Di famiglia nobile, amava l’Italia a tal punto da richiedere la cittadinanza italiana. James Strachey Barnes (1890-1955), giornalista e scrittore, fu apertamente fascista e fra i teorici dell’”Universalità dei valori fascisti”. Tema al quale dedicò alcuni libri. Una figura di particolare interesse non solo per le sue idee ma anche per la storia personale. Nato Shimla, in India, da sir Hugh Shapespear Barnes e Winfrid Strachey, perse la madre all’età di due anni e fu mandato dal padre a vivere dai facoltosi nonni materni in Toscana. Il piccolo James ebbe un’infanzia e adolescenza “felicissime”, come afferma nella sua autobiografia e, in seguito tornò in Inghilterra – secondo i voleri paterni – e frequentò le scuole inglesi di Eton, Sandhurst e Cambridge, studiando per divenire diplomatico. Professione che svolgerà in parte e per un breve periodo. Partecipò alla prima guerra mondiale nella Royal air force. In gioventù conobbe Rupert Brooke, Bertrand Russell, John Maynard Keynes, Henry James e, sul fronte italiano, Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti.
Amava il mondo culturale latino e, in particolare, le poesie di D’Annunzio e istintivamente apprezzava il principio gerarchico e di autorità. Di cultura protestante e di spirito liberale, ben presto si convertì al cattolicesimo, come altri intellettuali inglesi del livello di Waugh, Chesterton, e sviluppò una critica all’industrialismo, nel solco di Blake, Wordsworth e altri, e al materialismo.
La fascinazione per il Fascismo fu immediata. Sostenne l’universalità del fascismo, la complementarietà con il Cattolicesimo. Mussolini aveva abbandonato la concezione del Fascismo come prodotto tipicamente italiano e non esportabile, come sosteneva nei primissimi anni Venti, definendo italiana la nascita storica del Fascismo ma con elementi politici e valori universali che potevano essere applicati a qualunque nazione. Su nomina di Mussolini, divenne segretario generale del Centre international d’études sur le Fascisme (Cinef) con sede a Losanna. Era un centro studi composto di docenti e intellettuali di tutta Europa che simpatizzavano per il movimento mussoliniano.
Adesso Luca Gallesi cura e pubblica un libro di Barnes, “Io amo l’Italia”. Memorie di un giornalista inglese e fascista, edito da Oaks. Per Barnes, autore di vari libri, il Fascismo era “una rivolta contro il pensiero materialista e individualista degli ultimi secoli”. Il libro è composto in due parti: la prima da una serie di colloqui che Barnes ebbe con Mussolini e la seconda dell’autobiografia che tratta dei periodi trascorsi in Albania e Abissina, dove fu inviato da giornali cattolici inglesi come corrispondente di guerra. Dopo un periodo trascorso in India con la moglie italiana, Buona Guidotti, e il figlio Adriano, nato a Lucca nel 1931, nel 1940 tornò in Italia e chiese la cittadinanza italiana. Intanto scoppiò la seconda guerra mondiale e all’Ufficio Radio del Ministero della Cultura popolare organizzò, con il poeta Usa Ezra Pound, una serie di trasmissioni di propaganda in inglese per il pubblico inglese. Al momento del crollo del regime fascista, decise di restare in Italia e aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Collaborò con riviste fasciste e continuò a redigere bollettini per la radio fascista della RSI. Seppe della fine di Mussolini solo il 3 maggio del 1945 e definì l’uccisione del Duce “il più grande crimine dopo la crocifissione”. Alla fine della guerra, grazie ai buoni rapporti con il Vaticano, potè nascondersi in vari conventi fino al 1949, ricercato invano dai servizi segreti britannici che lo consideravano un collaborazionista. Nel 1953 ottenne la cittadinanza italiana, da anni attesa. Il 25 agosto del 1955 morì, all’età di 65 anni. E’ sepolto a Roma, nel cimitero del Verano.
*“Io amo l’Italia”. Memorie di un giornalista inglese e fascista, di James Strachey Barnes, (Oaks ed.; pagg. 346; euro 28,00; a cura di Luca Gallesi. Ordini: oakseditrice.it)
Questi personaggi che la storia dovra’ dare gli onori che giustamente meritano e meriterebbero certamente un reportage televisivo da fare conoscere.E’solamente una delle moltitudine figure eroiche,vere,nostre da fare conoscere finalmente..
Molte delle notizie biografiche su Barnes si devono a Claudio Maria Mancini, che ne fece donare l’archivio (ovvero ciò che ne restava) all’Archivio Centrale dello Stato, curandone l’inventario dove scrisse appunto anche la biografia di Barnes.