Nella Giornata del Ricordo, il 10 febbraio, cioè oggi, si commemora la strage di 30mila italiani commessa dai comunisti delle bande partigiane titine nel 1943 e nel 1945-46. Le vittime erano fascisti, personalità delle città e paesi istriani-giuliano-dalmati, professionisti, semplici italiani. Una pulizia etnica che aveva come scopo di cancellare la presenza italiana in territori sempre appartenuti all’Italia ed erano al confine orientale. Gli italiani venivano presi, torturati, gettati in profondità carsiche, dette foibe, con le mani legate con del fil di ferro dietro la schiena. Di molti di loro non s’è saputo più nulla, altri corpi sono stati recuperati. Ancora oggi succede. Gli italiani sopravvissuti hanno perso tutto: la casa, gli averi e con l’esodo forzato hanno perso la propria identità.
“L’esodo – ha dichiarato Carla Cace, presidente dell’Associazione nazionale dalmata ed esule di terza generazione – è stato una tragedia nella tragedia. E’ stato lo sradicamento dalla propria vita, dalla propria identità. Ha significato perdere se stessi per non ritrovarsi mai più. Per tanti è stato peggio che morire perché non solo si è lasciata la propria terra, dove si parlava italiano da molti secoli, la propria casa con tutto quello che c’era dentro, ma soprattutto si è persa l’identità. Centinaia di migliaia di persone hanno vissuto un trauma e una violenza psicologica incancellabile. Un dolore durato una vita”.
In più, i governi italiani non hanno aiutato questi cittadini. Il passaggio alla Jugoslavia di Tito fu favorito dagli Usa per una questione di equilibri geopolitici con l’Urss. La Jugoslavia, inoltre, svolgeva la funzione di Stato cuscinetto fra i due blocchi e i rapporti non sempre facili fra Stalin e Tito spinsero gli Usa ad appoggiare in quella occasione il maresciallo jugoslavo.
Della vicenda e delle violenze non se ne parlava. In Italia il Partito comunista italiano di Togliatti, che durante quei giorni dette l’ordine ai partigiani italiani di assecondare e agevolare le operazioni dei partigiani comunisti jugoslavi, si impegnò a fare in modo che venisse steso un velo di silenzio sull’olocausto compiuto dalle bande titine.
Certo, con il passare degli anni le cose sono cambiate: nel 2004 è stata istituita la Giornata del Ricordo e l’olocausto istriano-giuliano-dalmata è stato considerato un eccidio contro l’umanità dal Parlamento europeo. Ma non sono mancati giornalisti e sedicenti studiosi che hanno fatto del negazionismo stravolgendo la storia e la realtà disconoscendo le vere dinamiche dell’olocausto istriano-giuliano-dalmata e le responsabilità delle bande partigiane.
Gli ultimi due presidenti della Repubblica italiana hanno ammesso responsabilità nell’olocausto avvenuto nell’Italia orientale e la vicenda storica con 30mila italiani uccisi nelle foibe o gettati in mare con una corda e una grossa pietra al collo, e gli oltre 300mila esuli fuggiti in Italia.
Oggi, però, più consapevolezza su questa storia: la stessa Rai 3 per il 10 febbraio ha programmato in prima serata un docufilm in cui esuli ed esponenti di associazioni faranno conoscere le proprie testimonianze. Opere d’arte, libri, film, incontri nelle scuole si stanno moltiplicando per far conoscere alle nuove generazioni le vicende della propria nazione e i crimini che il totalitarismo comunista ha compiuto. Nel nome degli italiani massacrati nelle foibe.