi piace definire slavo tutto ciò che è russo, in modo da poter poi definire russo tutto ciò che è slavo” (pag. 56). Ma questi popoli definiti sbrigativamente appartenenti a “Stati satelliti” dell’Urss, seppero esprimere una cultura e un mondo, quello mitteleuropeo, davvero inedito e molto ricco. Un compendio del sapere europeo davvero unico, un’Europa in scala, più piccola e molto originale basata sul massimo delle differenze nel più piccolo spazio possibile, di fronte alla Russia (poi Urss) basata invece “sul minimo della diversità nel maggior spazio possibile”. Questo crogiolo di lingue e culture che usava l’alfabeto latino, si sentiva lontano, molto lontano dal mondo russo e – a maggior ragione – da quello sovietico. Kundera tiene un discorso, in apertura del IV congresso dell’Unione degli scrittori in Cecoslovacchia, nel 1967, nel quale sottolinea con coraggio, che “la sopravvivenza di un popolo – il riferimento è alla nazione ceca ma in genere a tutti i piccoli popoli – dipende dalla forza dei suoi valori culturali. Il che esige il rifiuto di qualsiasi interferenza da parte dei vandali, gli ideologi del regime”. La rottura fra il sistema comunista e gli scrittori, fu consumata. E la Primavera di Praga dimostrò come la rinascita delle arti, della letteratura, del cinema, accelerò il disfacimento della struttura politico-totalitaria del comunismo in Ungheria.

Nel libro, oltre al discorso di Kundera, è riportato un saggio, scritto nel 1983, nel quale l’intellettuale ceco affronta la percezione che l’Europa ha delle proprie nazioni. Un modo per ridefinire la “mappa mentale” degli europei accusando l’Occidente di non aver fatto nulla mentre scompariva lentamente un lembo importante dell’Europa: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, inghiottite nel Patto di Varsavia. L’implicito attacco è alla Gran Bretagna e agli Usa che nel Patto di Yalta stabilirono che quelle nazioni dovevano finire nelle mani dell’Unione sovietica. Non solo: Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria sono state le nazioni che, dal 1956 al 1970, hanno dato vita a rivolte e contestazioni contro il blocco sovietico e contro il comunismo. Una “visione centroeuropea del mondo”, quella di Kundera, che sottolinea l’estraneità di quelle culture e quei popoli al mondo comunista e le conseguenti rivendicazioni.

Un testo molto attuale, che dice molto anche dello svolgersi della storia e di come le identità dei popoli siano pesantemente condizionate dalla geopolitica.

* Un Occidente prigioniero,di Milan Kundera, Adelphi ed., pagg. 85, euro 12,00; (prefazione di Jacques Rupnik e Pierre Nora; trad. di Giorgio Pinotti)

@barbadilloit

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

Visualizzazioni: 0
Tags: adelphmanlio triggianimilan kunderasegnalibroun occidente prigioniero

Related Posts

Quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Le Pen e Almirante in piazza San Pietro

Quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Le Pen e Almirante in piazza San Pietro

20 Marzo 2023
Segnalibro. Un intero popolo sotto accusa. La forte risposta di Ernst von Salomon

Segnalibro. Un intero popolo sotto accusa. La forte risposta di Ernst von Salomon

19 Marzo 2023

Il “sovranismo ante litteram” di Enrico Corradini

Aspide. “I miei giorni nel Caucaso” di Banine, amante di Ernst Junger

Segnalibro. Donne discinte, sesso e amore venale dal Medioevo a oggi

Irlanda. La storia dell’Ira dalle origini al 1970

“Il soccombente” di Thomas Bernhard e il senso del limite

Amintore Fanfani e il sovranismo cattolico

Segnalibro. Bianciardi: “Non leggete i libri, piuttosto fateveli raccontare”

Comments 1

  1. Guidobono says:
    1 mese ago

    Quei popoli erano ‘protetti’ dall’Impero asburgico, dal 1867 Austria-Ungheria, che noi colpevolmente contribuimmo a dissolvere alla fine della WWI, nel 1918, assieme ai nazionalismi balcanici idioti, agli irredentismi intolleranti… Le identità non dovevano convertirsi in Stati insignificanti, tipo l’ex Jugoslavia di oggi, tanto per accrescere il vorace appetito dell’orso russo… Identità non doveva significare uno Stato nazionale, tanto per dare una scusa al Presidente Wilson ed ai suoi infami, ipocriti 14 Punti… Gli anglo-francesi, spalleggiati dagli USA, han distrutto gli Imperi Centrali nel 1918 per distruggere l’Europa. Completando l’opera nel 1945.

Più letti

  • L’intervista. Cabona: “Sigonella? Craxi con ‘no’ alle ingerenze Usa voleva chiudere il dopoguerra italiano”

    Viaggi&Patrie/10. Cabona: “Ma non abbiate lo sguardo dei neo-colonizzatori, dei maestrini dell’Occidente”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Alain de Benoist: “La questione identitaria e la modernità”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • StorieDi#Calcio. Pietro Michesi il romano de Roma che castigò la Lazio (col Catanzaro)

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Alain de Benoist: “Distinguere l’Ue dall’Europa e sognare un Nomos della terra multipolare”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Giornale di bordo. Fenomenologia di Elly Schlein (farà del Pd un partito radicale di massa)

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

Giornale di Bordo. L’uso politico della storia e gli strali di Pannella contro i partigiani (per Via Rasella)

Giornale di Bordo. L’uso politico della storia e gli strali di Pannella contro i partigiani (per Via Rasella)

27 Marzo 2023
L’asse Russia-Cina e la marginalità dell’Europa

L’asse Russia-Cina e la marginalità dell’Europa

27 Marzo 2023
Il latino nell’era 4.0 conferma la forza dei “classici”

Il latino nell’era 4.0 conferma la forza dei “classici”

27 Marzo 2023

Ultimi commenti

  • Francesco su Giorgia Meloni al congresso Cgil: l’attenzione al lavoro cardine della destra sociale
  • Guidobono su Utero in affitto e il passaggio dal Nomos della Natura a quello della Tecnica
  • Valter Ameglio su Utero in affitto e il passaggio dal Nomos della Natura a quello della Tecnica
  • Internazionale Milano su Si fa presto a dire “piano Mattei”: lo sguardo dell’Italia verso Sud
  • pasquale ciaccio su Si fa presto a dire “piano Mattei”: lo sguardo dell’Italia verso Sud
  • pasquale ciaccio su Utero in affitto e il passaggio dal Nomos della Natura a quello della Tecnica
  • Pruzzo su “Sotto la cupola del vero” sulla strada della Tradizione

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più