Siamo tutti personaggi di un libro di Walter Siti, lo scrittore – vincitore del Premio Strega 2013 – che, con il romanzo Resistere non serve a niente, racconta la nostra epoca. Siamo personaggi di Siti perché viviamo una realtà in cui ci sembra di non conoscer più onestà e vergogna. E, più o meno, viviamo esperienze border-lines in ufficio, a scuola, e on-line. La società post-berlusconiana non ci ha lasciato in eredità grandi riserve morali. Abbiamo cambiato pelle e non ce ne siamo accorti. Abbiamo evaso il fisco. Pasticciato con la finanza sporca. Ammirato le signore della televisione, le nuove guide del paese!, Barbara D’Urso e Maria de Filippi. Quindi non ci rimane che un futuro spento, lo stesso dell’ultimo romanzo di Siti, in vendita nelle librerie, nelle edicole, nelle pescherie…
In questa opera, poi, il personaggio principale, Tommaso, ben compendia la filosofia del… Io frego tutti, perché gli altri fregano me! Così ognuno di noi vive un po’ in sintonia con il mondo di Siti. In sintonia perché vorremmo avere a che fare… con una olgettina. Conoscere, al meno, un amico potente nell’alta finanza. Sognare soluzioni, anche trasversali, ad una realtà mediocre. Auspicare, insomma, i nostri quindici minuti di notorietà, ma anche trenta, sessanta, centoventi minuti…
“Siti ha scritto il grande romanzo storico del nostro tempo” (Marco Lodoli). Questo è il punto. Con il favore dei lettori, la letteratura sitiana esiste come fotocopia della realtà – come la fiction di un paese in crisi – e vuole ritornare ad incidere, raccontando storie di noti vip esistenti in una cornice narrativa di fantasia. Però andiamo oltre. Da tempo stiamo cercando una letteratura di successo che non sia la sublimazione di una realtà storica degradata e irreversibile. Cioè stiamo auspicando il romanzo che non sia un presente da fiction o un’idea nata nella letteratura giornalistica. In più, qui, non si vede neanche l’ombra di una scrittura potente. Tutto è fredda paratassi o letteraria mimesi di sogni, bisogni, mascalzonate, e mode post-moderne.
Già Nuovi Argomenti (‘Presente storico’, Aprile/Giugno 2013) ha ribadito un’ idea analoga: Noi, i bravi della sinistra per bene, vogliano una letteratura della verosimiglianza. Per questo, ecco tutte le preghiere a San Saviano Roberto, ormai luce della bella e buona scrittura! E San Saviano scrive libri partendo proprio dai realissimi fatti giudiziari. Ecco Cerbero Siti Walter che racconta le pochezze degli odierni conduttori televisivi o la voracità finanziaria della mafia italiana. Con le dovute differenze, lo hanno già fatto Antonio Scurati e Giuseppe Genna veleggiando nei mari dei nostri anni di plastica.
All’interno di uno sforzo pur significativo, Siti ci fa viaggiare in un mondo di affaristi, di manager, di palestrati, di signorine berlusconiane, di esperienze di sesso e prostituzione intellettuale. E qualche critico pensa che questo mondo sia una realtà di destra, una destra di potere, televisiva e depressa. Smettiamola! Di destra qua non c’è niente. Se volete una letteratura che faccia vedere quanta merda galleggia, molto bene, leggete Walter Siti. Se volete regalarvi la lettura della catastrofe etica della contemporaneità, benissimo, accomodatevi in un libro di Siti, cioè Il contagio (2009) o Troppi paradisi (2006).
Se, invece, partite da una diversa premessa, la differenza sta in poche domande: Siete per una letteratura senza destino? O per una letteratura con un destino?
La letteratura va verso l’estinzione. Ma si tenta di farla vivere nel ‘presente storico’ o nella neo-letteratura della verosimiglianza, la quale, tuttavia, sta generando due risultati: il primo, la debolezza di una forma letteraria descrittiva; il secondo, il vizio umano come orizzonte unico.
Ciò nonostante, non ci resta che resistere. Perché resistere serve a qualcosa. Resistere anche per farsi cacciare… Resistere per andare alla ricerca di un romanzo di simboli, di positività, di nuovi imprenditori, di alberi da difendere, di storiche famiglie normali che, ogni giorno, si battono contro un presente liquido, e di ragazzi che, valorosamente, continuano a studiare pur sapendo che il loro futuro sarà in un paese senza lavoro, vuoto, dimenticato e rissoso.